Essere insieme "nella cattiva sorte" cosa significa? La Beata Elisabetta Canori Mora non subì un matrimonio infelice, lo trasformò in un audace cammino di conversione.
Era bella, Elisabetta, era una di quelle ragazze di cui ti viene da pensare “come è fortunata, viene da una buona famiglia e ora ha sposato un uomo ricco e bello, la sua vita è perfetta!”. Invece tutta quella apparente fortuna iniziò a incrinarsi subito dopo il matrimonio e ad essere attraversata dal male che tutto vuole distruggere. Cristoforo, il marito, era un uomo estremamente geloso, le vietava di uscire, di vedere la sua famiglia e passò da un estremo all’altro quando incontrò un’altra donna con la quale iniziò una relazione che durerà molti anni.
Una storia come tante, fatta di tradimenti costanti e senza neanche la premura di nasconderli.
Nel frattempo Elisabetta e Cristoforo ebbero quattro figli, di cui soltanto due sopravvissero. Lui oltre ad essere un marito terribile era anche un padre inesistente, non si occupò mai delle figlie, che crescevano sotto le cure e l’amore della madre. Cristoforo, sebbene vivesse questa doppia vita, non se ne andò mai di casa, anche perché l’adulterio era reato e lui non voleva certo andare in prigione. Ecco che qui tutti ci chiediamo: ma Elisabetta?
Come faceva a sopportare tutto questo? Perché non se n’è andata?
La risposta potrebbe essere semplice ma sono sicura che ci lascerebbe comunque perplesse: lei era fedele al marito, perché credeva profondamente in quel sì pronunciato davanti a Dio, nella buona e nella cattiva sorte, e quella era la cattiva sorte e non ci fu un solo istante in cui prese in considerazione di lasciarlo. Accettò con amore quella grande croce e andò avanti. Nel frattempo, come se non bastasse, Cristoforo aveva delapidato tutti gli averi della famiglia, quindi Elisabetta si dovette occupare non solo della casa e della crescita delle figlie ma anche di portare il pane in tavola senza poter contare sull’aiuto di nessuno, anzi trovandosi tutti contro, infatti i parenti del marito davano a lei la colpa di ogni cosa. Elisabetta non si abbatté mai, iniziò a fare lavori di cucito e riuscì in questo modo a sostenere la famiglia, anche se con tante difficoltà.
La sua fede cresceva sempre di più, la preghiera la assorbiva in ogni istante e il suo amore per le figlie e il marito era luminoso.