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Calunnie e accuse contro il parroco: come deve comportarsi il vescovo?

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© CREATISTA/SHUTTERSTOCK

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/02/21

Diocesi e parrocchie in subbuglio: un'azione energica del Ministro diocesano deve rassicura la comunità dei fedeli e riportare la serenità. La situazione è più grave se le calunnie sono tra sacerdoti

In una parrocchia o in una diocesi dove una o più persone, o addirittura un parroco, hanno subìto delle calunnie, come deve comportarsi il vescovo? Come si fa a preservare un equilibrio tra i fedeli dopo lo “scandalo”? Tutelando il sacerdote o rimuovendolo?

Un interrogativo, peraltro che si incrocia nella quotidianità, a cui prova a rispondere Marco Ermes Lupinari in “La calunnia nella Chiesa” (ed. Lateran University Press).

La “sparizione” del calunniatore

Le conseguenze della calunnia sulle diocesi sono molto gravi, premette l’autore. La fase d’indagine sulla consistenza delle accuse spesso sembra infinita. Per fortuna, spesso le calunnie alla fine si dissolvono da sole restituendo serenità alla comunità e in particolare chi ne è stato colpito. Il più delle volte, il calunniatore, con scuse e giustificazioni, distoglie l’attenzione da sé e rientra nell’ombra.

Ma in questo modo la verità, seppure emerge, non trionfa. Ed essa, spiega Lupinari, può trionfare in un solo modo: quando emergerà tutto il sommerso e la responsabilità sarà chiara fino in fondo. 

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Il sacerdote riammesso

L’autore fa l’esempio di un parroco che ha subito calunnie, riabilitato di recente. Il sacerdote è stato sospettato per 27 anni di aver ucciso una sua parrocchiano. Il test del Dna, all’epoca non affidabile, ora ha sgombrato ogni dubbio. Ma 27 anni sono un’eternità di dolore e sofferenza. La sua riabilitazione è stata pubblica con un congruo risalto mediatico, restituendo all’interessato e a coloro che lo conoscevano pace e serenità.

Il ruolo del vescovo

Questa operazione, per reati certamente minori rispetto all’omicidio, la può compiere solo il vescovo: perseguire la pace in questi casi significa ridonare pace ed equilibrio alla comunità. Se invece il Ministro della diocesi restituisce alla comunità solo il sacerdote, senza quella riabilitazione “mediatica” e “pubblica” di cui necessita, allora si può dire che compie un atto di “giustizia a metà”. Le calunnie subite da questo o quel prete restano impresse come ferite profonde!




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Un sacerdote contro un altro sacerdote

La ripercussione del problema parrocchiale, sostiene Lupinari, è ancora più grave se a calunniare un sacerdote è un altro sacerdote. Un errore che non deve commettere il vescovo è quello di trattare con leggerezza le accuse.

I preti rischiano in quel modo di ripiegarsi su se stessi e la ferita più grande sarà inferta alla fraternità sacerdotale. Si avrà così una graduale perdita della fiducia reciproca.

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Pope Francis addresses reporters during a press conference in flight while returning from Ireland to The Vatican at the end of his two-day visit to Ireland on August 26, 2018. Pope Francis "begged for God's forgiveness" on August 26 for multiple abuse scandals within the Irish church but faced accusations by a former Vatican official that he had personally ignored allegations against senior clergy. / AFP PHOTO / POOL / Gregorio BORGIA

Operazione socio-pedagogica

Il risultato è che i parroci non si fideranno più l’uno dell’altro e se avranno problemi personali si blinderanno. Orientare alla vita fraterna, evidenzia Lupinari, non è solo un’operazione psico-pedagogica del vescovo. Ma è fondamentale per far crescere spiritualmente e umanamente l’intera fraternità sacerdotale. In questo modo diminuisce anche il rischio che un prete – o più preti – possano diventare oggetti di calunnie reciproche.




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Amicizia e isolamento

La maggior parte degli scandali in tal senso, provengono da una sorta di isolamento psicologico e morale del sacerdote, dovuto al timore di avere alle spalle qualcuno pronto a pugnalare. I principi di lealtà e di mutua tutela qui diventano capisaldi dell’amicizia che deve vigere tra i sacerdoti, tanto più della stessa diocesi o del medesimo ordine. 

La quarantena spirituale

Sul versante del calunniatore, vederlo colpito dalla sua stessa arma e posto in “quarantena spirituale” dal Vescovo o Superiore e da lui accompagnato spiritualmente e pastoralmente, oltre a dissuadere altre persone dall’agire criminosamente, infonde nel clero una grande fiducia nel proprio Vescovo, nella giustizia della Chiesa e fiducia nella verità. 


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