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Muore il sacerdote che perdonò la strage della sua famiglia in Ruanda

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Mike Labrum | Unsplash CC0

John Burger - pubblicato il 03/02/21

Il genocidio portò padre Ubald Rugirangoga ad avviare il ministero del perdono

L’orrore estremo richiede il perdono estremo, ha detto una volta padre Ubald Rugirangoga. E sapeva bene di cosa parlava.

Padre Ubald ha sperimentato in prima persona l’orrore estremo nel suo Paese natale, il Ruanda. Durante il genocidio del 1994 perpetrato dalla popolazione Hutu nei confronti di quella Tutsi, sua madre e 80 membri della sua famiglia sono stati massacrati.

Il sacerdote, però, era convinto che il perdono porti alla libertà.

“Se non perdoni muori”, ha affermato in una conferenza TED. “Quando non perdoni devi portare un grande peso”.

Padre Ubald, che aveva perdonato gli assassini della sua famiglia, ha portato il suo messaggio ben oltre le frontiere del Ruanda, predicando il potere del perdono in ritiri e conferenze in tutto il mondo. Il suo ministero si è concluso il 7 gennaio, quando è morto presso lo University of Utah Hospital. La causa, si legge nel suo necrologio, è stata una malattia polmonare fibrotica, risultato del fatto di aver contratto in il Covid-19 nell’autunno scorso. Aveva 64 anni.

Il vescovo Oscar A. Solis di Salt Lake City (Stati Uniti) ha presieduto il funerale di padre Ubald nella Cathedral of the Madeleine il 27 gennaio.

In una veglia di preghiera la sera prima, padre Peter Mangum, sacerdote della diocesi di Shreveport, Louisiana, ha affermato che i frutti del servizio di padre Ubald si faranno sentire per generazioni.

“La sua capacità di perdonare la persona che ha assassinato sua madre e altri 80 membri della sua famiglia, e non solo di perdonare, ma di prendersi cura dei figli [dell’uomo che ha ucciso sua madre]… Ha ricevuto una grazia estrema nella vita, e quindi era in grado di perdonare in modo estremo”, ha affermato padre Mangum secondo quanto riporta Deseret News.

Durante la veglia, molte persone hanno condiviso il modo in cui padre Ubald ha toccato la loro vita. Il pastore Ray McDaniel, della Prima Chiesa Battista di Jackson, Wyoming, ha affermato che i membri della sua congregazione “non sapevano cosa fosse il perdono amorevole finché non lo hanno visto incarnato in padre Ubald”.

Un’esperienza terrificante

Ubald Rugirangoga era nato nel piccolo villaggio di Nyagatongo, nella Provincia Occidentale del Ruanda, nel 1956. All’epoca, sui certificati non veniva specificata la data di nascita precisa. In seguito aveva scelto il 16 maggio come giorno del suo compleanno, perché era la festa del santo da cui aveva preso il nome, Sant’Ubaldo da Gubbio, noto per le capacità di guarigione e l’amore per la pace.

Ubald era il primo dei quattro figli di Anesie Mukarahamya e Jacques Kabera, entrambi appartenenti al gruppo etnico minoritario ruandese dei Tutsi. Secondo il suo necrologio, il Ruanda è stato flagellato per anni da tensioni tribali tra Tutsi e Hutu.

Questo conflitto ha portato spesso a brutale violenza, come Ubald aveva sperimentato da piccolo quando il padre era stato ucciso dai membri Hutu del loro villaggio. Ubald e suo fratello avevano lasciato il Ruanda nel 1973, ma Dio lo aveva chiamato a predicare l’amore nella sua terra natale, e quindi vi era tornato nel 1978 per terminare gli studi in vista del sacerdozio. Aveva ricevuto l’ordinazione nel 1984.

Durante una grave epidemia di colera nella zona in cui viveva, padre Ubald riunì un piccolo gruppo di cristiani per pregare per la guarigione. L’epidemia cessò un mese dopo, ma il sacerdote e il suo gruppo continuarono a pregare. Molti dissero di essere stati guariti grazie alle sue preghiere – l’inizio di un ministero di guarigione durato per i 35 anni successivi.

“Assegnato dal vescovo alla parrocchia di Nymasheke, una vivace parrocchia rurale con migliaia di fedeli Hutu e Tutsi, padre Ubald ha predicato amore e unità per 10 anni fruttuosi, fino alla primavera del ’94, quando le terribili lotte etniche in Ruanda si sono trasformate in genocidio”, recita il necrologio. “Tra aprile e luglio di quell’anno, la maggioranza Hutu del Ruanda ha ucciso un milione di uomini, donne e bambini Tutsi”.

Tra le vittime c’erano anche la madre e moltissimi familiari di padre Ubald.

“Iniziata la carneficina, almeno 45.000 Tutsi di varie fedi hanno cercato rifugio da padre Ubald in chiesa, sperando di sfuggire alla morte per mano dei loro vicini Hutu una volta pacifici. Come parroco e uno dei leader del villaggio, padre Ubald si è opposto agli estremisti Hutu, ma facendo questo – e visto che era Tutsi – si è condannato a morte”.

“Padre Ubald ha dovuto affrontare una scelta terribile: lasciare il villaggio per evitare di essere ucciso ed esporre i 45.000 Tutsi che stava proteggendo a un possibile pericolo o restare, sapendo che il fatto di essere un bersaglio metteva in pericolo la sicurezza di chiunque altro. Spinto dai suoi superiori cattolici ad andarsene, padre Ubald ha alla fine acconsentito solo dopo che il sindaco del villaggio si era impegnato a salvaguardare le migliaia di Tutsi terrorizzati che si erano rifugiati nell’area della chiesa. Usando la macchina prestatagli dal vescovo, ha guidato fino alla residenza di questi, pregando costantemente per la sicurezza dei suoi parrocchiani Tutsi. È arrivato sano e salvo alla residenza del vescovo, ma tre giorni dopo sono iniziati i massacri, e i 45.000 Tutsi nella sua chiesa sono stati massacrati dagli Hutu, molti dei quali avevano vissuto e adorato insieme alle loro vittime Tutsi. Ha poi ricevuto una telefonata da un altro sacerdote che lo informava che una folla si stava recando alla residenza del vescovo per uccidere anche lui”.

Faccia a faccia

Padre Ubald è fuggito nel confinante Congo, e poi in Francia. Mentre era a Lourdes, ha sentito la chiamata ad avviare un ministero di perdono e riconciliazione.

In seguito, mentre predicava in una prigione, l’uomo responsabile della morte di sua madre si è identificato e ha chiesto il suo perdono.

“Nel nome di Gesù, padre Ubald ha abbracciato quell’uomo e ha pregato perché entrambi trovassero il perdono e fossero strumenti di pace di Dio”, dice il necrologio. “Per quanto quel gesto sia stato difficile per lui, padre Ubald è andato ancora oltre, adottando i figli piccoli dell’uomo, la cui madre era morta, e offrendo loro scolarizzazione, assistenza medica e un ambiente sano nelle vacanze scolastiche. Oggi quei bambini sono adulti. Uno di loro è sposato, l’altro ha completato di recente gli studi di Medicina”.

Il sacerdote ha istituito il Programma Mushaka di Pace e Riconciliazione per preparare vittime e assassini a incontrarsi nel perdono e a ricostruire il tessuto sociale della loro Nazione. Con suor Donata Uwimanimpaye ha anche fondato i Missionari di Pace di Cristo Re, un ordine di fratelli e sorelle che si concentra sul peace-building attraverso varie iniziative, tra cui istruzione, missioni parrocchiali ed evangelizzazione.

Nel febbraio 2009, padre Ubald è stato invitato a visitare gli Stati Uniti da Immaculee Ilibagiza, sopravvissuta al genocidio e autrice di Left to Tell. Si è stabilito a Jackson, nel Wyoming. Ha predicato spesso nel santuario di Nostra Signora del Buon Soccorso di Champion, Wisconsin. Tornato in Ruanda, sulle rive del lago Kivu, ha costruito il Center For The Secret Of Peace, un’organizzazione no-profit che si dedica a promuovere vie per il perdono in Ruanda e non solo.

Il suo libro, Forgiveness Makes You Free, è stato pubblicato nel 2019.

Il corpo di padre Ubald è stato sepolto nel Center for the Secret of Peace.

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