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Una chiesa cattolica armena in vendita su Internet come un immobile qualsiasi

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Francisco Vêneto - pubblicato il 30/01/21

Apparteneva alla comunità cattolica armena ed è stata espropriata dopo il genocidio del 1915. L'annuncio suggerisce di usarla come hotel

La notizia di una chiesa cattolica armena in vendita su Internet come un immobile qualsiasi è stata riportata questa settimana sul sito dell’agenzia cattolica AsiaNews.

Situata nella città di Bursa, in Turchia, la chiesa apparteneva ai cattolici armeni all’inizio del secolo scorso, quando gli Armeni hanno cominciato ad essere brutalmente perseguitati dall’Impero Ottomano e sono diventati le prime vittime di un genocidio progettato nel XX secolo.

In quel contesto di persecuzione sanguinosa, le chiese cattoliche armene vennero espropriate e passarono a dei privati come immobili qualunque.

Nel caso della chiesa messa in vendita a Bursa, l’annuncio spiega che dopo il “cambiamento demografico del 1923” è diventata “proprietà privata” ed è stata usata come “deposito di tabacco” e “fabbrica di tessuti”.

Il menzionato “cambiamento demografico” è un eufemismo che allude vagamente al genocidio perpetrato nel 1915 contro il popolo armeno e finora negato dal Governo della Repubblica di Turchia, succeduta all’Impero Ottomano dopo il suo collasso. Nel 1923 è stata fondata la Turchia moderna, con gran parte delle comunità armene del suo territorio ormai annientate.

La chiesa cattolica è stata messa in vendita per l’equivalente di 800.000 dollari circa. In base all’annuncio, potrebbe essere usata come centro culturale, museo o hotel.

In un comunicato, il Patriarcato Apostolico Armeno si è detto triste e perplesso per il fatto che “certe persone percepiscano una chiesa come una mercanzia commerciale, o una fonte di guadagno”.

L’arcivescovo cattolico armeno Levon Zekiyan ha lamentato il trattamento riservato al tempio, e ha sottolineato che “la comunità armena non ha i mezzi finanziari per acquistare questa chiesa”.

Anche il parlamentare Garo Pylan, di origine armena e membro di un partito all’opposizione all’attuale Governo turco, ha espresso la propria indignazione: “Ma è mai possibile mettere in vendita un luogo di culto? Come possono lo Stato e la società permettere tutto questo? Vergognatevi!”

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