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Vi racconto mio nipote Luigi, nato e vissuto soltanto mezz’ora

NEWBORN,

Martin Valigursky | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 25/01/21

La straordinaria testimonianza di un nonno che racconta la morte di un nipotino appena mezz’ora dopo la nascita, per una malformazione incompatibile con la vita.

Su Il Sussidiario viene riportata la sobria, e al tempo stesso straordinaria e commovente, testimonianza di un nonno che racconta il dramma della morte di un nipotino appena mezz’ora dopo la nascita, per una malformazione da tempo diagnosticata incompatibile con la vita.

Una emozionante riflessione e una scoperta interiore, libera da sovrastrutture ideologiche, sul valore della vita anche quando essa si dimostra così fragile da apparire al mondo non degna di affermarsi, “superflua”.

La testimonianza del nonno

Un’ecografia effettuata al terzo mese di gravidanza aveva individuato precocemente questa condizione del feto, gettando i genitori, i familiari tutti e gli amici più stretti…

davanti questa porta terribilmente stretta. (Ibidem)

Il nonno racconta come sentisse un dolore sordo che si acuiva con il passare del tempo e l’avanzare della gravidanza, al pensiero della sofferenza del papà e della mamma, oltre che dei 4 fratelli di Luigi: questo era il nome del nascituro.

In mezzo a questo mare di nebbia grigia e triste, rassegnato al peggio, qualcosa di inaspettato è accaduto davvero. Capovolgendo la mia vita rispetto al mio miope sguardo: non è stata la guarigione, cercata forse solo come sistemazione delle cose, per evitare il peggio. (Il Sussidiario)

Sotto i suoi occhi stava avvenendo, grazie alla malattia di Luigi, una trasformazione nel papà Giacomo e nella mamma Maddalena, oltre che nei loro figli. Andava crescendo in loro…

(…) una fede viva e vissuta a cui guardare: la certezza che la vita del loro Luigi, durata mezz’ora, ha un senso e un destino compiuto, è utile per tutti. (Ibidem)

Annamaria e Francesco Civenni,

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La “tragedia” si trasforma in dono

Gli operatori sanitari che durante i controlli per la gravidanza incontravano i due genitori rimanevano stupiti:

(…) il loro affetto senza misure, senza condizioni, dettato da un amore ma anche da una ragione che non è offuscata dalle ideologie sui figli non voluti o dai soliti “si deve far sempre così” e che ha vissuto qualcosa che non si fa mai: trattare il proprio figlio come se fosse una persona. (Il Sussidiario)

Perché, se si assume questa prospettiva, incredibilmente tutto cambia in positivo: quella che appare come una irreparabile “tragedia” si tramuta in dono.

Il “come se fosse” è d’obbligo: eliminare tuo figlio perché difettoso, come fan tutti, naturalmente e scontatamente , significa non considerarlo una persona, non valutarlo un figlio. Forse solo un incidente di percorso o un pezzo anatomico malriuscito. (Ibidem)

La testimonianza del nonno nel segno della gratitudine

Pertanto l’attesa di questa nascita è stata vissuta, oltre che in un comprensibile dolore, anche e soprattutto nel segno della gratitudine per l’arrivo di una nuova vita.

Una cosa bella e preziosa in cui i fratelli sono stati preparati…

(…) all’esistenza di questo nuovo bimbo che ha tanta fretta di tornare da dove era venuto, quasi un visitatore che ci tiene moltissimo a salutarci e a portarci i saluti di chi l’ha inviato come vero angelo, anche solo per mezz’ora ma ci tiene proprio, per poi ripartire per affari molto importanti. (Il Sussidiario)

Ovviamente la reazione più frequente al di fuori della stretta cerchia degli intimi era quella di stupore di fronte la volontà di portare a termine una gravidanza segnata da così certe e nefaste premesse.

Come se una persona dovesse giustificare la propria esistenza dimostrando qualcosa o promettendo di compiere un’aspettativa, un futuro di valore. Altrimenti niente. (Ibidem)

“Bambini, cantiamo insieme l’angelo di Dio”

Caterina, Stefano, Lucia e Francesco dormivano nel lettone a casa dei nonni quando poco prima di mezzanotte Luigi è nato. La videochiamata di mamma e papà li ha svegliati in modo da poter conoscere tra le lacrime, in un misto di gioia e sofferenza, il fratellino che nelle braccia dei genitori respirava a fatica, e che di lì a poco sarebbe spirato.

Poi quello che né io né tutto il personale della sala parto in quel momento stranamente affollata e raccolta dimenticherà mai è stata la proposta di mamma Maddy ai suoi figli: “Bambini, cantiamo insieme l’angelo di Dio”. Pochi minuti di estasi (…) in cui oltre a piangere ho capito che nessuno è esentato da questo amore che chiede sempre di più per sua natura. Che chiede molto, che apparentemente ti porta via un figlio, ma che ti regala bellezza e intensità che non saresti mai capace di creare da solo, di inventare. (Il Sussidiario)

L’immagine di questi fratelli che a distanza accompagnano il piccolo Luigi all’incontro con il Signore, affidandolo all’Angelo custode, riempie il cuore di lacrime di speranza nella certezza della resurrezione.

“Dov’è, o morte, la tua vittoria?”.




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