“La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare: è il testamento che ci ha lasciato Primo Levi”. (Mario Rigoni Stern)
Quando ho visitato Auschwitz la guida mi commosse quando alla domanda: “i bambini giocavano in questo campo, nelle baracche?”, la risposta fu secca, con un sorriso malinconico: “giocavano! Certo che giocavano. Magari accanto a un cadavere. Erano bambini.” E ancora: “Qualche adolescente si buttava sul filo spinato. Sembrava un gioco, ma era una liberazione”.
Così mi fu detto e rimasi colpito. Molto. Tanto.
I bambini furono i primi ad essere eliminati nella logica di sterminio dei nazisti.
Infatti: “I bambini nella logica nazista erano i primi a dover essere eliminati. Questo perché erano bambini cioè rappresentavano la trasmissione culturale […] uccidere i bambini significava ucciderne il futuro. Ma i bambini sono pure d’ostacolo all’efficienza del sistema. Essi erano irritanti per i nazisti”. (Bruno MAIDA, I bambini dalla persecuzione allo sterminio)
Permettetemi una nota personale che dà ragione a questa riflessione.
Nel 2002 ricevetti a Matera il Premio Nazionale “Elisa Springer A-24020″ (il marchio di Auschwitz sulla sua pelle). Elisa Springer è stata una scrittrice austriaca naturalizzata italiana, di origine ebraica, superstite dell’Olocausto, autrice di memorie sulla sua esperienza di deportata al campo di concentramento di Auschwitz e testimone della Shoah italiana. Ricordo ancora nel 2002 in Sicilia la sua testimonianza ai giovani.
Il Premio mi fu assegnato per l’impegno nella lotta alla pedofilia e alla pedopornografia: a difesa dei bambini. Non capivo questa attinenza, capii dopo.
Custodisco uno dei libro della Springer che lessi con passione.
Ho studiato molto, quel periodo per conoscere ed evitare che si possa ripetere. Per queste mie conoscenze durante la visita in Polonia dovetti improvvisarmi ‘guida’ e in questi studi che conobbi il più feroce e crudele degli SS: pedofilo e necrofilo. Una mente raffinata nella crudeltà.
Non ci fu bambino che non subì violenza, manipolazione ed eliminazione. Si può uccidere fisicamente ma è altrettanto grave quella psicologica.
Possiamo dire che tutti i bambini in quel periodo subirono la follia nazista. I bambini sono bambini, piccoli, deboli, manipolabili dagli adulti. Sia per la bellezza della vita, sia per la bruttezza che si impone di vivere.
Particolare attenzione ‘eliminatoria’ furono gli ebrei, zingari, slavi, disabili: i bambini “indesiderabili” rimasti vittime del III Reich furono almeno un milione e mezzo. Molti morirono nei campi di sterminio, altri nei lager, molti ancora nei ghetti dove la fame e il tifo decimarono migliaia di persone. Chi si salvò, come Elie Wiesel o Liliana Segre.
Parlarne ai bambini e ai giovani. Un ricordo doveroso.
“Il bambino con il pigiama a righe” è uno dei tanti film e gli studi sui bambini e l’olocausto sono numerosi. Il film che rappresenta opposti convergenti: l’amicizia non ha colore e razza, neanche un filo spinato può separare il gioco e la gioia della condivisione e dall’altra parte la ‘follia incontrollabile’ che appiattisce ogni forma di umanità e rispetto della dignità umana. Questo sterminio dei bambini, che avviene con modalità e ideologie diverse, avviene anche oggi. Dobbiamo ricordalo.
Quale fu il destino di questi bambini?
“Il destino dei bambini, Ebrei e non-Ebrei, poteva seguire diverse vie: 1) i bambini venivano uccisi immediatamente, al loro arrivo nei campi di sterminio; 2) potevano venir uccisi subito dopo la nascita, o mentre si trovavano ancora negli Istituti che li ospitavano; 3) i bambini nati nei ghetti e nei campi potevano sopravvivere quando gli altri prigionieri li nascondevano; 4) i bambini maggiori di 12 anni venivano destinati al lavoro forzato o erano usati per esperimenti medici; 5) infine, vi furono i bambini uccisi durante le operazioni di rappresaglia o quelle contro i gruppi partigiani. (cfr. Enciclopedia dell’Olocausto, I bambini durante l’Olocausto).
«In verità non ricordo di aver mai né pianto né riso, ad Auschwitz» (cfr. Titti Marrone, Meglio non sapere, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 46), ripeteva Titti Marrone, superstite a questo sterminio.
Ma permettetemi un triste e crudele ricordo.
L’uomo più cattivo delle SS, pedofilo e necrofilo, che assoldò altrettanti per attuare ulteriori crudeltà ai bambini e a chi era nemico si chiamava Oskar Dirlewanger.
Gli storici lo descrivono come una delle menti raffinate, crudeli (pedofilo e necrofilo) che gli stessi superiori delle SS si schifavano, ma lo utilizzavano per il loro abomini.
Era un ufficiale delle SS, come detto, così ripugnante da destare disgusto e ribrezzo dai suoi stessi superiori, ma lo fecero fare: abomini indicibili.
La storia non vogliamo che si ripeta.
Questo ufficiale, ancora oggi, viene preso a modello di Gruppi pedofili “nazi” e non è la prima volta che si segnalano questi gruppi dove si esalta la pedofilia e l’abuso sui minori.
Le denunce di Meter nel 2002 e nel 2004 segnalavano Gruppi e soggetti che utilizzavano il cognome di Dirlewanger per commercializzare materiale con bambini abusati e sembra che ancora oggi qualcuno voglia continuare questo brutto esempio di violenza inaudita e malsana. Le cronache ci ricordano, oggi, come i giovani, probabilmente non particolarmente a conoscenza degli orrori, utilizzino titoli come ‘Room Red Shoah” dove si scambiamo materiale di abusi sui neonati e coetanei fino a video di morte. Non possiamo pensare di non parlare per evitare simili disumanità
La violenza non ha risparmiato nessuno. Il dovere di ricordare non è mai fine a stesso e ci impone a impegnarci contro ogni forma di negazione della dignità umana: siamo tutti fratelli e sorelle.
I bambini vogliono continuare a giocare e noi con loro aspiriamo a tutelarli e proteggerli, anche nel giorno della memoria. Sempre.