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Ciò di cui abbiamo tutti bisogno è contagiarci d’amore e vaccinarci contro l’indifferenza

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Natalia Fedori - Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 25/01/21

di Alvaro Díaz

Dopo il picco della pandemia di coronavirus in Spagna è stata realizzata una serie di campagne pubblicitarie volte a generare consapevolezza circa le misure per evitare un contagio maggiore, in particolare il rispetto delle normative relative alla quarantena, evitare riunioni sociali di massa e il mettere in atto il distanziamento sociale. Cose che tutti sappiamo a memoria, ma che a volte ci costa applicare.

Ho scelto un paio di video che mi sono sembrati incisivi, che lasciano difficilmente indifferenti e possono aiutare ad essere più cauti per prendersi cura di se stessi e degli altri. Ecco il primo!

Una responsabilità che è di tutti

È ormai passato quasi un anno dall’inizio della pandemia, e in teoria a livello globale sappiamo meglio come prenderci cura di noi stessi e come adottare una routine con una maggiore prevenzione. Potremmo chiederci a cosa serva.

Il motivo per il quale condivido con voi questi due video è che sono sempre pertinenti gli inviti e gli appelli a prenderci cura di noi stessi. Ed essendo credenti, sappiamo che la responsabilità va al di là del fatto di seguire delle semplici regole.

Molti Paesi stanno attraversando una nuova ondata con elevati numeri di malati gravi e di vittime. Cosa state facendo voi per aiutare? Siete consapevoli del fatto che anche da casa potete cambiare il panorama? Del fatto che potete evitare una disgrazia in casa?

Perché rispettare le regole è tanto difficile?

Forse queste misure proposte non sono efficaci, o non le stiamo assumendo in modo coerente? Come possiamo contribuire per avere una maggiore consapevolezza della situazione che stiamo vivendo e aiutarci a vicenda?

Mi sono messo a pensare che man mano che passa il tempo, anche se possono esserci più consapevolezza ed educazione, può esserci anche un atteggiamento di stanchezza. È naturale che ci siano misure molto esigenti, che cambiano il nostro paradigma di vita e che a poco a poco ci stancano.

Ad esempio, il fatto di non avere incontri frequenti con i nostri amici, non poter avere occasioni di divertimento come incontri sociali, feste, ristoranti, cinema, viaggi… o semplicemente il fatto che la nostra routine quotidiana ci porti a stare più chiusi.

È comprensibile che si vogliano cercare delle valvole di sfogo che allevino il carico emotivo, lo stress e l’esaurimento, ma quello che accade è che non tutti lo fanno con prudenza, mettono a rischio se stessi e gli altri, e purtroppo a pagare sono le persone che amiamo di più.

E allora di fronte a questa realtà di continuare a fare attenzione vorrei proporre alcune riflessioni che ho fatto in questo periodo e che sono sicuro che servano a tutti. Analizziamo ciascuno di questi punti dopo aver visto il secondo video!

1. Motiviamoci a partire dall’amore e non dal timore

Anche se l’intenzione delle campagna è quella di incentivare a una maggiore prudenza e precauzione mostrandoci la realtà un po’ più cruda, il modo di farlo finisce per essere una logica del timore, e non dell’amore.

Come molti aspetti in cui si può educare l’essere umano, si possono assumere due atteggiamenti: in primo luogo, quello di mettere in guardia sulle conseguenze del fatto di non imparare la lezione, ovvero che il centro dell’insegnamento è nei risultati e la motivazione parte dalla paura, da quello che accadrebbe se non si adattasse la propria vita a questo apprendimento.

In secondo luogo, c’è l’atteggiamento per il quale l’insegnamento è centrato sul promuovere il meglio della persona, sul tirar fuori il meglio di sé e sul fatto che ciascuno cerchi ciò che ha da dare e lo offra. Questo significherebbe concentrarsi su una logica dell’amore e della solidarietà.

Riguardo alla pandemia, si può assumere uno di questi atteggiamenti. Credo che il primo sia molto diffuso, e anche se può portare a una messa in discussione e a un cambio di atteggiamento in un momento, può risultare troppo forte e non riesce a raggiungere l’obiettivo.

Il timore stanca ed esaurisce, l’amore nobilita e dà senso alla nostra vita

Questa idea può sembrare forse molto idealista o utopica e in una mentalità pragmatica non dà risultati, ma ricordiamo che è un cammino esigente ma non per questo impossibile.

Scommettiamo sul riscattare la capacità d’amore di noi esseri umani, che fa risaltare l’amore che è l’impronta che abbiamo ricevuto da Colui che ci ha creati. Anche se a volte sembra che l’uomo con i
suoi atteggiamenti non sia capace di amare non vuol dire che non sia progettato per questo, ma che ha bisogno che qualcuno glielo insegni. Non perdiamo la speranza!

Come ha affermato il Papa, “il pericolo del contagio da un virus deve insegnarci un altro tipo di ‘contagio’, quello dell’amore, che si trasmette da cuore a cuore”.

2. Una pandemia inosservata: l’egoismo e l’indifferenza

Non è un segreto che prima della pandemia fossero già presenti altri virus: l’individualismo e l’egocentrismo. Noi esseri umani ci preoccupiamo abbastanza per noi stessi, anche al di sopra del bene comune.

I nostri interessi si concentrano spesso sul nostro benessere, sulla nostra comodità e sul nostro piacere. I nostri progetti e le nostre sicurezze si costruiscono sottolineando il successo, la tranquillità, i risultati che ci convengono di più.

E quando ci sono situazioni che richiedono sacrifici per spezzare questi schemi, non è poco comune che le rifiutiamo o resistiamo.

La realtà del coronavirus (che è una cosa che affronta tutta l’umanità) ha lasciato intravedere quanto sia dannoso il fatto di pensare in modo individualistico o guardando solo ai propri interessi.

Cosa dice di questo Papa Francesco?

Nella sua enciclica Fratelli tutti, Papa Francesco dice: “Vediamo come domina un’indifferenza di comodo, fredda e globalizzata, figlia di una profonda disillusione che si cela dietro l’inganno di una illusione: credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca […] L’isolamento e la chiusura in se stessi o nei propri interessi non sono mai la via per ridare speranza e operare un rinnovamento, ma è la vicinanza, è la cultura dell’incontro”.

Ad esempio, ci sono molti che nonostante questa situazione tanto drammatica si sentono sicuri, perché la malattia, le difficoltà economiche, la disoccupazione o la morte non sono arrivate nella loro vita. E magari la nostra esistenza può essersi accomodata, con alcuni cambiamenti, certo, ma riusciamo ad andare avanti. Vediamo le notizie e la sofferenza è un dato e una cifra, ma non ci ha toccati.

Questa esperienza non deve anestetizzarci! Non dobbiamo aspettare di soffrire necessariamente sulla nostra carne per avere compassione di chi è in una situazione di bisogno, per solidarizzare con chi sta vivendo male. Ricordiamo che in questo mondo siamo tutti fratelli.

3. Il vaccino più atteso: la solidarietà fraterna

In questi ultimi mesi c’è una speranza assai diffusa, ed è quello dell’arrivo del vaccino come possibile soluzione alla pandemia. È utopico, tuttavia, pensare che i risultati si vedano rapidamente come molti pensano.

La realtà che stiamo vivendo non cambierà presto, e non è pessimista dire che abbiamo ancora molti mesi e perfino anni per assumere ciò che sta esigendo questa pandemia. Che fare, allora?

Credo che il realismo da un punto di vista cristiano sia chiamato a riempirsi di tanta speranza. E anche se la sofferenza e il dolore continueranno, non possono lasciarci indifferenti, tristi e frustrati.

Questa situazione può essere piuttosto l’occasione per curare molte ferite ed epidemie che contagiano il mondo e sono ben più letali di un virus: l’indifferenza, l’individualismo, l’ingiustizia…

Può essere un’opportunità per cercare trattamenti che curino queste malattie che arrivano fino al nostro cuore. Uno di questi vaccini può essere quello della solidarietà e della fraternità.

Vivere come fratelli, riempirci di atti di compassione, di rispetto per l’altro, curarci per prenderci cura degli altri, non dover aspettare che le cose negative passino per aprire gli occhi e cambiare atteggiamento.

Oggi è il momento di pensare non solo a noi, ai nostri gusti o alla nostra sicurezza, ma all’amore che siamo tutti in grado di offrire. Quell’amore che, pur se con sacrificio o con rinunce, è quello che dà davvero senso alla nostra vita.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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