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Scoperto un toccante Cristo di El Greco

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CAEM

Jesús Colina - pubblicato il 19/01/21

I ricercatori del Centre d’Art d’Època Moderna (CAEM) rivelano ad Aleteia come sono giunti a questa scoperta e la sua importanza per la storia dell'arte

È possibile che gli occhi del Cristo di questa tela siano usciti dal pennello di uno degli artisti più grandi di tutti i tempi, Doménikos Theotokópoulos, El Greco?

È la richiesta che hanno ricevuto i ricercatori del Centre d’Art d’Època Moderna (CAEM) di Lleida (Spagna), istituzione di noto prestigio per l’autentificazione e certificazione delle opere d’arte.

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L’interrogativo è stato posto nel dicembre 2018 dal proprietario della tela “Cristo con la croce sulle spalle”, un collezionista che ha chiesto di rimanere anonimo e che aveva comprato anni prima questa piccola opera, che misura 57,5 centimetri per 38,5.

Il proprietario aveva molte domande, alle quali riusciva a dare ben poche risposte basandosi unicamente sui documenti ufficiali che aveva ottenuto acquisendo il quadro.

Conclusione sorprendente

“Realizzare lo studio del ‘Cristo con la croce sulle spalle’ è stato appassionante”, ha spiegato ad Aleteia Ximo Company, docente di Storia dell’Arte e direttore del CAEM.

Gli esperti e i ricercatori hanno sottoposto l’opera a varie tecniche di analisi: fotografie a raggi infrarossi (IR), fotografie a raggi infrarossi con luce trasmessa (IRT), fotografie mediante fluorescenza visibile indotta con ultravioletti (UVF)…

La conclusione è stata sorprendente: sono molti gli elementi che quest’opera condivide con lo stile di El Greco, ha spiegato il professor Company, esperto nell’analisi stilistica.

“A poco a poco abbiamo analizzato e paragonato il nostro Cristo ad altre opere di El Greco e del suo laboratorio”, ha aggiunto. “Dopo vari mesi di studio e ricerche, abbiamo ritenuto che questa iconografia sia stata impiegata a partire dal nono decennio del XVI secolo, in cui l’artista creò una matrice primaria di Cristo con la croce sulle spalle che ottenne grande fortuna”.

Un modello di El Greco per i suoi clienti

“Per questo”, ha riconosciuto, “dopo aver svolto un minuzioso studio comparativo tra l’opera oggetto di studio e numerose opere simili del maestro, crediamo che la nostra opera potrebbe corrispondere a un delicato e apprezzato ‘ricordo’ della famosa serie devozionale di Cristo con la croce sulle spalle”.

“In modo preferenziale, contempliamo l’opzione che l’opera qui studiata sia stata concepita dal maestro come un’opera modello da mostrare alla clientela, e come paradigma anche per i discepoli e gli aiutanti di El Greco”, ha concluso il dottor Company, che è stato direttore del Museo delle Belle Arti di Valencia, la seconda pinacoteca più importante della Spagna.

Un’équipe di fama internazionale

Allo studio ha partecipato anche Mariona Navarro, ricercatrice del CAEM, che ha realizzato analisi
attributive di dipinti di El Greco, Sassoferrato, Jean Ranc e Joaquim Mir e altre collegate a Goya ed Eugenio Lucas Velázquez.

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Centre d’Art d’Època Moderna (CAEM)

Da sinistra, Mariona Navarro, Carmen Garrido e Ximo Company, ricercatori del CAEM, autori della certificazione.

La terza firma del lavoro di ricerca che certifica l’attribuzione dell’opera a El Greco è quella della dottoressa Carmen Garrido (venuta a mancare nel dicembre scorso), una delle massime esperte mondiali di El Greco, Velázquez e Goya.

La Garrido era ritenuta una delle principali specialiste al mondo della Pittura Spagnola del
Siglo de Oro. Dal 1982 al 2012 è stata direttrice del Gabinetto Tecnico del Museo Nazionale del Prado.

L’emozione di scoprire un’opera di El Greco

Cosa prova un ricercatore constatando che le caratteristiche storiche, tecniche, fisiche e stilistiche dell’opera confermano che l’autore è proprio El Greco?

“È molto emozionante, soprattutto dopo tanti mesi di studi”, ha riconosciuto Mariona Navarro. “Questa icona cristologica è una delle più fortunate uscite dalla famosa bottega di El Greco. L’ha ripetuta in numerose occasioni, e ha trovato grande accettazione tra la sua clientela”, ha aggiunto.

Nel 1967, l’esperto statunitense Harold E. Wethey ha catalogato fino a undici originali sullo stesso tema, tra le quali spiccano le versioni del Metropolitan Museum of Art di New York e del Museo del Prado.

Altre, come quelle del Museo di Buenos Aires o quella del Palazzo Reale di Romania, sembrano di qualità inferiore.

“Rivedendo la documentazione pubblicata, si sa che nell’inventario dei beni di El Greco, realizzato da suo figlio Jorge Manuel Theotokópoulos tra il 17 aprile e il 7 luglio 1614, si menziona un quadro intitolato ‘Christo con la cruz a cuestas – pequeño’ (Cristo con la croce sulle spalle – piccolo)”, ha rivelato Mariona Navarro.

“Potrebbe far senz’altro riferimento alla nostra opera”, ha concluso la ricercatrice, “visto che dopo averla paragonata ad altre opere della stessa iconografia non ci risulta che ne esista nessuna con dimensioni inferiori a quella studiata dal CAEM”.

La passione per Cristo di El Greco

La prima cosa che sorprende di questa tematica tanto amata da El Greco è il fatto che non presenta le sofferenze di Cristo nell’affrontare i tormenti della Passione.

Il suo volto trasmette piuttosto abbandono all’Alto, serenità. Cosa voleva dire El Greco con questa interpretazione della Passione?

“Il tema di Cristo con la croce sulle spalle risale all’arte paleocristiana”, ha ricordato il dottor Ximo, docente di Storia dell’Arte all’Università di Lleida.

“Fino al XII secolo, l’episodio si intende con un senso fondamentalmente simbolico. La croce non è strumento di martirio, ma simbolo del trionfo del Redentore sulla morte”, ha spiegato.

Una meditazione a tutto colore

“L’artista invita lo spettatore a meditare sulla scena di Cristo che prende su di Sé la croce. Questa scena, però, viene marcata da un Cristo sereno e trionfante”.

“Ci dà la sensazione che il peso della croce sia leggero, così si percepisce dal volto di Cristo. La corrente di pensiero religioso si è abbeverata alla fonte della Devotio moderna e ha seguito da vicino testi come L’Imitazione di Cristo, in cui si recupera la teologia della croce dei primi tempi della Chiesa, trasformandola nella speranza della vita eterna”.

L’Imitazione di Cristo trasformò Cristo con la croce sulle spalle in un Cristo vittorioso posto alla guida dei fedeli, presenti o meno nella raffigurazione, sul cammino del conseguimento del regno di Dio”, ha osservato il dottor Company.

“Questa interpretazione dell’opera spiega il luccichio degli occhi di Gesù, bagnati dalle lacrime. Ci troviamo, quindi, di fronte a un dolore che non è quello delle frustate e dei colpi subiti prima e durante la Via Crucis”.

El Greco presenta qui il vero dolore di Cristo, quello dell’abbandono al Padre.

“Le prove storiche, stilistiche e iconografiche dimostrano che El Greco e la sua bottega dipinsero varie versioni di questa stessa composizione”.

“È molto probabile che questa scena cercasse di promuovere la devozione privata tra i clienti dell’epoca, per questo si presentava un Cristo molto vicino”.

“La risposta di El Greco ai movimenti della riforma spirituale si esprime nell’iconografia delle sue opere e nel modo di trattare la luce, la forma e il colore”.

“Vediamo questo nell’opera oggetto di studio. Il volto, dallo sguardo perso, come in contemplazione interiore, invita lo spettatore ad avvicinarsi alla scena serena di cui Cristo è protagonista. Questa rappresentazione differisce da tutte quelle caratterizzate dallo scoraggiamento, dall’angoscia e dal tormento di Cristo sulla via del calvario”.

Lo sfondo dell’opera è estremamente moderno. Non appare una nube di angeli, come in un altro quadro di El Greco del Cristo che porta la croce.

“Lo sfondo della composizione è austero, caratterizzato da una colorazione blu scuro con macchie bianche che persegue un unico fine: far sì che lo spettatore si senta avvolto nella rappresentazione, smettendo di essere testimone per diventare soggetto attivo della scena rappresentata”.

“Il nostro artista cerca di far sì che lo spettatore si concentri sul Cristo che avanza trionfante verso il Golgota, per questo pone la sua figura sullo sfondo austero”.

Il volto di Cristo, “silenzioso ed espressivo”

Sorprende anche il peso leggero della croce. Cristo non è schiacciato dal legno, come si è visto, ad esempio, nel film La Passione di Cristo di Mel Gibson. In El Greco, sembrano risuonare le parole di Gesù “Il mio giogo è dolce e il carico è leggero” (Matteo 11, 30).

“Il nostro artista abbandona la rappresentazione tradizionale della scena con l’obiettivo di presentarci il figlio di Dio in modo esultante. Allo stesso modo, va segnalato che la croce fa simbolicamente riferimento allo strumento del martirio, visto che le dimensioni della croce non corrispondono al canone di proporzioni del personaggio rappresentato”.

“Il braccio più lungo dello strumento del martirio è disposto in avanti, e la croce manca di qualsiasi desiderio di verosimiglianza”.

Il volto di Cristo è di grande impatto, silenzioso ed espressivo. Com’è possibile che un’opera tanto forte di El Greco sia passata inosservata fino a questo momento?

“Possono sempre apparire delle sorprese – e appaiono. In Spagna ci sono ancora molte opere inedite, sublimi, destinate, nella misura in cui si potranno studiare in modo approfondito, ad arricchire la storia dell’arte del nostro Paese”, ha concluso Company.

“Centri pubblici universitari come il CAEM, che operano in modo molto trasparente con estremo rigore e senza scopo di lucro e danno fiducia a tanti collezionisti, contribuiscono a creare gradite sorprese. Siamo qui per questo, per dare gioia (e proteggere il patrimonio artistico)”.

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