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La leggenda del vescovo risuscitato per pregare per i suoi peccati

CIUDAD RODRIGO

Jose Luis Filpo Cabana-(CC BY-SA 4.0)

Maria Paola Daud - pubblicato il 18/01/21

A Ciudad Rodrigo (Spagna) si racconta una leggenda da cui si possono trarre vari insegnamenti

La leggenda del vescovo risuscitato di Ciudad Rodrigo nasce a metà del XIV secolo per uno strano fatto che si può verificare grazie a due lastre commemorative.

Una di esse si trova attualmente accanto alla tomba del vescovo nella cattedrale, l’altra, scomparsa, era collocata nella sagrestia del monastero di San Francesco.

La storia del vescovo risuscitato

Pedro Díaz fu per cinque anni vescovo della città, dal 1338 al 1343, e si può dire che non fosse un buon esempio come persona, men che meno come religioso. Cadeva alla mercè di tutti i peccati capitali, soprattutto gola e lussuria.

Il vescovo approfittava del suo potere per lasciar andare a briglia sciolta tutte le sue passioni, e senza alcun rimorso. Nell’epoca feudale tutto si comprava e si vendeva a qualsiasi prezzo, e qualsiasi cosa era in mano alle dinastie e ai signori.

La malattia

Spesso i disordini a cui si lasciava andare portavano Pedro a trascorrere giorni e giorni a letto malato, ma alla fine il male che lo affliggeva fu diverso. Non si sarebbe più alzato, ed è qui che nasce la leggenda.

Il suo fedele servitore cominciò a fare strani sogni sul suo padrone.

La prima volta vide demoni spaventosi che circondavano il letto del suo padrone in attesa che morisse per portarsi via la sua anima. Nel frattempo, un frate francescano gli diceva che era giunta l’ora della morte e che doveva pentirsi dei suoi peccati.

La mattina, il servo corse a raccontare la visione che aveva avuto quella notte, ma il padrone rise di lui.

Il terzo giorno, il servo ebbe un’altra visione. Questa volta apparivano enormi cani neri che circondavano il letto del presule. Ancora una volta il francescano gli raccomandava la penitenza, altrimenti avrebbe perso la sua anima.

Derisione

Quando il servo preoccupato e spaventato narrò la visione di quella notte, il vescovo si prese nuovamente gioco di lui, dicendo che beveva troppo.

Tre giorni dopo ebbe una nuova visione. Vide il vescovo morto che ardeva in un calderone d’olio bollente. Nel sogno il servo cercò di salvare il suo padrone, bruciandosi la mano nel tentativo di farlo.

Il giorno dopo il vescovo, vedendo il servo con le mani bruciate dopo che gli aveva raccontato la sua visione, impallidì dalla paura, e chiamò subito un sacerdote francescano per confessare tutti i suoi peccati. Non appena lo fece, Pedro morì.

Il vescovo risuscita durante il suo funerale

Era un giorno del maggio 1343. La sua famiglia decise di far celebrare il funerale quattro giorni dopo, e nel bel mezzo della celebrazione il vescovo si svegliò di fronte allo sguardo incredulo di centinaia di persone.

Ecco quello che disse secondo la lastra conservata accanto al suo sepolcro:

“Non fuggite da me, perché come sono veramente morto, così cosa sono vivo. Saprete che dopo che la mia anima è uscita dal corpo, è stata portata in giudizio e condannata per sempre, perché nella Confessione che ho fatto non ho avuto totale contrizione per il peccato pubblico che avevo commesso, né ho avuto intenzione di allontanarmene, visto che ho mostrato il contrario con segnali esteriori. Ma il Beato Padre San Francesco, per il quale ho sempre avuto una singolare devozione, mi ha soccorso in quell’ora ed è stato un singolare avvocato, sostenendo tre cose per me: la prima è la grande devozione e fede che ho sempre avuto nei suoi confronti, la seconda sono le infinite elemosine che ho fatto ai frati del suo ordine, con tante donazioni che tutto ciò che possedevo era più dei frati che mio. La terza è la fiducia che ho avuto, nonostante fossi un grande peccatore, nel fatto che non sarei finito male per i meriti del nostro Padre San Francesco. E ha ottenuto da Dio nostro Signore che la mia anima tornasse nel corpo per venti giorni per fare penitenza dei miei peccati, dopo i quali devo morire”.

Pedro trascorse i venti giorni pregando e facendo penitenza, ringraziando San Francesco e dividendo i suoi beni con i più bisognosi. Trascorso questo periodo, riuscì a riposare in pace, salvando la sua anima.

Che questa leggenda sia vera o meno, è un’ammonizione che ci ricorda di essere pronti a “morire bene”, facendo penitenza e partecipando al sacramento della riconciliazione.

Fonte: marcopolito56.wordpress.com, centrodeestudiosmirobrigenses.es

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