Enrico Vanzina,Papa Francesco e quel regalo che fino all’ultimo ha stretto tra le mani, prima di morire, suo fratello Carlo.
Lo racconta a In TerrisEnrico, noto sceneggiatore, produttore cinematografico e regista italiano, primogenito del regista e sceneggiatore Steno e di Maria Teresa Nati. Nonché fratello del regista e produttore Carlo Vanzina. Carlo si è spento nel 2018 a 67 anni dopo una lunga malattia.
Film che hanno segnato un’epoca
Un sodalizio artistico e di vita, quello dei fratelli Vanzina, durato una vita. Enrico, nella decennale carriera, è stato autore di oltre cento sceneggiature. La sua prima sceneggiatura è quella di “Luna di miele” in tre del 1976, seguita nello stesso anno da “Febbre da cavallo”, con l’indimenticabile Gigi Proietti.
Ma è assieme al fratello regista Carlo che scrive sceneggiature diventate cult della commedia all’italiana quali: “Sapore di mare”, “Il pranzo della domenica”, “Eccezzziunale… veramente”, “Vacanze di Natale”.
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La fede di Enrico e la morte di Carlo
Prima di raccontare l’aneddoto del dono ricevuto dal Papa, Vanzina spiega quanto è importante la fede nella sua vita. «La fede è stata centrale nella mia vita e lo è ancora – afferma il regista -. È stata un po’ vacillante, con alti e bassi. Nel momento della morte di mio fratello ha toccato l’apice: ho veramente riflettuto sul senso del prima, del dopo, dell’oggi, della speranza, del mistero, dell’accettazione della vita stessa».
“Il mio caso è un pò speciale”
La mia fede, prosegue Vanzina, «è uscita rafforzata da quest’esperienza che tutti hanno nella propria esistenza. Il mio caso è un po’ speciale perché ho passato tutta la vita insieme a mio fratello. Lui, tra l’altro, era più giovane di me; e questo è stato un motivo di ulteriore riflessione».
«In quest’ultimo periodo della mia vita – aggiunge il regista – sto pensando molto a una frase di San Francesco. Il santo poverello diceva che ‘si riceve tanto dalla vita solo dando tanto’».
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“Siamo andati a stringergli la mano”
Enrico Vanzina dice di aver conosciuto Papa Francesco di persona. «È stato un momento breve, durato venti secondi. È capitato perché io faccio anche il giornalista e qualche anno fa ho vinto il Premio “Biagio Agnes” [nel 2015, ndr]. Tutti i vincitori del Premio “Biagio Agnes” sono stati ricevuti in udienza dal Pontefice che ci ha voluti conoscere personalmente. E così, uno ad uno, siamo andati a stringergli la mano».