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Enrico Vanzina: mio fratello Carlo è morto con un dono di Papa tra le mani

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Photo by Mauro Fagiani/NurPhoto via AFP

Enrico Vanzina.

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/01/21

Il regista racconta che la fede lo ha aiutato moltissimo quando ha perso il fratello. E nell’ultimo periodo il suo sguardo è rivolto a San Francesco

Enrico Vanzina,Papa Francesco e quel regalo che fino all’ultimo ha stretto tra le mani, prima di morire, suo fratello Carlo.

Lo racconta a In TerrisEnrico, noto sceneggiatore, produttore cinematografico e regista italiano, primogenito del regista e sceneggiatore Steno e di Maria Teresa Nati. Nonché fratello del regista e produttore Carlo Vanzina. Carlo si è spento nel 2018 a 67 anni dopo una lunga malattia.

CARLO VANZINA
MASSIMO VALICCHIA / NURPHOTO / AFP
Il regista Carlo Vanzina, fratello di Enrico.

Film che hanno segnato un’epoca

Un sodalizio artistico e di vita, quello dei fratelli Vanzina, durato una vita. Enrico, nella decennale carriera, è stato autore di oltre cento sceneggiature. La sua prima sceneggiatura è quella di “Luna di miele” in tre del 1976, seguita nello stesso anno da “Febbre da cavallo”, con l’indimenticabile Gigi Proietti.

Ma è assieme al fratello regista Carlo che scrive sceneggiature diventate cult della commedia all’italiana quali: “Sapore di mare”, “Il pranzo della domenica”, “Eccezzziunale… veramente”, “Vacanze di Natale”.


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La fede di Enrico e la morte di Carlo

Prima di raccontare l’aneddoto del dono ricevuto dal Papa, Vanzina spiega quanto è importante la fede nella sua vita. «La fede è stata centrale nella mia vita e lo è ancora – afferma il regista -. È stata un po’ vacillante, con alti e bassi. Nel momento della morte di mio fratello ha toccato l’apice: ho veramente riflettuto sul senso del prima, del dopo, dell’oggi, della speranza, del mistero, dell’accettazione della vita stessa».

“Il mio caso è un pò speciale”

La mia fede, prosegue Vanzina, «è uscita rafforzata da quest’esperienza che tutti hanno nella propria esistenza. Il mio caso è un po’ speciale perché ho passato tutta la vita insieme a mio fratello. Lui, tra l’altro, era più giovane di me; e questo è stato un motivo di ulteriore riflessione».

«In quest’ultimo periodo della mia vita – aggiunge il regista – sto pensando molto a una frase di San Francesco. Il santo poverello diceva che ‘si riceve tanto dalla vita solo dando tanto’».




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“Siamo andati a stringergli la mano”

Enrico Vanzina dice di aver conosciuto Papa Francesco di persona. «È stato un momento breve, durato venti secondi. È capitato perché io faccio anche il giornalista e qualche anno fa ho vinto il Premio “Biagio Agnes” [nel 2015, ndr]. Tutti i vincitori del Premio “Biagio Agnes” sono stati ricevuti in udienza dal Pontefice che ci ha voluti conoscere personalmente. E così, uno ad uno, siamo andati a stringergli la mano».

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Antoine Mekary | ALETEIA

La stretta di mano del Papa e il piccolo regalo

«Quando sono arrivato di fronte al Papa – ha detto Vanzina – ho sentito una specie di forza interiore che mi ha spinto a dirgli: ‘Mio fratello sta lottando con la morte, mi aiuti…’. Lui mi ha preso la mano, ci siamo guardati, ho sentito quella stretta, ho sentito l’amore Dio. Il Papa mi ha regalato un rosario che ho portato a mio fratello che già stava molto male. Quel rosario donato dal Papa è restato tra le mani di mio fratello fino alla fine».


CARLO VANZINA

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