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Iniziamo l’anno con un buon esame di coscienza

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Shutterstock | Andrey Zhar

Catholic Link - pubblicato il 17/01/21

di Pablo Perazzo

Un esame di coscienza per cominciare l’anno? Ogni volta che ne inizia uno nuovo vale la pena di gettare uno sguardo al futuro (e al passato), tenendo conto di mete, obiettivi e sogni che vogliamo realizzare. Il tutto per stabilire dei parametri che guidino il nostro sviluppo personale nel corso dell’anno.

È importante organizzarci per sapere come ci sforzeremo, e a quali motivi dedicheremo la nostra vita. In questo articolo vorrei ripercorrere insieme non quello che riguarda attività pratiche, quanto piuttosto le mete o gli obiettivi spirituali che vogliamo raggiungere.

Quali virtù, ad esempio, cercheremo di rafforzare, quale settore della nostra vita cristiana
vogliamo migliorare? Con queste coordinate, vorrei che ci concentrassimo su questi punti.

1. L’Epifania e il Battesimo come tappe spirituali

Vorrei avvalermi delle ultime due feste liturgiche che celebriamo nel tempo di Natale. Credo che possano illuminare molto la nostra vita, e offrire suggerimenti spirituali per cominciare l’anno con orientamenti chiari e concreti.

La prima festa è il passaggio che abbiamo celebrato dell’Epifania – la manifestazione del Bambino Gesù, come Dio che si fa uomo e si rivela a tutta l’umanità. Possiamo vedere tre atteggiamenti molto diversi, che devono servire per metterci profondamente in discussione.

Primo atteggiamento

Il re Erode si interessò molto alla nascita di Gesù, e fece chiamare i sacerdoti perché gli spiegassero dove sarebbe nato il re dei Giudei. Chiese anche ai Re Magi di dirgli al ritorno dove avrebbe potuto trovarlo per “adorarlo”. Sappiamo però molto bene che in realtà voleva ucciderlo.

Testimone di questo sono i tanti bambini di meno di due anni che Erode ordinò di assassinare una volta che si rese conto che i Re Magi non sarebbero tornati da lui. Chiediamoci quante volte non siamo disposti ad assumere le esigenze della vita cristiana per l’impegno e le rinunce che implica.

Non siamo disposti a riconoscere che Qualcuno è Re, e che è Lui che tiene nelle Sue mani la vita di tutti noi. Quante volte, per non voler morire al nostro modo di fare le cose, decidiamo di essere cristiani “a modo nostro”?

Chiediamoci infine perché abbiamo tante esigenze e responsabilità che sono prioritarie rispetto a Cristo. Non dico che dobbiamo smettere di preoccuparci delle cose che ci riguardano, ma che non possiamo mai allontanarci dal Signore.

Secondo atteggiamento

Dall’altro lato ci sono i sacerdoti del tempio, che conoscevano tutte le risposte. Sapevano del Re che doveva nascere, ma non si sono mossi. Non hanno compiuto alcun passo coerente con le verità che conoscevano tanto bene.

Quanto ci aggrappiamo alle nostre comodità? E per questo diventiamo sempre più incapaci di assumere una vita radicale e coerente con quello in cui diciamo di credere. Sappiamo molto bene, e lo abbiamo detto varie volte, che chi non vive come pensa finisce per pensare come vive.

Quante volte rifuggiamo l’impegno? Se abbiamo già un’esperienza di vita cristiana, sappiamo molto bene quali implicazioni ha la sequela di Cristo. Sappiamo che essere cristiani implica un rapporto d’amore con Gesù, e un amico vuole sempre stare accanto all’amico.

Quali cose mi frenano e mi allontanano dal Signore? Non sono domande retoriche, e vi esorto a porvele molto seriamente. Sono generoso nella mia dedizione al Signore? Sono consapevole fin dagli anni della mia formazione e dai primi anni di vita consacrata del fatto che la generosità è garanzia di fedeltà.

È ovvio che cadremo e avremo delle debolezze, ma se il nostro atteggiamento di fondo è la generosità, allora compiamo un’opzione fondamentale per il Signore. Opzione che reggerà tutta la nostra vita.

Terzo atteggiamento

In terzo luogo ci sono i Re Magi, che non si accontentano di essere “brave persone” e vanno dietro ai loro sogni. Sono avventurieri che si lanciano in un’impresa sconosciuta, ma con la fiducia di trovare quel Re tanto atteso.

Siamo disposti a lasciare tutto per Cristo? Non mi riferisco solo alle cose materiali, ma ai vizi e ai peccati, e a tutto quello che sappiamo che non ci aiuta a far parte dell’esercito di Cristo. Tutti – almeno noi che siamo più grandi – conosciamo quali sono i nostri motivi di inciampo.

Non accampiamo più scuse per il nostro sforzo per essere santi. Che maestri siamo quanto si tratta di creare delle scuse! Lasciare tutto sempre per il giorno dopo… in fondo abbiamo tempo. E ci crediamo, come se non fosse possibile morire domani.

Quanto siamo irresponsabili nei confronti della nostra Salvezza! Dobbiamo essere come le vergini sagge, che avevano l’olio pronto per illuminare il cammino se lo sposo fosse arrivato di notte.

2. Il nostro appello costante alla conversione

L’ultima festa che abbiamo celebrato è stata il Battesimo del Signore. Amo ricordare un detto di un sacerdote gesuita mio grande amico, per il quale la nostra vita è una gara non di velocità, ma di resistenza.

Credo che sia una figura molto espressiva, e mostra chiaramente come la nostra vita, mentre viviamo in questo mondo caratterizzato dal peccato, implichi una conversione, uno sforzo volontario per corrispondere alla grazia di Dio. Gesù è morto per tutti, ma sta a ciascuno di noi accogliere nella nostra vita quella grazia che perdona il peccato.

In genere pensiamo al Battesimo come a un fatto storico della vita, e quasi tutti non sappiamo come sia stato. La consapevolezza della realtà battesimale nella nostra vita, però, dovrebbe spingerci a un atteggiamento costante di conversione, a voler essere come Gesù. Poter dire, con San Paolo, che la morte è un guadagno, perché la vita è Cristo.

Essere cristiani implica una lotta costante contro l’uomo vecchio, caratterizzato dal peccato.

3. Come battezzati, già partecipiamo alla vita nuova in Cristo

La mettiamo in pratica solo nella misura in cui mettiamo in atto i mezzi per far sì che la Sua grazia agisca nella nostra vita. Sappiamo che Cristo ci offre la vita eterna, e come il giovane ricco Gli andiamo incontro perché ci mostri la via della felicità.

Ma siamo come quel giovane, che non si è riuscito a liberare delle sue ricchezze? O siamo disposti a lasciare tutto per il Signore? Alla fine dei conti, quanti anni vivremo? Non lo sappiamo con esattezza.

Per questo, non possiamo mettere in gioco la nostra Salvezza come in una roulette russa. Non c’è spazio per le mezze misure. Siamo con Cristo o siamo con il Maligno.

Tutto questo ci serva per compiere un esame di coscienza con grande serietà per capire come stiamo iniziando questo anno. Siamo ancora in tempo per prenderci qualche momento, qualche ora o un giorno per fermare la nostra routine e guardare la nostra situazione spirituale.

Se avete qualche mezzo già stabilito e volete condividerlo, fatecelo sapere, e aiutiamoci gli uni gli altri per avvicinarci di più al Signore. Facciamo di quest’anno un’opportunità per crescere nella nostra felicità!

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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