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Associate il piacere sessuale al senso di colpa? Leggete qui

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Catholic Link - pubblicato il 17/01/21

di Daniel Torres Cox

Risulta chiaro a tutti che il mondo della sessualità attira molto, tra le altre cose per il piacere che è in grado di offrire. Il piacere è senz’altro una cosa positiva, ma il fatto che lo sia non garantisce che si usi sempre bene.

Questo potrebbe portare più di qualcuno a pensare che quando il piacere viene usato bene è positivo, mentre quando vi si accede in modo disordinato è negativo. Pensarla così è però un errore.

1. Ve lo spieghiamo con i gelati

Vorrei fare un esempio che può aiutare a vedere più chiaramente quello che cerco di spiegare. Un gelato è una cosa positiva, come anche il piacere che si sperimenta mangiandolo. Il fatto è che posso accedere a un gelato in molti modi.

Posso andare al negozio e comprarlo, il che non causa alcun problema. Posso anche entrare nel negozio, approfittare di un momento di distrazione del venditore per prendere il gelato senza che nessuno lo noti e mangiarmelo.

Evidentemente, questo secondo modo di accedere al gelato è riprovevole, ma il fatto di averlo ottenuto in quel modo non fa sì che il gelato in sé sia negativo, come non rende negativo il piacere che sperimento mangiandolo.

Se mangio con gli occhi bendati un gelato rubato e uno comprato – entrambi allo stesso gusto –, non posso distinguere qual è uno e qual è l’altro. Il piacere che sperimento mangiandoli è lo stesso.

2. Un atto negativo non rende negativo il piacere

Rubare un gelato non è bello, ma è importante sottolineare il fatto che ad essere sbagliata è l’azione che ho commesso, non il gelato in sé, e men che meno il piacere che sperimento mangiandolo. Qualcosa di simile avviene con il piacere sessuale.

Si può accedere al piacere sessuale in modo corretto o disordinato, ma il fatto di accedervi in modo disordinato non fa sì che il piacere che si sperimenta realizzando quell’azione smetta di essere qualcosa di positivo in sé.

Ciò che è sbagliato – e quindi riprovevole – è l’azione realizzata, non il piacere che provo.

3. Una sessualità libera da sensi di colpa

Tornando al nostro esempio, dicevamo che il gelato comprato e quello rubato hanno lo stesso sapore. Per questo, è molto importante che quando rubo il gelato il rimprovero e il rimorso siano rivolti all’azione del furto, e non al piacere che ho sperimentato mangiando il gelato.

Se associo al piacere il senso di colpa, continuerò a sentirmi colpevole anche quando si tratta di sperimentare un gelato comprato. Lo stesso può arrivare ad accadere con il piacere sessuale.

Quando si realizza un’azione disordinata che genera piacere – guardare materiale pornografico, masturbarsi, andare oltre fisicamente con qualcuno… -, è importante che il pentimento sia rivolto all’azione realizzata, e non al piacere provato.

In caso contrario, si corre il rischio di collegare il piacere al senso di colpa, e questo può far sì che una persona si senta “sporca” anche quando accede al piacere in modo ordinato. Tutti commettiamo degli errori. L’importante è imparare da questi.

E questo apprendimento richiede che si rimproveri l’azione realizzata partendo dalla presa di coscienza del motivo per il quale è stata negativa. È però fondamentale che il rimprovero sia sempre rivolto all’azione, e non si trasferisca al piacere provato. Questo piacere, come accade con il gelato, è sempre qualcosa di positivo in sé.

Il nostro autore ha anche un blog, www.amafuerte.com, su cui potrete trovare altri contenuti su questo tema.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

Tags:
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