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Mariano Nocetti/Unsplash | CC0

padre Carlos Padilla - pubblicato il 08/01/21

“Scelgo...” Trattieni quello che conta nella vita

Lascio cadere tra le dita la nostalgia e il freddo. Il sole è tramontato all’improvviso, o piuttosto il fatto è Dio che nasce in una grotta e una strana luce riempie tutto di gioia.

Com’è possibile che Dio voglia farsi bambino, debole, umano? Non è mai comprensibile per la mia mente, che mi porta a voler dare una ragione a tutto.

Nel frattempo il mio cuore tace, non cerca spiegazioni, accoglie solo la luce ogni mattina, o riposa ogni sera quando il sole si nasconde tra le ombre.

È Natale. E mi fermo dove sono, in questo presente eterno che mi viene donato. Voglio la vita, l’amore e la speranza, gli abbracci che ora mi vengono negati e le conversazioni che non muoiono mai.

Voglio quello che resta davvero quando elimino tutto ciò che è superficiale nella mia vita, quello che non vale tanto anche se spesso mi impegno a dargli più valore che a tutto il resto. E penso a quel desiderio profondo che ho nell’anima…

ASTROLINA
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Cosa voglio davvero

A Natale abbraccio la gioia che si effonde da una nascita nascosta. Dio nasce, e la Sua presenza illumina il mio cammino. Trattengo ciò che conta, con gli sguardi di accettazione, con le parole senza rancore, che nobilitano ed elevano l’ambiente.

Trattengo le frasi pulite, scritte o pronunciate. Scelgo la parte positiva di tutto ciò che mi accade, anche quando soffro o la vita mi fa male.

Sì, è questo che scelgo.

I momenti semplici, senza fronzoli, ma nudi, spogliati di abiti che che dissimulano tutto. I sorrisi che riempiono tutto di vita e la pace prima della guerra, perché solleva l’animo. Salire sulla montagna per poi discenderla, non importa quanto tardi. Scelgo la vita, l’amore, i sogni. Mi vesto di speranza, perché come dice Shakespeare “sei fatto della stessa materia dei sogni”. Sono fatto di sogni. La stessa materia sognata da Dio. Quella stessa vita che non ho immaginato e che si dispiega davanti ai miei occhi.

Scelgo

Ridere un po’ di me stesso, per non prendermi troppo sul serio. Abbracciare chi amo, per poi avere nostalgia di quegli abbracci, e ripeterli nella mia memoria, che è viva. La vita, mai la morte. E i silenzi che approvano anziché le grida. Scelgo le lodi e disprezzo i rimproveri. Accolgo come un dono la vita semplice, senza pretese. Regalare poesia. Dire “Ti voglio bene”, non tenere nulla per me per paura di essere rifiutato. Le verità, non le dolci bugie.

Vivere in pace, non in lotta con me stesso. Perdere se questo porta pace nella mia vita. Il disprezzo se è quello che mi tocca. La solitudine se è per avere più radici. I boschi che mi portano nel profondo della mia vita. Gli abbracci gratuiti. E le parole sincere che mi riempiono l’anima. Perdere il tempo con chi amo. Non tenere conto del male ricevuto, e men che meno del bene che faccio. Palpare la vita da fuori, con rispetto infinito, senza infrangere l’innocenza di coloro che mi vengono affidati. La libertà e il profondo rispetto di tutte le decisioni.

Scelgo il Bambino che nasce e viene a restare con me, anche se non lo capisco. La compassione e la misericordia come risposte. Non giudicare né condannare nessuno. I luoghi occulti, non i primi nella vita. Scelgo quello che devo vivere senza averlo scelto prima. Anche quando è il dolore, perché si tratta di malattia o morte, niente di più lontano dal desiderio di Dio che io viva eternamente. Amare Dio in tutti coloro che amo. E scelgo di ricominciare ogni mattina con il cuore felice. E di andare a dormire stanco, per aver vissuto, con il cuore tranquillo, senza tante paure. Di confidare, anche quando sono stato deluso. Di essere me stesso, anche se gli altri vogliono che io sia diverso. Vado a dormire e mi sveglio senza smettere di essere figlio, di essere bambino.

Conta solo il Bambino

Ho scoperto a tentoni il volto di mio padre. Non lascerò mai quelli che mi hanno amato, quelli che ho amato. Non ho paura della vita che sfugge tra le dita.

Confesso di aver vissuto, e e i capelli bianchi lo provano. Ho donato la mia vita tra l’alba e la notte, dispiegando misteri nascosti nell’aria. Senza timore di quelle luci che si accendono e si spengono.

È Natale, sorrido e mi chino davanti al Bambino con le mani vuote. Ho fatto tante cose… Dove le ho lasciate? Non importa tanto, conta solo il Bambino.

DZIECIĄTKO JEZUS, WARSZAWA SŁUŻEW
fot. Kamil Szumotalski

E le mie mani vuote sono solo piene di sogni. Alla fin fine, tutto è la stessa materia che si eleva in cielo, cercando risposte.

Lasciare spazio all’amore gratuito

E nel frattempo mi lasco amare. Quanto costa lasciarsi amare ed essere in debito con chi mi ama! Quando comprenderò il segreto della gratuità?

Quello che mi rende più grande è essere piccolo, e ciò che mi rende più ricco è riconoscermi povero. Dio non mi ama di più quando Lo amo di più. È proprio il contrario. Nella mia debolezza, Dio effonde le Sue grazie, si commuove e tutte le mie notti e gli angoli oscuri delle mie viscere si riempiono di luce.

E sorrido a quel Bambino che non ride di me o della vita. Non ho ancora detto nulla e Lui sa già tutto e prende le mie mani tra le Sue, vuote.

Resto tranquillo, stanco, felice. Non so bene quante cose devo vivere per essere davvero di Dio, per essere bambino, figlio, e poter amare così in Lui tutti i Suoi sogni, i miei sogni. E camminare tranquillo per le Sue strade sante.

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