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Un proiettile vagante colpisce il suo crocifisso, salvo bimbo di 9 anni

TIZIANO, ARGENTINA, CRUCIFIX
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Annalisa Teggi - pubblicato il 08/01/21
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Tiziano è stato protetto dal crocifisso che indossava. I giornali argentini lo hanno definito il “miracolo dell’anno nuovo”, la madre ha commentato: «Lui è qui grazie a Dio. E io ringrazio Dio di averlo protetto». Era sulla porta di casa con suo fratello, la notte di Capodanno. Poi ha sentito un colpo forte al petto. Tiziano è un bimbo argentino di 9 anni che è stato colpito da un proiettile vagante durante i festeggiamenti per l’anno nuovo. Sta bene, ha solo una lieve bruciatura sul petto. Mentre veniva curato in ospedale, a casa la zia ha trovato per terra il crocifisso che il bimbo indossava e c’era un grande foro proprio nel mezzo.


BROKEN, CRUCIFIX
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I giornali e le TV argentini hanno subito parlato di “miracolo di inizio anno“. Siamo a San Miguel de Tucuman, la quinta città più popolosa dell’Argentina, situata nel nord ovest del paese.

Salvo grazie al crocifisso?

Alle 22 dell’ultima sera dell’anno un papà entra al Pronto Soccorso con suo figlio, con una ferita superficiale da arma da fuoco. Dopo essere stato accuratamente visitato e medicato dai dottori, Tiziano e suo padre fanno ritorno a casa dall’ospedale. Poteva essere una tragedia, di quelle che sentiamo a ogni nuovo inizio anno: uccisi dai botti o dai colpi d’arma da fuoco sparati durante i festeggiamenti di Capodanno.

Tiziano è sempre stato lucido, era davanti a casa con suo fratello quando ha sentito un colpo molto forte al petto. Ha visto suo fratello mettersi subito in allarme e chiedere aiuto. Un proiettile vagante lo aveva colpito, per fortuna solo di striscio. La polizia sta indagando per risalire a chi abbia esploso il colpo. Ma il dettaglio saliente del fatto è emerso un po’ più tardi:

Il proiettile ha colpito proprio il centro del piccolo crocifisso di metallo che il bimbo aveva ricevuto in dono dal padre. La zia di Tiziano ha mandato al giornalista José Romero Silva una foto di come il proiettile ha danneggiato il crocifisso, che ha impedito che il bambino fosse lesionato più gravemente, lasciando solo una ferita superficiale. (da Catholic News Agency)

CRUCIFIX, BULLET, ARGENTINA

Telefe Tucuman | Shutterstock

Miracolo sì, miracolo no

E proprio la diffusione di questa foto ha scatenato i commenti, riducendo questo fatto a un mero sondaggio: miracolo sì, miracolo no.

La gente parla di miracolo, per noi quello che è capitato è molto importante.

Così ha risposto David, il papà di Tiziano, al giornalista argentino che è andato a intervistare la famiglia. Sì, la parola ‘miracolo’ fa esplodere entusiasmi e polemiche. Per questo il padre ha voluto riportare il discorso su quello che è gli sta più a cuore: ringraziare che una tragedia sia stata sventata e che suo figlio stia bene.

Le obiezioni dei commentatori più irritati a cogliere la presenza della Provvidenza hanno mosso obiezioni sul foro che presenta il crocifisso.

TWEET, BULLET, CRUCIFIX

José Romero Silva | Twitter

Se è stato il proiettile a provocare quel foro, anche il corpo di Cristo dovrebbe essere deformato; se avesse avuto la velocità per deformarlo così, il crocifisso sarebbe entrato nel corpo del bambino. Se è stata una cosa molto lieve, allora è stata solo una casualità e non lo avrebbe ferito gravemente anche se avesse toccato direttamente il corpo.

TWEET, BULLET, CRUCIFIX

José Romero Silva | Twitter

Se è stato il proiettile a colpire il crocifisso il foro dovrebbe essere tondo e non quadrato, e non dovrebbe avere i contorni precisi, ma quantomeno irregolari e la pallottola dovrebbe aver lesionato anche il corpo di Cristo (invece no). Ho visto gente salvata da un una penna o da un telefono e i segni restano ugualmente.

I segni addosso a Tiziano ci sono: una bella ustione sul petto che si può vedere nel video che vi alleghiamo in fondo. E per rimanere sulla discussione ‘tecnica’ di queste obiezioni, si può replicare.  Se immaginiamo che il crocifisso indossato dal bimbo si fosse girato (cosa che capita ai ciondoli), è lecito pensare che il proiettile  abbia bruciato di striscio solo la parte “a rovescio”, cioé della nuda croce. In ogni caso, è vero che non stiamo parlando di una pallottola che colpisce perpendicolarmente il corpo; quindi ci sta che qualcuno possa togliere ogni ombra di Provvidenza dalla storia dicendo che, anche senza crocifisso, al bimbo non sarebbe successo nulla di grave.

Sul versante opposto, c’è chi ha esagato infilando fin troppa Provvidenza dentro l’evento: alcuni si sono lanciati a trovare nessi con la recente legalizzazione dell’aborto in Argentina. Ne hanno voluto concludere che proprio quando il paese approva una legge sull’aborto, Dio manda un segno salvando un bambino. Uhm.

Entrambe le posizioni estreme ci allontanano da uno sguardo autentico sull’accaduto. Cos’è un miracolo? Ho trovato nelle parole della mamma di Tiziano la giusta finestra da cui affacciarmi a osservare la sua vicenda.

Dio ci tiene

Lui è qui grazie a Dio. E io ringrazio Dio di averlo protetto.

Queste sono le parole di Alexandra, mamma di Tiziano. Anche lei tira fuori il miracolo, ma nel senso più vero del termine: accadono cose che ci mettono davanti agli occhi l’evidenza che siamo poca cosa, che basta un soffio per morire ed è altrattanto sincero rendersi conto che «siamo nelle mani di Dio».

Ogni lingua ha delle caratteristiche significative. Quello che prima ho tradotto con «averlo protetto» nello spagnolo originale è espresso con il verbo «tener»: significa ‘custodire’, ma in italiano suona proprio ‘tenere’. «Dio lo ha tenuto», si può tradurre così.

Il miracolo è che Dio ci tiene. Anche noi usiamo questa espressione, no? Ci tengo a te. Ci tengo al mio lavoro – diciamo.

In realtà, tenere è un verbo che in mano umana trema un po’. Ci proviamo a tenere, a custodire persone e cose come certi uccellini custoditi tra le mani. L’uccellino vola via. E a noi molto sfugge.

Ci sfugge soprattutto l’evidenza che, mentre noi vacilliamo, Qualcuno invece tiene. Il miracolo di Dio che ci tiene è la trama onesta di ogni giornata. Col Crocifisso ci ha davvero salvato da ogni genere di proiettile vagante. Feriti lo siamo, ma non più condannati a morte.


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Qualunque cosa succeda

Quando un fatto un po’ più clamoroso del solito ci desta dal torpore, ci mette lì a fare i conti con l’evidenza che potrebbe tutto finire in soffio, c’è sempre la tentazione del dubbio. Uno sconosciuto spara a caso per festeggiare l’anno nuovo, il proiettile ha una certa traiettoria e non un’altra, colpisce solo di striscio un bambino e sfiora il Crocifisso che indossa. Un caso.

Chi liquida in fretta così i fatti non crede davvero al caso, oppure non uscirebbe più di casa dalla vertigini. Perché “caso” vuol dire che la tua presenza – qui – è indifferente. Sei davvero pronto a sostenere quest’idea fino in fondo?

All’opposto, Provvidenza non significa che talvolta Dio si palesa e fa andare le cose per il verso giusto. Qual è poi il verso giusto?

L’alternativa al caso e alla Provvidenza-fai-da-te è proprio il miracolo quotidiano di un Padre che instancabilmente ci tiene. Non ci molla, qualunque cosa succeda.