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La fede è riprendersi il presente come luogo decisivo della vita

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George Bakos | Unsplash

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 07/01/21

Il nostro desiderio più grande è trovare qualcuno che ci insegni come si vive davvero, Gesù ci risponde con la sua presenza.
In quel tempo, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti;
il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.
E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano. (Mt 4,12-17.23-25)
L’arresto di Giovanni Battista spinge Gesù a un protagonismo diverso. Non torna più a casa, a Nazareth ma va a Cafarnao. Geograficamente Cafarnao rappresenterà il posto principale dove Gesù proclamerà il vangelo. Ed è proprio qui che il passaggio tra il precursore e il Messia è segnato ancora una volta dall’invito alla conversione: “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»”.
Se la conversione del Battista consiste nel cercare di rimettere ordine nella propria vita affinché sia avvantaggiato il passaggio del Signore, la conversione che predica Gesù non consiste più nel fare solo noi qualcosa ma nell’accorgerci di qualcosa che è già in atto, che sta avvenendo in questo istante davanti ai nostri occhi. La fede cristiana è riprendersi il presente come il luogo decisivo della vita. Tutto ciò che stiamo cercando è qui, davanti a noi. E noi invece ci comportiamo come quelli che cercano gli occhiali ovunque mentre ce li hanno sopra il naso.
“Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”. Insegnare, annunciare e curare sono le tre modalità che Gesù usa per mostrare la sua missione. Infatti il desiderio più grande che l’uomo si porta nel cuore è trovare qualcuno che gli insegni come si fa a vivere davvero. Allo stesso tempo il buio che ci abita, fatto di paure e ferite, ha bisogno di essere rischiarato da una parola contraria, che sia invece una parola di luce. Il Vangelo non ci dice cose che non sappiamo già, ma per salvarci non abbiamo bisogno di saperle ma abbiamo bisogno che qualcuno le dica a noi.
La cura è l’ultima caratteristica che il vangelo di oggi ci indica nell’agire di Gesù: la sua presenza non è di tipo filosofico; Gesù non ci offre idee geniali, ma ci offre una presenza che ha come scopo quella di lenire, consolare, sostenere, liberare dal male in qualunque forma si manifesti.

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