Storie di persone toccate dalla fede e dai santi in un bel libro di Effatà editoreTre storie, tre incontri col Mistero e la fede, quella autentica, quella che muove le montagne ma che si nasconde nel piccolo, è qui – cioè a Lourdes, San Giovanni Rotondo e Paravati – che si snodano i ricordi di un decano dei vaticanisti, Filippo Anastasi, che ha voluto metterli nero su bianco nell’agile libro edito da Effatà, “Travolti dal Mistero. Quando il sacro irrompe e ti cambia la vita“. In questi tre luoghi si espandono – come dice nel libro – i misteri della Vergine di Lourdes, di Padre Pio e della mistica Natuzza, tre luoghi e tre esperienze di fede, quella semplice e concreta del mondo contadino, quel mondo che ha una parola sola e sa reagire con forza alle durezze della vita. Bernadette Soubirous, Francesco Forgione e Natuzza Evolo umili e dunque preziosi agli occhi di Dio che li ha innalzati quando la società li avrebbe semplicemente ignorati.
I tanti testimoni
Tutto il libro altro non è che la raccolta di testimonianze di vite cambiate attraverso l’incontro con quei luoghi e quelle persone che il Signore ha scelto mentre il mondo li scartava. La santità spesso funziona così, come dice Papa Francesco, il bello e il buono vanno cercati in periferia, tra gli scartati. Così fa Anastasi che raccoglie la testimonianza di Francesco Lotti, medico che guiderà l’Ospedale voluto da Padre Pio a San Giovanni Rotondo, lui che studiava da ingegnere e stava per partire per la guerra finché il frate non gli propose uno scambio: “Io non ti mando in Grecia [a combattere, ndr] e tu ti iscrivi a medicina“. Tra l’incredulo e lo scettico il tenentino non si ritrova con una lettera che annulla la sua partenza? Passerà la vita accanto al Santo e ai suoi infermi. O come Giovanni Gigliozzi, socialista e critico del quotidiano del partito, che per giorni sente “profumi di fiori di campo“. E Padre Pio che lo chiama, ha bisogno di un giornalista per il giornale della Casa Sollievo della Sofferenza. Si convertirà e diventerà terziario francescano. Artisti e professionisti travolti dal mistero, travolti dal carisma di Padre Pio.
Mamma Natuzza
In un tempo in cui internet non esisteva, la tv faceva forse i suoi primi vagiti e dove la radio e la Settimana Incom al cinema erano i principali motori dell’informazione diventa famosa una donna semplice, analfabeta ma che dà consigli spirituali a tutti, che consola e converte decine di persone ogni giorno. Una donna che porta su di sé i segni dei mistici, essuda il sangue, dalle sue ferite le gocce disegnano immagini e parole sui fazzoletti usati per tamponare. Natuzza ama tutti, dice di sé “sono un verme di terra, non è che faccio miracoli, sono una poveretta. Non lo faccio io, lo fa il Signore, io mi impegno solo per pregare“. Natuzza diventa una madre per moltissimi, ma è anche la nonna di tanti nipoti avuti dai suoi cinque figli, figli e nipoti che segue con amore come tutte le mamme, con lo stile meridionale che la contraddistingue, lei donna calabra. Sono tanti i doni spirituali che riceve e tante le grazie elargite a chi va da lei.
Verso Lourdes
La nascita dell’Unitalsi, l’associazione benemerita che porta i malati in pellegrinaggio a Lourdes e in altri santuari internazionali, è un miracolo, il miracolo di una conversione, quella di un giovane romano di ottima famiglia – Giovan Battista Tomassi – che costretto sulla sedia a rotelle, odia Dio e la Vergine per questa sua condizione, odia Lourdes e quel che rappresenta e con un gesto di sfida e sfiducia si fa portare fino alle Grotte di Massabielle, a Lourdes, e mentre è lì, pronto addirittura al suicidio pur di rinfacciare a tutti, Dio compreso, la sua condizione vede la cura con cui i volontari assistono devotamente i malati, sente l’amore di chi ha accettato la propria condizione e di chi si incarica di alleviarne le sofferenze. Il miracolo non lo riceve ma va dal direttore del pellegrinaggio, monsignor Giacomo Radini Tedeschi e dal suo segretario, quell’Angelo Roncalli che diventerà Papa Giovanni XXIII, consegna loro la pistola con queste parole: “Ha vinto Lei! Tenga non mi serve più! La Vergine ha guarito il mio spirito”. Tornato a Roma con Tedeschi e Roncalli e grazie alle disponibilità familiari, mette su l’Unitalsi, perché anche chi non ha possibilità possa ricevere la grazia che ha ricevuto lui nel suo viaggio. Anche lui, come dice Anastasi, travolto dal mistero…
Una testimonianza inaspettata: quella del cronista
La chiusura del libro è intima, quasi una confessione, che in tanti altri libri l’autore non ha mai avuto il coraggio di fare, ma anche lui è stato travolto dal mistero mentre era impegnato sul fronte in Eritrea, nel 1987, durante la drammatica guerra per l’indipendenza dall’Etiopia che nessuno voleva raccontare. Tranne lui e la Rai di allora di cui era corrispondente. Ospite di un vescovo cappuccino, gli fa da staffetta, portando i suoi messaggi ai villaggi che non poteva raggiungere e portandogli, nella sua sede a Massaua, quelli a lui indirizzati, lui poco meno che ateo si sente a casa. Invitato a restare in canonica scoprirà che l’albergo dove fino al giorno prima stava col suo operatore, non c’è più, devastato dai mortai. E lo sguardo di una statua di Padre Pio sorride, mentre lui è travolto dal mistero…