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San Giuseppe ci insegna a vivere da cristiani

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San Giuseppe.

Giuseppe Corigliano - pubblicato il 30/12/20

La lettera del Papa su San Giuseppe è piena di spunti sui quali meditare e ci può portare grandissimo conforto: soprattutto se contempliamo il fatto che come Giuseppe viene rassicurato dall'Angelo così anche noi possiamo stare certi: Dio mi accetta come sono!

Patris corde, una lettera apostolica piena di spunti di riflessione

La lettera apostolica di Papa Francesco su San Giuseppe offre tanti spunti di riflessione. Uno è quasi divertente. Il Papa sostiene che, quando si ha fiducia nella Provvidenza come San Giuseppe, si diventa creativi e ricorda gli amici di un paralitico che, come raccontano i vangeli, hanno l’iniziativa di issare il paralitico sul tetto di una casa, sfondare il tetto (che presumibilmente era almeno in parte di paglia) e  calarlo giù davanti a Gesù. Immagino la scena. La folla che si stringe attorno a Gesù a un certo punto comincia a guardar su, anche perché qualcosa dal soffitto sarà pure caduta e appare una barella traballante col poveraccio sopra (spero che lo avessero legato) che viene calato lentamente ai piedi di Gesù.


SAINT JOSEPH

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La fiducia nella provvidenza

Roba da fiato sospeso. La scena non finisce con un miracolo e basta. Prima Gesù dice al paralitico che gli sono perdonati i peccati, suscitando lo sdegno di alcuni dei presenti, al che Gesù afferma: “ Che cosa è più facile: dire «Ti sono perdonati i peccati», oppure dire «Àlzati, prendi la tua barella e cammina»? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».

Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò”. Il Papa menziona l’episodio per sottolineare la fiducia nella Provvidenza degli amici del paralitico: la stessa fiducia che consente a Giuseppe di seguire le indicazioni dell’angelo e il proprio buon senso. Il cristiano che ha fede vive di fiducia in Dio.

Come San Giuseppe facciamo spazio a Dio

Un altro spunto confortante è che il comportamento di Giuseppe non si basa su una spiegazione ma su un’accoglienza. Giuseppe non chiede quale sia la logica delle richieste del Signore: le accetta e basta. Ci insegna così a “fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza” perché Dio può far germogliare fiori anche dalle rocce.

Dio ci ama con le nostre debolezze

Come l’angelo dice a Giuseppe di non temere così noi possiamo raddrizzare la nostra vita anche se il nostro cuore ci rimprovera, perché, come scrive San Giovanni, Dio è più grande del nostro cuore. Quest’idea è confortante. Può capitare che mi formi una cattiva opinione di me stesso attribuendo a Dio la stessa mia rigidezza e pusillanimità, invece Dio mi accetta così come sono, con le mie debolezze.


ANGELUS EPIPHANY

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L’importante è che il cuore si apra all’aiuto di Dio. E’ uno scherzo demoniaco farmi credere che Dio non possa accettarmi così come sono, mentre Dio ha cuore di padre e di madre. Non è poco rispettoso pensare col detto napoletano che “ogni scarrafone è bello a’ mamma soia”. Il piccolo scarafaggio è bello per la sua mamma e così posso essere  accetto a Dio. Come Dante fa dire a Manfredi nel canto terzo del Purgatorio: “la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei”.

Ci sono altri spunti nella lettera del Papa. Non resta che meditarla.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG PREFERISCO IL PARADISO DI GIUSEPPE CORIGLIANO

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