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Il cardinale Pell: “Il mio Natale, trascorso in prigione senza comunione”

GEORGE PELL

© DON ARNOLD / GETTY

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/12/20

Il porporato australiano assolto dall’accusa di abusi su minori. “Nonostante la pandemia, quest’anno per le cose vanno meglio”

Ilcardinale George Pell racconta il suo Natale in prigione. Senza messa, nè comunione. Ha seguito in tv alcune celebrazioni, ha mangiato qualche piatto della tradizione natalizia anglosassone e nulla più.

“Nonostante la pandemia

Paradossalmente per il cardinale Pell, accusato, contattato e poi assolto dall’accusa di abusi sessuali su minori, il Natale 2020 è migliore di quello dello scorso anno, quando era in galera.

«Nonostante la pandemia – dice Pell in una meditazione sul Natale – Quest’anno per me le cose vanno meglio. In questo isolamento e confusione, io vado controcorrente perché lo scorso Natale ero in prigione a Melbourne (Australia) per un crimine sessuale che non avevo commesso. Durante i miei 404 giorni spesi in due prigioni, non ho potuto mai celebrare la messa».

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Photo by Alberto PIZZOLI / AFP
Il cardinale Pell.

Il pranzo dello scorso Natale dietro le sbarre

Il porporato australiano riceveva la comunione «solo una volta alla settimana grazie a una suora meravigliosa, responsabile della cappellania cattolica del carcere. Non ho potuto ricevere la comunione il giorno di Natale – evidenzia il cardinale Pell -, segnato però da qualche buon cibo natalizio di stile inglese, tacchino e dolce di prugne, e ho potuto augurare “Buon Natale!” alle guardie».

L’amore per i canti natalizi

Al di là di questo, prosegue George Pell, «è stato un altro semplice giorno di prigionia, da cui potevo fuggire solo con la mia immaginazione, le mie letture, o i programmi religiosi di Natale alla televisione. Fin dalla più tenera età ho amato i canti natalizi, non solo ascoltarli, ma cantarli con la comunità. “O Come all ye faithful” (“Adeste fideles”) e il canto tedesco “Silent Night” (“Astro del Ciel”) erano i miei preferiti nella fanciullezza, anche se oggi per me “O Holy Night” è al primo posto nella lista».




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Pell non ha potuto sentire i cori dei suoi sostenitori

Lo scorso Natale, ricorda ancora il cardinale Pell, «ho potuto guardare in televisione il programma “Carols by Candlelight” (“Canti a lume di candela”), ma non mi è stato possibile udire o vedere i due cori di miei sostenitori (uno era un gruppo di vietnamiti) che si erano radunati fuori della prigione per cantare i nostri canti preferiti. Non sono sicuro che altri, o almeno qualcuno dei prigionieri abbia potuto ascoltarli, il che è una doppia amarezza».

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Youtube Vatican Media

“Penso in modo speciale a chi è in prigione”

A causa di ciò, osserva il cardinale, «nella libertà che vivo qui a Roma, così tristemente vuota di pellegrini, in questo periodo natalizio penso in modo speciale a coloro che sono in prigione. Separati dalle persone che amano, siano essi in carcere per una giusta punizione, o incarcerati perché lottano per la libertà, o perché perseguitati, appartenendo a un qualche gruppo religioso o sociale».

Ma Natale, conclude il cardinale Pell, «è la festa della speranza per tutti noi, con il neonato Figlio di Dio che ci indica gli ultimi tempi, quando tutto sarà buono, in cielo, dove non vi sono carceri, né prigionieri, né Covid» (Asianews, 21 dicembre).


PELL

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La posizione di Pell su Benedetto XVI

Da quando dall’Australia è tornato a Roma da uomo libero, Pell è andato a visitare il Papa emerito Benedetto XVI: «Stimo la sua teologia e sono nella sua linea dottrinale. Credo e spero che nel futuro sarà proclamato Dottore della Chiesa».

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“Protocolli per un Papa che va in pensione”

Lo stesso Papa emerito del quale, nel suo “Prison Journal”, il diario scritto durante i primi cinque mesi dei tredici trascorsi in carcere in Australia con la falsa accusa di pedofilia, ha chiesto una regolamentazione del ruolo e del titolo perché «l’unità della Chiesa non è automatica»: «Non ho trovato una sola persona qui a Roma che non pensi che ci debbano essere protocolli per un Papa che va in pensione» (La Stampa, 17 dicembre).


Cardinal George Pell

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