Aleteia logoAleteia logoAleteia
venerdì 29 Marzo |
Aleteia logo
Storie
separateurCreated with Sketch.

Memé, tetraplegica: “Tutte le vite hanno senso”

sedia a rotelle

Shutterstock | HTWE

Javier González García - pubblicato il 16/12/20

La splendida testimonianza di Memé Alsina, una donna di 40 anni tetraplegica da quando ne aveva 2, che sa bene cosa significhi vivere e soffrire

Memé Alsina – le piace essere chiamata Memé –, ha 40 anni, è l’ultima di sette figli e vive a Barcellona. Quando aveva appena due anni e mezzo, un virus le ha colpito il midollo spinale. Da quel momento la vita di tutta la famiglia è cambiata.

All’inizio i medici hanno detto ai genitori che non sarebbe sopravvissuta, poi che avrebbe dovuto vivere in ospedale collegata a un respiratore. “I miei genitori non si sono arresi, e hanno continuato a lottare”, dice. La loro bambina è tornata a casa, ma era diventata tetraplegica.

Memé dice che “non è facile avere una bambina di due anni che non cammina e sta piuttosto male”. Ha però frequentato una scuola normale, e poi ha studiato ciò che voleva in un’università pubblica. Ora lavora con il computer, che gestisce con la minima mobilità che ha in uno dei polsi.

“Tutto quello che faccio mi piace, perché non mi propongo quello che non posso fare”

Memé non ha mai giocato a calcio, né ha mai preso parte a una corsa o fatto nuoto, ma è stata una bambina come qualsiasi altra. Ha avuto dieci anni, è stata adolescente, e poi universitaria…

“È vero che ci sono cose che non ho potuto fare, ma visto che so che non le posso fare non le pongo nemmeno all’orizzonte. So che non farò una cosa o che non salirò su una montagna, e quindi non mi attira. Tutto quello che faccio mi piace, perché non mi propongo quello che non posso fare”.

“Non posso neanche partecipare a una finale di Champions, né comprarmi una Ferrari… e questo non mi rende infelice”.

Memé riesce a capirlo molto meglio di molte altre persone. “Mi piace molto una frase di Santa Teresina: ‘Nella vita bisogna scegliere tutto’. Ed è così. La vita va scelta, nel bene e nel male. Si gioisce per il male e si soffre per il bene… ma insegna”.

Memé lavora in una libreria di Barcellona, vive con i genitori e la sua casa è come tutte le altre. La mamma la aiuta a mangiare e la portano nella sua stanza quando ne ha bisogno. E tutti vivono la cosa in modo naturale.


LUIS DE MOYA

Leggi anche:
Luis de Moya, il sacerdote tetraplegico che amava la vita

“Nella vita soffriamo tutti”

“Tutta questa storia che bisogna evitare la sofferenza… Credo che la sofferenza arriverà. Nella vita soffriamo tutti. Bisogna essere preparati e approfittare di quei momenti per unirci a chi soffre. Sono momenti in cui, se si ha fede, ci si unisce di più a Cristo, perché si sa che quando si soffre Egli soffre con noi”.

Guardandola “la gente dice ‘Poverina’…, ma vorrei dire che non c’è motivo di dirlo perché ho avuto molta fortuna. Se mi conoscessero non lo direbbero”. Ed è vero. La sua famiglia le vuole bene e la ammira. Hanno imparato tutti da lei, e a nessuno pesa aiutarla nelle sue necessità.

“Mi dispiace perché so che molta gente può gettare la spugna appena l’opportunità di porre fine alla propria vita… Credo che un malato venga aiutato, ma allo stesso modo possa aiutare chi gli sta accanto. Vorrei andare da tutte le persone che pensano che la loro vita non abbia senso e dire loro: ‘Non è così!’ Deve avere un senso, bisogna cercarlo. Tutte le vite hanno senso”.

Memé Alsina ha concluso l’intervista realizzata da Javier González per la serie Vividorescon una dichiarazione molto chiara: “Tra la famiglia, la fede e il fatto di avere tutto, sono una persona per la quale la vita è splendida”.

Tags:
dignitàdisabiledonnevita
Top 10
See More