Una famosa foto del capo lo mostra con un crocifisso intorno al collo. Toro Seduto era cristiano?
Il grande Toro Seduto, indiano lakota (sioux) vincitore nel 1876 della famosa battaglia di Little Big Horn, era cristiano?
Il personaggio incarna in tal modo la causa amerindia che l’idea che potesse condividere la religione dei coloni bianchi potrebbe sembrare assurda. Non ha forse detto, del resto, “Preferisco morire da indiano che vivere da bianco”?
Il blogger cattolico statunitense Taylor Marshall sospetta che questa croce fosse sufficientemente scomoda per far sì che i manuali statunitensi di storia la troncassero sistematicamente, restringendo la fotografia del capo indiano… Ma questa croce è parte della storia!
L’amico “Tunica nera”
Toro Seduto diffidava dei coloni e dell’esercito statunitense. Vedeva quanto fossero disprezzati gli amerindi, ed era terrorizzato dalla strage di bufali e dalla distruzione del suo mondo.
Conosciamo la sua frase: “Quando avranno tagliato l’ultimo albero, contaminato l’ultimo ruscello, pescato l’ultimo pesce, allora si renderanno conto che il denaro non si può mangiare”.
Non per questo, però, era diffidente nei confronti di tutti i bianchi. Come molti Sioux dell’epoca, aveva buoni rapporti con i Franco-Canadesi, che commerciavano con la sua gente, e divenne anche amico di uno di questi uomini bianchi, “Tunica nera”, il sacerdote gesuita Pierre-Jean De Smet.
De Smet fu un instancabile missionario amante degli indigeni – nella sua vita avrebbe percorso ben 290.000 chilometri –, e occasionalmente svolgeva il ruolo di arbitro per porre fine ai conflitti tra tribù. Riuscì anche a raggiungere un’importante tregua tra la feroce tribù dei Piedi Neri e quella delle Teste Piatte.
Si interessò alla loro religione e inserì la nozione del “Grande Spirito” nella sua predicazione. Cercò anche di costruire delle “reducciones” (piccoli nuclei di popoli indigeni convertiti al cristianesimo) a Ovest a immagine delle esperienze latinoamericane.
Il sacerdote colpì gli Statunitensi con la sua capacità di circolare tra tribù ostili senza essere minacciato. Il generale Stanley scrisse che “solo padre De Smet, tra tutti i bianchi, poteva andare da quei crudeli selvaggi e tornare sano e salvo”.
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Amico degli indiani
Nel 1851, fu questo sacerdote a convincere i capi sioux a firmare il trattato di Fort Laramie, che li costringeva ad accettare il passaggio dei coloni bianchi ma trasformava in santuario alcuni dei loro territori, incluse le Colline Nere, considerate sacre dai Sioux.
Fu probabilmente durante quegli incontri che il sacerdote diede il crocifisso a Toro Seduto. Purtroppo, il trattato venne violato poco tempo dopo per via della scoperta dell’oro sulle Colline Nere.