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Salvò 3 bambini durante la guerra, li ha ritrovati e incontrati 77 anni dopo

MARTIN ADLER, AMERICAN, SOLDIER

Euronews | Youtube

Annalisa Teggi - pubblicato il 26/08/21

Il soldato Martin Adler ha incontrato all'aeroporto di Bologna quelli che furono i 3 piccoli bambini che salvò in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ricongiungimento è una parola che tocca corde profonde, i lockdown ce ne hanno fatto sentire la bruciante mancanza. Forse è anche per questo che un anziano ex soldato americano ha sentito il bisogno di sapere che ne è stato dei 3 bambini che incrociò mentre combatteva in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. L’appello di Martin Adler ha mobilitato molte persone per rendere possibile un ricongiungimento a 77 anni di distanza.

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Lieto fine

A 96 anni suonati ha preso un aereo per venire in Italia. Pochi giorni fa l’ex soldato Martin Adler è atterrato a Bologna e si è trovato di fronte Bruno, Giuliana e Mafalda Naldi, 3 anziani che ricordava bambini.  Ha portato loro in dono del cioccolato, si sono abbracciati. È l’ultimo tassello, il lieto fine, di una storia cominciata durante la guerra. 

Che ne è stato di chi ho lasciato in un paese pieno di ferite e sotto le bombe? Questa la domanda che ha spinto Adler a ricostruire una scena sepolta nella sua memoria. 

Sulla Linea Gotica

Originario del Bronx, oggi Martin Adler ha 96 anni e vive in Florida. Un ricordo lontano, di quando fu soldato in Italia nel 1944, lo ha spinto a diffondere un messaggio via web. Molti giornali italiani hanno ospitato la sua storia, che sembra proprio uscita da un libro di Dickens sul Natale.

Il giornalista reggiano Matteo Incerti ha pubblicato una richiesta sulla sua pagina Facebook, facendosi portavoce insieme alla figlia dell’ ex-soldato Adler di un desiderio rimasto sempre in sospeso. C’è una foto in cui l’appena ventenne Adler, in tenuta militare, abbraccia tre bimbi sorridenti. Dietro quell’immagine c’è una storia sorprendente. Martin e il suo compagno di reggimento John Bronsky erano stati mandati a perquisire le case di un paese dell’Appennino, per verificare se ci fossero tedeschi che si nascondevano.

Entrammo in quell’abitazione. C’era un grande cestino di legno dal quale uscivano strani rumori. Io e John avevamo già il dito sul grilletto pronti a sparare, potevano esserci dei tedeschi. Poi – continua Adler – un urlo e una donna che corse incontro urlando “bambini, bambini!”. Era la loro mamma! Ci fermammo e da quel grandissimo cesto sbucarono tre splendidi fanciulli, due bimbe e un bimbo. (da Corriere)

CHILDREN, VINTAGE
Everett Collection | Shutterstock

In quell’istante decisivo, la logica brutale della guerra fu disinnescata. Ci fu un incontro, dove poteva esserci una strage. Era un giorno come tanti tra il settembre e l’ottobre del 1944 lungo la Linea Gotica nell’Appennino Tosco-Emiliano. Martin non ricorda il nome del paese, ma ricorda quei volti.

Lui e il suo compagno misero via le armi e tirarono fuori i sorrisi, chiesero alla mamma di poter scattare una foto. Lei li cambiò, facendo indossare ai figli gli abiti buoni della domenica e la foto che ne uscì è rimasta tra i ricordi indelebili di quel soldato. Che poi continuò a combattere, che poi fu ferito e che contribuì alla liberazione dell’Italia. L’incontro fortuito con quei tre bambini fu l’unico spiraglio buono nell’inferno della guerra – ricorda oggi Adler.

Sono ancora vivi?

La pandemia è una specie di guerra, diversa da quella combattuta con le armi in terra straniera. Ci ha fatto fare brutalmente i conti con le perdite, con la nostra fragilità, ha fatto a pezzi il delirio di onnipotenza. Di contro, è stata l’occasione per fare un appello umano più sincero: ci siamo guardati attorno, abbiamo ringraziato anche per quei legami che davamo per scontati. Lo sfondo nero ha sempre l’effetto di mettere in evidenza le presenze luminose che si stagliano contro di esso.

Dal buio del passato l’ex soldato Martin Adler ha tirato fuoi quei 3 bambini, che lasciò piccoli e indifesi in un’Italia in guerra:

Sono ancora vivi? – si chiede –. C’è qualcuno che si riconosce? Forse loro, o i loro figli. Mi piacerebbe parlare con loro e perché no quando finirà questo virus incontrarci di nuovo e abbracciarci. Proviamoci, sarebbe una favola di Natale ritrovarci tutti insieme.

Le loro vite si sono toccate per qualche ora, una parentesi di bene in mezzo a un orizzonte di violenza e morte, poi ognuno è andato per la sua strada. Era una storia sospesa che meritava qualche capitolo in più. Le redazioni de Il Resto del Carlino e de La Nazionesi sono date da fare per diffondere il messaggio. Adler non ricordava esattamente il luogo, doveva essere ai confini tra Emilia Romagna e Toscana tra le valli del Santerno e del Sillaro.

E dopo pochi giorni, ecco la risposta. Tre fratelli, ancora tutti vivi, di Castel San Pietro Terme (in provincia di Bologna) si sono riconosciuti nella storia e nella foto. Dopo l’incontro virtuale, a 8 mesi di distanza è stato realizzato il sogno di un incontro di persona.

Sotto gli occhi di Dio

All’appello sulla pagina di Matteo Incerti ieri si era aggiunto un altro video che l’ex soldato americano ha fatto avere alla redazione del Resto del Carlino. Dalla sua casa in Florida ha ricordato una volta di più il momento dell’incontro sorprendente con quei tre bimbi usciti dalla cesta e si chiede che cosa ne sia stato della loro vita:

Spero abbiano fatto qualcosa di particolare, di spettacolare nella loro vita. Perché Dio stava guardando a noi quattro, o meglio a noi cinque in quel momento, quando quei bambini saltarono fuori così spaventati.

SOLDIER, KNEELING
Shutterstock

Dio era lì, ci guardava – nota Martin Adler. E s’intuisce che lo dica non intendendo che Dio assisteva inerte alla scena o pronto ad appuntare un eventuale gesto violento dei soldati. Dio era lì come presenza silenziosa e sempre alleata dell’uomo anche nei momenti peggiori della storia.




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Armati fino ai denti, noi lo siamo anche se non c’è nessun conflitto militare in corso. Siamo pronti a sparare contro quello che ostacola il sentiero su cui camminiamo. E’ una prova e una tentazione quotidiana, sparare a vista dando il nome di nemico a qualsiasi ombra.

Ma se il velo cade, se per un attimo ci si mostra che chi abbiamo di fronte è spaventato e indifeso – cioè tale e quale a noi – siamo disposti a vederlo? È questo il punto della storia di Martin Adler che più mi colpisce, quell’attimo in cui la libertà può decidere se guardare prima di sparare. Che Dio sia lì, mi viene da pregare. Che sia compagno della mia libertà, che non la lasci sola a prendere la mira come un cecchino.

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