Entrando nella cattedrale lignea di Paramaribo, in Suriname, non vengono sorpresi soltanto gli occhi ma anche le narici. Il fedele è subito accolto da un dolce odore speziato di cedro, materiale utilizzato per la costruzione della chiesa. All’epoca della sua costruzione, tra il 1883 e il 1885, il Suriname non possedeva neanche una fabbrica di mattoni: per ovviare a questo deficit, la città si rivolse allora a una risorsa che possedeva in abbondanza – il legno della foresta tropicale.
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All’esterno, la facciata è rutilante: è stata costruita con un legno estremamente solido, un cedro che dà sul rosso, e ricoperta da una pittura gialla e blu intenso. Un legno molto solido e resistente che è stato utilizzato anche per i pilastri interni, anche se questi ultimi sono stati ricoperti con un cedro dall’aspetto più rustico per variare l’estetica. Mescolando gli stili, la chiesa presenta sia forme neo-romane (archi a tuttosesto) sia pure delle allures neo-gotiche, com’è il caso in questi campanili esterni.
Dopo più di vent’anni di abbandono, alla fine del secolo scorso la cattedrale stava per scivolare verso la rovina, divorata com’era dagli insetti, ma nel 2002 sono stati avviati dei lavori di restauro e, dopo otto anni di lavoro, essa è stata ripristinata all’antica bellezza per la gioia dei cattolici del Paese (circa il 20% della popolazione). Basta dare un’occhiata attenta all’interno per notare le parti nuove, dai colori più chiari.
Nel 2014 papa Francesco decise di conferire alla cattedrale il rango di basilica minore. All’interno riposano le spoglie di Pierre Donders, un missionario olandese sbarcato in Suriname nel 1842. Per quasi 30 anni, egli si è dedicato alle cure dei lebbrosi della città di Batavia, collocata nei pressi di Paramaribo. È stato beatificato nel 1982 da Giovanni Paolo II.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]