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La tecnica segreta dei genitori Inuit per far fronte ai capricci

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Cerith Gardiner - pubblicato il 09/12/20

Questa tradizione del Nord è uno strumento efficace per gestire la rabbia, soprattutto con i più piccoli

In buona parte del mondo occidentale, i genitori tremano di fronte ai “terribili due anni”, quello splendido momento nella vita di un bambino in cui trova la voce per esprimere il proprio disappunto con chiunque stia lì ad ascoltarlo. Può essere snervante, ma c’è un modo per affrontare questo dilemma genitoriale, e viene dal Nord.

Negli anni Sessanta del secolo scorso, un’antropologa 34enne, Jean Briggs, partì per un viaggio di 17 mesi al Circolo Polare Artico. Vivendo in un ambiente in cui mancavano tutti i comfort a cui era abituata, compreso un tetto sulla testa, la Briggs è sopravvissuta grazie alla gentilezza di una famiglia Inuit che l’ha accolta in casa propria. Durante il suo soggiorno tra gli Inuit, la Briggs ha constatato un fenomeno sorprendente: quel popolo ha una capacità straordinaria di controllare la rabbia.

“Non hanno mai agito con rabbia nei miei confronti, anche se erano molto arrabbiati con me”, ha affermato la Briggs in un’intervista al Canadian Broadcasting Corp.

L’antropologa ha scoperto che mostrare segni di rabbia veniva visto come una debolezza, o considerato un atteggiamento infantile, riferisce NPR.

La Briggs ha documentato alcune occasioni in cui perdere le staffe sarebbe sembrato più che comprensibile. Una lenza che aveva richiesto giorni per essere realizzata si è rotta al primo utilizzo. La risposta misurata: “Cucila”.

Una teiera bollente è caduta su tutto il pavimento di un igloo danneggiandolo, ma non ci sono state reazioni estreme. La persona che l’ha rovesciata l’ha solo ripresa e ne ha preparata un’altra. Sono entrambe reazioni particolari quando si pensa al lavoro manuale che richiede la realizzazione di igloo e lenze.

In confronto a questi atteggiamenti, la Briggs sentiva i suoi accessi d’ira come antisociali, paragonandoli a quelli di un “bambino capriccioso”, e si chiedeva come facessero gli Inuit a crescere adulti con queste caratteristiche.

La Briggs ha riferito di un’occasione in cui ha visto una madre giocare con un bambino piccolo sulla spiaggia. La mamma ha detto al bambino di colpirla con una pietra, e poi di colpirla più forte (potrebbe non essere una lezione che volete scegliere per i vostri figli…) Ha detto semplicemente: “Oh, fa male”. La risposta calma della madre quando si è fatta male è stata la lezione che cercava di insegnare al figlio. Non si è arrabbiata e non ha alzato la voce.

Nel resoconto di NPR, un altro viaggio al Circolo Polare Artico ha rivelato più elementi dietro queste pratiche genitoriali apparentemente singolari. In un incontro con gli anziani, è stato rivelato che gli Inuit hanno una regola genitoriale d’oro: “Non gridate con i bambini piccoli”.

Una mamma, Lisa Ipeelie, che ha 12 fratelli, ha spiegato: “Quando sono piccoli, alzare la voce non serve. Vi farà solo aumentare la pressione”. È perfino il caso in cui un bambino morde o fa male a un genitore. La logica dietro questo fatto è se il bambino sta ricorrendo a questo comportamento è perché c’è una questione sottostante che dev’essere affrontata, e con calma.

Questo è stato confermato dalla ricerca della Briggs: “Tradizionalmente, gli Inuit ritengono umiliante gridare con un bambino piccolo. È come se l’adulto facesse un capriccio; fondamentalmente si tratta di abbassarsi al livello del bambino”.

La psicologa clinica e autrice Laura Markham sostiene l’efficacia di questo approccio calmo. “Quando gridiamo con un bambino – o lo minacciamo con cose del tipo ‘Sto iniziando ad arrabbiarmi’, stiamo allenando il figlio a gridare. Lo stiamo allenando a gridare quando si arrabbia e a pensare che gridare risolva i problemi”. I genitori insegnano ai loro figli la regolamentazione emotiva, e quindi più è positiva la lezione, migliore è il risultato finale.

L’importanza del fatto di raccontare storie

Ci si potrebbe comunque chiedere come gli Inuit insegnino ai propri figli a comportarsi come si deve, o anche ad essere sicuri. È grazie allo splendido dono di raccontare storie insito nella cultura. La tradizione orale è forte, e ai bambini vengono raccontate delle storie per dissuaderli dal comportarsi male o dal mettersi in pericolo, come nel caso del mostro marino che verrà e porterà via il bambino che si inoltra troppo in mare.

Queste storie possono anche spaventare: “I nostri genitori ci dicevano che se uscivamo senza il cappello le luci del nord ci avrebbero staccato la testa e l’avrebbero usata come pallone da calcio”, ha condiviso la produttrice cinematografica Myna Ishulutak. Alle orecchie di molti potrebbe sembrare una cosa estrema.

La psicologa Deena Weisberg crede che “i bambini imparino bene attraverso narrazioni e spiegazioni. Impariamo meglio attraverso le cose che riteniamo interessanti, e le storie, per loro natura, possono avere molti aspetti ben più interessanti delle semplici dichiarazioni”. È interessante che la Weisberg affermi che le storie che prospettano un pericolo hanno ancor più presa sui bambini.

Tra gli Inuit raccontare storie va oltre. Se un bambino fa qualcosa che non dovrebbe fare, come picchiare o mordere, i genitori aspettano che si calmi, e poi reagiscono a quel comportamento in tono giocoso, includendo l’atto doloroso che può aver fatto male. Vedendo le conseguenze in modo calmo, il bambino impara la forza emotiva.

Questo prepara anche il bambino nel caso in cui gli accada qualcosa che induce alla rabbia. Ricorda la risposta calma del genitore e agisce in base a quella. È molto più facile parlare a un bambino prima di un evento che potrebbe provocare una reazione accalorata che farlo quando è nel bel mezzo di una di esse.

Il lavoro di vari psicologi e antropologi che hanno studiato la cultura Inuit è affascinante, e potete scoprirlo maggiormente qui. Una cosa interessante per le famiglie cattoliche è che la Bibbia offre una miriade di insegnamenti essenziali attraverso parabole e altre storie che possono essere insegnate ai bambini nello stesso modo in cui gli Inuit fanno affidamento sul loro mostro marino. Se raccontiamo ai bambini storie che li aiutino a comportarsi bene, le trasmetteranno alle proprie famiglie.

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