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Per questo Natale, regalati un Master in scienza e fede!

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di Melissa Maioni

L’Istituto Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” offre la diciannovesima edizione del Master in Scienza e Fede, il quale forma parte del Progetto STOQ (Science, Theology and the Ontological Quest), sotto gli auspici del Pontificio Consiglio della Cultura e in collaborazione con altre università pontificie di Roma e con le facoltà di Teologia, Filosofia e Bioetica dell’Ateneo.

Il rapporto tra scienza e fede è un tema con cui ci si confronta sempre più spesso: da una parte, gli incessanti sviluppi della scienza e della tecnica suscitano nuove ed urgenti questioni etiche ed antropologiche; dall’altra, ci troviamo di fronte al cosiddetto pluralismo culturale e religioso, che suscita il bisogno di proporre punti d’incontro verso il dialogo e la comune ricerca della verità.

Per saperne di più, abbiamo intervistato padre Rafael Pascual, professore ordinario di Filosofia dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” e già direttore dell’Istituto Scienza e Fede.

La sete di conoscere, di possedere il segreto della realtà, di dominare sulle leggi che compongono la materia non ha mai trovato piena soddisfazione nell’intelligenza umana. C’è sempre qualcosa di “nuovo” da scoprire. Non si arriva mai alla fine. L’umanità raggiungerà mai una conoscenza totale e completa?

Padre Rafael Pascual: Forse, parafrasando un noto filosofo della scienza del secolo scorso, Karl Popper, potrei rispondere che “la ricerca non ha fine”. Sicuramente sempre c’è qualcosa di nuovo da scoprire, e questo credo sia qualcosa di bello. Siamo degli esploratori del sapere, e abbiamo sempre l’opportunità di fare qualche nuova scoperta, per il bene dell’umanità. Ogni nuova scoperta ci porta sempre più lontano.

Arriva sempre un momento nella ricerca scientifica dove lo scienziato, dopo aver analizzato e appreso molto del fenomeno studiato, va oltre la misurazione ed inizia a domandarsi: perché? Perché esiste l’uomo? Perché si muore? Dove possiamo trovare queste risposte? Chi ci può rispondere?

Padre Rafael Pascual: Credo sia naturale che vengano fuori queste domande, perché, non possiamo dimenticarcelo, lo scienziato è, anzitutto, un essere umano, e come tale non può non farsi queste domande. È per questo che all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum abbiamo voluto creare e offrire un percorso di studi idoneo per venire incontro a queste domande e ampliare gli orizzonti della ricerca con un programma accademico serio, ampio, come un Master in primo livello di Scienza e Fede, il quale quest’anno si trova nella sua diciannovesima edizione

La nostra società predilige lo studio delle scienze, investendo diversi capitali e risorse nella ricerca. Ma la scienza ha indagato su tematiche quali l’esistenza dell’anima? Questa può essere oggetto della scienza? E nel caso che questo non sia possibile, si dovrebbe fare ricorso ad una specie di atto di fede?

Padre Rafael Pascual: In realtà la scienza oggi, nello specifico la biologia, non parla dell’anima, perché non è una realtà di cui si possa fare esperienza nel laboratorio. Questo non vuol dire che l’anima non esista, e nemmeno che sia necessario fare un atto di fede nei suoi confronti. L’anima può, e secondo me deve, essere oggetto della filosofia, che si muove sul piano della ragione, sebbene con metodi diversi di quelli delle scienze naturali, che sono sperimentali. Non dimentichiamo che dell’anima si parlava già dall’antichità, con filosofi dal livello di un Platone e di un Aristotele, quindi non in un contesto di religione o di fede, ma di ragionamento e dimostrazione di carattere “naturale”. Il “De anima” di Aristotele faceva parte del suo “corpus physicum”.

Il rapporto tra scienza e fede è considerato problematico. Sono due ambiti che sembrano essere contrapposti e talvolta non in grado di dialogare. Ci sono limiti nella scienza? La fede non è una limitazione alla scienza? Perché non è lecito fare tutto ciò che la tecnica ci permette?

Padre Rafael Pascual: È vero che ci sono alcuni che considerano problematico, quasi in modo costitutivo e quindi inevitabile, il rapporto tra scienza e fede. Tuttavia non credo che questo sia corretto. Se noi vediamo la storia della scienza, tanto per fare un esempio, vediamo come ci sono tante figure fondamentali nelle quali non ci sono stati conflitti di sorta per mettere insieme, nelle loro stesse persone, una fede sincera e profonda e un livello scientifico fuori discussione. Per fare qualche nome, tra scienziati credenti, possiamo citare Galileo, Keplero, Pascal, Newton, Lagrange, Volta, Ampère, Faraday, Pasteur, Maxwell, Planck, Marconi, Lejeune… E tra credenti (ecclesiastici) scienziati, nomi come Alberto Magno, Copernico, Mariotte, Boscovich, Stensen, Spallanzani, Stoppani, Secchi, Mendel, Florenskij, Mercalli, Lemaître, fra tanti altri che si potrebbero citare.

D’altra parte sì, ci sono sicuramente limiti nella scienza, alcuni intrinseci allo stesso metodo scientifico (la scienza non può entrare nel merito di ciò che non sia sperimentale, perché appunto fuori dall’orizzonte del suo metodo). Per questo stesso motivo, la fede non può essere vista come una limitazione per la scienza, perché si muove su un piano diverso, riguarda proprio, come dice la Lettera agli Ebrei, “le cose che non si vedono” (Eb 11,1). Quindi non esiste una specie di “concorrenza” fra scienza e fede, ma ci deve essere invece una collaborazione, perché ambedue ci aiutano a capire meglio la realtà, che è molto più ricca e profonda di quanto possa rappresentarci la scienza da sola.

Poi c’è anche la domanda o l’istanza etica, alla quale accenna alla fine della sua domanda. Non è lecito fare tutto quello che tecnicamente è possibile fare. Anche qui richiamerei il fatto che ho detto prima: da una parte lo scienziato è un essere umano, e quindi la scienza e la tecnica, come attività umane, non possono scappare dalla dimensione etica: lo scienziato deve fare scienza, e deve applicare la scienza nella tecnica, in modo responsabile. Inoltre, la scienza e la tecnica devono essere portate avanti per il bene dell’uomo, e non contro di esso. Quando queste verità fondamentali si dimenticano, vengono fuori tanti mali e tanti danni, come possiamo constatare nel mondo in cui viviamo.

 

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