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Siamo in corsa e non di corsa! Me lo ha ricordato una vespa (ahi!)

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Di lzf|Shutterstock

MIENMIUAIF - MIA MOGLIE ED IO - pubblicato il 02/12/20

Dalla nuova penna pungente di Serena Di, il racconto da oltreoceano del doloroso e benefico incontro con una vespa e di quello che è meglio fare nella vita: via dal divano (salvo riposo veramente ristoratore) e di corsa verso l'ideale di vita che solo Cristo incarna.

by la nostra inviata da Boston, radical chic pentita, Serena Di

Ape o vespa?

Ahi! Mi ha punto una vespa. Non preoccupatevi, non sono allergica, almeno credo, ho chiamato mia madre e mi ha detto che mi è già capitato, avevo un anno ma forse non era una vespa, era un’ape. «Sì mamma sono sicura, era una vespa, no, non so se è morta, spero di no, e no, non ho visto se aveva un addome peduncolato e affusolato (ma cos???)… Sì, di questa stagione, mamma, no, non l’ho guardata male, è spuntata fuori dal nulla e zac! Ero al parco, sì oggi a Boston c’è il sole e no, non so dirti che temperatura fa perché non mi ricordo mai la conversione tra Fahrenheit e Celsius e ora scusami ma devo correre a casa e fare una ricerca su Google per capire se sto morendo. Chiamare il medico? Vabbè a dopo mamma». Anche a voi capita di accarezzare il melodramma quando parlate con le vostre madri?

Medico o Google? Mamma

Sono Serena Di, e nel caso ve lo stiate chiedendo, ci tengo a tranquillizzarvi, non sono una nuova trapper, né la Melissa P. cattolica. Sono una semplice tizia che è stata punta da una vespa a Boston, negli Stati Uniti, dove tutto è più grande e anche le vespe, non grandi quanto le vespe assassine ma non vorrei divagare troppo. Dunque, da quello che dice Google pare che a pungermi sia stata una vespa, non un’ape. Incredibile quanto alcune cose sembrino somigliarsi per poi rivelarsi completamente diverse, c’è differenza tra vespe e api, c’è differenza tra Google e il medico. La puntura è abbastanza dolorosa ma anche le vespe, come il resto delle bestiole a questo mondo, avranno certamente la loro funzione.




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Le vespe che tormentano gli ignavi

Infatti mi hanno fatto ricordare che avevo letto la parola «vespe» proprio la sera prima. «Ecco dove! Divina CommediaInferno, Canto IIINo, marito, non stavo parlando con te». Quanto vorrei confermarvi che tra me e mio marito ci sussurriamo versi della Divina Commedia, al crepuscolo, a lume di candela, nelle segrete del nostro bilocale. Ma la realtà è meno romanticaLeggo la Divina Commedia per lavoro e uso una lampada Churchill, come fanno tutti i bibliofili del New England.

Ieri ero al Canto III, quello che parla, tra le altre cose, degli ignavi. Ve li ricordate? Sono quelli che in vita non si sono mai schierati, né dalla parte del bene, né dalla parte del male, adeguando la loro opinione a quella del potente di turno, del pensiero dominante, e per punizione il Sommo Poeta gli ha appioppato un contrappasso molto “gore”, come dicono qui. Dato che in vita non hanno versato una sola goccia di sangue, per nessuna causa, così, dopo la morte, sono costretti a versarne continuamente, correndo dietro a una specie di banderuola, inseguiti e punti da uno sciame di mosche e vespe, che non dà loro tregua. Ma non vorrei indugiare in dettagli macabri, altrimenti passo per la solita oscurantista medievale, anche se a ben vedere il prof Barbero spopola su YouTube con lezioni dove ricorda più volte che il Medioevo era tutt’altro che un’epoca oscurantista (chissà perché quelli che usano la parola «medievale» credendo che sia offensiva, sono gli stessi che usano anche l’espressione «analfabeti funzionali»).

Dante e Papa Francesco concordano: alziamoci dal divano

Mi concentro solo su questo verso: «che mai non fur vivi», ovvero, gli ignavi sono persone che non vissero mai veramente. Parole simili a quelle dell’omelia di Papa Francesco, l’omelia del 22 novembre, rivolta ai giovani, pensata per spronarli a «non rimanere parcheggiati ai lati della vita»,a non rinunciare ai grandi sogni, a imparare a essere liberi, a svincolarsi dal pensiero dominante che riduce la felicità a divertimento. «Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti». In corsa verso traguardi alti, non in corsa dietro una banderuola, in attesa del prossimo week end o aperisushi, come ero io fino a poco tempo fa, perennemente insoddisfatta, sempre impegnata, in corsa verso l’ultimo lavoro prestigioso, le vacanze, i vestiti griffati, i fidanzati scemi, e poi basta perché se no vi svelo troppo nel primo articolo e i Mienmiuaif non me ne pubblicano altri.


BAMBINI, ZAINO, BOSCO

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Siamo in corsa e non di corsa

Sempre in corsa, e pensare che è servita una puntura di vespa a ricordarmelo, si vede che sono recidiva. A voi, se capitasse mai di essere punti da una vespa, non seguite il mio esempio, e nel dubbio, prima che Google vi diagnostichi anche la peste bubbonica, fatelo uno squillo al medico. Quanto a me, per oggi me la caverò. Fa male, ma sono ancora viva.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA MIENMIUAIF MIA MOGLIE ED IO

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