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Come divento capace di amare davvero? Se mi lascio svuotare

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Semplici scatti - pubblicato il 30/11/20
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Capita anche a voi di salvare parole e intuizioni in attesa che sprigionino la loro forza chiarificatrice nella vostra vita? Di Francesca Centofanti

 

Cosa che amo fare, cose che devo fare

Ci sono cose nella mia vita che detesto fare, tipo stirare montagne di panni, cucinare un centinaio di pasti a settimana – se facciamo il calcolo esatto contando primo e secondo, saliamo a duecento. Appaiare calzini abbandonati e fare i compiti di matematica con il quarto figlio, mica per lui, la colpa è mia, che tutto quello che so circa l’argomento è che le graffe vanno prima delle quadre e le quadre prima delle tonde, poi quello che c’è dentro per me potrebbero essere pure patate.Però poi ci sono altre cose che faccio con un piacere immenso. Le mie passioni. Come il mio lavoro di insegnante; scattare fotografie e lavorarle successivamente; scrivere cose così tipo questa e infine, ma non ultimo, leggere.

 

Prendere appunti

Prima leggevo valanghe di libri, oggi il mio tempo è razionato.
Allora nelle mie ore d’aria, quando posso assumere finalmente una posizione orizzontale, non ancora definitiva (cioè spappolata sul divano, che mi sono comprata con l’estensione pensando appositamente a questi momenti), mi tuffo nella lettura di articoli, post, catechesi scritte. Mentre, quando sono in posizione verticale (anche se sempre guardando di sottecchi il divano che mi chiama reiteratamente), e sono in tante faccende affaccendata, sento gli audio e i video.
Ogni volta, mentre ascolto (o leggo) arriva puntuale – sbang! – quella frase che mi entra dritta dentro l’anima come un battito di mani troppo forte per non essere notato (capita a tutti, no?).

 

Cercare le parole o lasciarsi trovare

E non la voglio perdere, voglio fissarla alla memoria (che non ho), acchiapparla e tenermela stretta; allora la appunto dove capita. In cucina, sul telefono, sullo scontrino della farmacia, faccio un audio e lo mando a qualcuno assicurandogli di non preoccuparsi, che non sono impazzita, ma che oggi deve fare il mio backup umano.
E poi queste frasi restano lì. All’apparenza dimenticate. Ma all’improvviso spiccano fuori dalla testa, quando meno ci pensavi, e lo fanno nel momento giusto, nel momento in cui hai bisogno di sentirti dire proprio quelle parole. Sono loro che ti cercano.
E quando ti trovano diventano per te risposte, consigli, conferme. Insomma in un attimo assolvono al loro dovere fino a quel momento forse sconosciuto.

 

Come si fa ad amare gratis? Come ne divento capace?

Oggi, ad esempio, dopo aver fatto le lodi riflettevo su come sia difficile amare. Amare gratuitamente. Non amare per ricevere in cambio qualcosa, anche fosse solo un sorriso, un plauso, un figlio che ti obbedisce, il marito che ti cucina, la collega che ti dice grazie davanti a tutti.
Noi di solito amiamo così. Dal nostro amore donato, ci aspettiamo il contraccambio, anche fosse un impercettibile contraccambio.
E invece mi chiedo: sono capace di amare quando questo contraccambio non c’è? Zero. Vuoto assoluto. L’eco delle montagne trentine?
Ecco, mentre mi frullavano nel cervello queste riflessioni, all’improvviso dalla testa mi è uscita la frase, quella ‘sbang!’, quella che ‘chissà chi l’avrà detta?’ e quando, ma soprattutto ‘chissà dove l’avrò scritta?’
Provo nel notes del cellulare e digito: ca pa ci tà. Eccola lá!

Capacità vuol dire vuoto

«Capacità vuol dire “vuoto”: alle volte deve accadere qualcosa che ci scavi dentro un bel vuoto grosso per renderci capaci».

Non so chi l’abbia detta questa frase, perché uno dei miei difetti è scordarmi di scrivere l’autore. Ma quanta verità contiene!
Oggi questa frase mi ha cercato e mi ha trovato. È la risposta alla mia domanda: perché non sono “capace” di amare davvero?
È perché sono “piena” (ognuno ha il suo di pienone), perché non ho lasciato che quella croce, quella umiliazione, quel dolore, quella persecuzione, quell’insoddisfazione scavasse dentro di me un vuoto affinché io diventassi finalmente “capace”, capace di amare, capace di accogliere l’altro senza chiedergli di riempirmi.

(qualcuno si è appuntato la stessa frase e si ricorda di chi è?)

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BOG SEMPLICI SCATTI

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