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Un Avvento in pandemia: Dio verrà in un altro modo

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Shutterstock | Annado

padre Carlos Padilla - pubblicato il 30/11/20

Vedo i vuoti del cuore e il motivo per il quale cado spesso nelle compensazioni... e desidero che Dio plachi le mie paure e mi riempia di pace

Sarà un Avvento diverso, lo so, con abbracci e saluti natalizi diversi da quelli di prima, con assenze dolorose, paure più palpabili, dolori riconoscibili e giustificati, e stanchezza dopo tanto tempo di confino e pandemia.

Sarà un Avvento differente, e un Natale molto diverso da altri che ho vissuto. Mi preparo a riconoscere quel Dio che verrà a visitarmi in un altro modo, con altri passi, con un’altra voce.

E aumenterà il mio desiderio del fatto che questo Natale mi cambi davvero dentro. Che plachi le mie paure più nascoste e inconfessabili e mi aiuti a sentire che tutto andrà bene.

Dio vuole che confidi nella Sua promessa. In questo tempo ricordo che la mia vita è nelle mani di Dio, e questo è l’importante.

Non voglio pensare che tutto finisca quando sembra che niente vada bene. In mezzo alla notte brilla una luce. Sento che Dio è al mio fianco, che abbraccia la mia carne.

In attesa della pace

L’Avvento mi parla di qualcosa che deve venire e che devo aspettare. Più che di qualcosa parla di qualcuno, di una persona che può cambiare la mia vita per sempre, se glielo lascio fare.

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L’Avvento mi invita a desiderare quello che non ho ancora. Guardo il vuoto della mia vita, la sua incoerenza, e prendo coscienza di tutto quello che ancora mi manca per essere felice.

Vedo i vuoti del cuore e il motivo per il quale cado spesso nelle compensazioni. Ho un grande vuoto nel cuore.

Sono carenze della mia storia, della mia famiglia. Dentro di me è cresciuta l’insicurezza, e cerco sicurezze esteriori che compensino la mia mancanza di stabilità.

Nutro risentimenti per le ferite del passato. È la mia necessità di essere amato. E desidero allora che Dio compensi tutto, che mi riempia di pace e plachi le mie paure.

L’Avvento come opportunità

Questa realtà del mio cuore ferito mi esorta a chiedere a Dio di compiere un miracolo con me. Desidero un cambiamento nella mia vita che forse ancora non vedo.

Cerco una resurrezione dalla morte in cui mi sento a mio agio senza capire nulla. L’Avvento è un’opportunità che mi viene offerta per sperimentare un cambiamento che ancora non arriva.

È l’opportunità che ho per cominciare un nuovo cammino, una nuova tappa, e navigare in un nuovo oceano che si delinea davanti ai miei occhi.

WONDER
Frank Mckenna | Unsplash CC

Aspetto con ansia quello che ancora non possiedo, quello che Dio mi ha promesso come mio cammino di felicità. Anelo a una terra che ancora non conosco.

Desidero incontri che non intuisco nemmeno. Incontri profondi, autentici, sinceri. Sento dentro la necessità di toccare quel Dio nascosto che non conosco davvero.

Desiderando Dio nella pandemia

L’Avvento mi invita ad aprire le tende che oscurano la mia finestra. Desidero che Dio venga: “Oh, squarciassi tu i cieli, e scendessi! Davanti a te sarebbero scossi i monti”.

È un’occasione per accendere un fuoco dentro il freddo della mia anima. È il momento di aprirmi per toccare Dio nascosto in tutto quello che mi accade.

Non voglio che questi giorni di attesa sfuggano senza fare niente, senza compiere alcun passo. Sono giorni di desideri, di sogni. Voglio approfittare di ciascuno di loro come opportunità che Dio mi dà per cambiare dentro.

È un’opportunità che mi viene offerta perché la mia vita sia diversa, ma non domani, ma ora, in questo stesso istante.

In questo periodo mi fa vedere i miei difetti e le mie debolezze per crescere qui dove pensavo che non ci fosse speranza.

Posso essere una persona migliore, posso crescere in profondità, il mio amore e la mia dedizione possono aumentare.

Misericordia senza distanze

Non voglio pensare ai miei peccati e alle mie debolezze per crogiolarmici immerso nella mia tristezza.

Credo che non ci sia nulla di così terribile che mi impedisca di ricominciare da zero una volta che ricevo da Dio la misericordia come punto di partenza.

Smetto di recriminare per tutto ciò che faccio male ogni giorno, e inizio a ringraziare Dio per tutti i doni che mi fa senza che glielo dica.

La gratuità fa parte della mia storia, e io non sono così consapevole della generosità di tanti nei miei confronti. Non rendo grazie tanto quanto dovrei.

Ringrazio Dio in questo Avvento perché venga a farsi carne tra i miei, nella mia famiglia, nella mia casa.

Ascolto e mi identifico con il profeta: “Signore, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi siamo tutti opera delle tue mani”.

Speranze

L’Avvento è un tempo di sogni, di speranze, di gioie e di pace, di abbracci possibili in mezzo a questa pandemia che mi priva di tante cose.

Posso viverlo bene in modo diverso. L’Avvento mi aiuta ad alzare ogni mattina lo sguardo verso l’alto sperando in un cielo pieno di stelle e di sole. Grido a Dio: “Torna, per amore dei tuoi servi”.

Voglio che Dio volga il Suo volto verso di me. Ho sempre voluto vedere il Suo volto. Voglio che mi guardi e abbia misericordia della mia miseria.

Che ricordi che sono una delle sue pecore, delle più ferite e abbandonate, delle più perdute e sconsolate.

Voglio che mi doni la Sua misericordia e calmi le mie paure con un abbraccio, alzandomi sulle Sue spalle.

E glielo chiedo: “Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che hai reso forte per te, e noi non ci allontaneremo da te. Facci rivivere, e noi invocheremo il tuo nome”.

Riposare in Dio

Non mi allontanerò da Lui, perché da Lui viene la vita. So che l’Avvento è un’occasione per incontrare il Dio della mia vita e toccare il Suo amore che viene ad abitare tra noi.

Questa immagine riflette la realtà di questo tempo che inizia. Un Dio che viene ad abitare tra gli uomini. Quello che spera il cuore è riposare in Dio per sempre.

E ancor più pensare che Dio possa riposare in me, nella mia dimora, nella mia anima.

Desidero con forza la Sua venuta, che verrà a riempire tutti i miei vuoti interiori e a placare tutte le mie paure. Voglio aspettare forse quello che non accadrà in questi giorni, che forse accadrà più tardi, o magari mai.

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