di Silvana Ramos
Avrete sicuramente sentito parlare di Santa Teresina del Bambin Gesù e del suo cammino di infanzia spirituale, un cammino che consiste nell’assumere l’atteggiamento dei bambini e nel lasciarsi guidare nella vita abbandonati tra le braccia del Padre.
Diventare bambini di fronte a Dio, affidare la nostra esistenza a Lui, è un cammino esigente. Seguirlo risponde a una chiamata che dobbiamo discernere.
È uno splendido mezzo che abbiamo a disposizione per percorrere la via della santità, e costituisce l’eredità d’amore di questa santa nei confronti di Dio, la sua missione.
“Sento che la mia missione sta per cominciare: la mia missione di far amare il Signore come io l’amo, e dare alle anime la mia piccola via”, disse. “Sì, voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra. Ciò non è impossibile: nel seno stesso della visione beatifica gli Angeli vegliano su di noi”.
“Ma quando l’Angelo avrà detto: ‘Il tempo non è più!’, allora mi riposerò, potrò gioire, perché il numero degli eletti sarà completo”.
Diamo un’occhiata a questo cammino spirituale.
1. Piccolezza e debolezza
“Mamma, non posso. Sono piccolo”. Quante volte lo abbiamo sentito dire dai nostri figli! Senza volerlo, siamo testimoni di una pedagogia che ci mostra cosa significa sapersi piccoli e deboli, bisognosi dei genitori.
Questa piccolezza e debolezza è quella di cui ci parla la santa, e costituisce un vero cammino di umiltà. Come un bambino piccolo stupito da un mondo enorme davanti al quale si sente quasi insignificante.
Bisognosi della grandezza e del sostegno di Colui che ci ha donato l’esistenza. Una piccolezza che non affligge, ma si rallegra nella cura del Padre.
“Non mi affliggo – diceva – vedendo che sono la debolezza stessa, al contrario, in essa mi glorifico e mi aspetto giorno per giorno di scoprire in me nuove imperfezioni. Lo confesso: queste luci su di me non mi fanno meno bene di quanto ne farebbero se fossero luci sulla fede”.
2. Povertà
Come i bambini che in casa dei genitori sanno di non possedere niente, ma che comunque hanno tutto perché basta loro l’amore provvidente dei genitori. Quella consapevolezza di sapersi senza niente.
Di non possedere niente di proprio, di capire che tutto nella nostra vita è un dono gratuito dato da Dio. Santa Teresina ci chiama a questa povertà di bambini.
Sapendosi poveri, potersi aspettare tutto dal Padre. Poter vivere senza attaccamenti, dimenticando anche se stessi. Senza essere legati alle cose materiali, perché non si ha nulla, e poter così corrispondere pienamente ai mandati di Dio.
Essere come bambini che vivono nel momento presente e che non hanno bisogno di altro che della presenza vigilante del Padre che garantisce la propria vita e la propria sicurezza.
“Ho notato molte volte”, scriveva la santa, “Ho notato molte volte che Gesù non vuole darmi provviste, mi nutre ad ogni istante con un cibo freschissimo, lo trovo in me senza sapere in che modo è presente.
Credo semplicemente che sia Gesù stesso nascosto nel fondo del mio povero cuore a operare in me in modo misterioso e a ispirarmi tutto ciò che vuole che faccia nel momento presente”.