Aiuto alla Chiesa che Soffre e la presentazione del rapporto “Libera i tuoi prigionieri”“Al giorno d’oggi… un’infinità di persone è detenuta ingiustamente; come nel mio caso, il loro crimine è la fede a cui si rifiutano di rinunciare”.
Queste parole sono state pronunciate da Asia Bibi, la prima donna del Pakistan ad essere stata condannata a morte per blasfemia, e il suo messaggio ha a che vedere con la situazione dei cristiani perseguitati a causa della loro fede.
“È ora che i Governi agiscano. È ora di unirci a sostegno delle nostre comunità fedeli, vulnerabili, povere e perseguitate”, ha aggiunto.
“Non dobbiamo trovare riposo finché l’oppressore non ascolti finalmente il nostro grido: “Libera i tuoi prigionieri’”.
Asia Bibi ha trascorso quasi dieci anni in prigione prima di essere assolta. Ora il suo nome risulta tra quelli di chi ha sostenuto la campagna di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) durante il “Mercoledì Rosso”, il 25 novembre, quando sono stati resi noti dei risultati che provocano grande dolore.
“Libera i tuoi prigionieri”
La Fondazione Pontificia ACS è stata incaricata di presentare un rapporto che diffonde numeri drammatici circa i cristiani perseguitati nel mondo.
Intitolato “Libera i tuoi prigionieri”, tra le altre cose stabilisce che più di 300 cristiani in 50 Paesi del mondo vengono incarcerati ogni mese a causa della loro fede.
I Paesi protagonisti
Il rapporto, riportato anche da media come Vatican News, segnala che la situazione dei cristiani perseguitati è complessa soprattutto in quattro Paesi: Nigeria, Eritrea, Pakistan e Cina, sottolineando che il caso nigeriano è il più grave.
Dietro questi episodi ci sono arresti arbitrari e processi ingiusti, oltre alle condizioni deplorevoli delle carceri e perfino situazioni di tortura per spingere i cristiani ad abbandonare la propria fede.
Dal rapporto si deduce che spesso i sequestri in cui vengono richiesti riscatti culminano con l’assassinio di sacerdoti cattolici e pastori protestanti, e si ricorda anche la situazione delle giovani cristiane copte costrette a sposarsi con sequestratori non cristiani.
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Il coronavirus e i cristiani perseguitati
Secondo ACS, la pandemia ha avuto un “impatto devastante e senza precedenti”. Il coronavirus ha inciso anche sulla situazione dei cristiani perseguitati a causa della loro fede, ad esempio attraverso la chiusura dei tribunali, tema che interessa i cristiani in attesa di una sentenza, ma anche per via di una maggiore vigilanza e repressione con la scusa dei controlli e delle misure per combattere il virus.
Si sottolinea infine che la pandemia ha in qualche modo permesso ai persecutori di poter attaccare di più in un momento in cui l’attenzione era concentrata sull’emergenza sanitaria.