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Infermiera positiva al Covid partorisce senza poter abbracciare il figlio

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 25/11/20
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La storia di Cinzia, infermiera romana che avendo contratto il virus a fine gravidanza ha potuto abbracciare il suo Carlo soltanto dopo una settimana dal partoL’edizione del 17 novembre del quotidiano La Repubblica riporta la vicenda di Cinzia, un’infermiera romana positiva al Covid-19, non in quanto protagonista di una battaglia professionale contro il virus, ma in quanto neomamma che non ha potuto abbracciare il figlio proprio perché positiva al Coronavirus.

Infermiera positiva al Covid-19

Un’esperienza certamente non unica la sua, che in questi mesi di pandemia sono state costrette ad affrontare molte donne che hanno contratto l’infezione verso il termine della gravidanza.

Era febbraio del 2020, iniziavano ad arrivare negli ospedali i primi casi di Covid. Noi infermiere più anziane ci sentivamo completamente disarmate di fronte a questo virus sconosciuto. Il panico era totale. (Ibidem)

In questo momento di grande smarrimento avviene qualcosa da tanto sperato:

Erano quattro anni che desideravo con tutta me stessa avere un figlio. L’età avanzava e le esperienze passate mi avevano lasciato scioccata. Poi, il miracolo: incredibile ma vero, il test di gravidanza dà risultato positivo. (La Repubblica)

Cinzia smette di lavorare per non correre rischi

Si era in pieno lockdown con il contagio che si stava estendendo a macchia d’olio insieme all’aumento esponenziale dei decessi.

Subito mi tiro fuori dal lavoro: non potevo rischiare di perdere anche questo bimbo stavolta a causa di un maledetto virus. (Ibidem)



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Sei giorni prima del parto si sente male: è positiva al Covid-19

Cinzia, non più giovane, si sottopone a molteplici esami: tutto va come deve, tutto è normale.

Dentro di me comincio a pensare che la vita che sta nascendo in me ce la può fare. Inizio a prepararmi psicologicamente, a comprare vestitini, a preparagli la stanzetta. Ma sei giorni prima del parto inizio a stare male. (La Repubblica)

Il ricovero

I sintomi iniziali sono un malessere indefinibile, una strana tosse, palpitazioni, la difficoltà a respirare profondamente: i medici pensano ad un’embolia polmonare per cui viene immediatamente ricoverata.

Ma presto la diagnosi si rivela un’altra: Covid-19, il maledetto virus da cui aveva cercato in tutti modi di difendersi.

Nasce il figlio con taglio cesareo: “non lo posso neanche abbracciare”

Lunedì 12 ottobre Cinzia viene trasferita al Policlinico Gemelli e la stessa notte la sua compagna di stanza, Noemi, partorisce.

I miei sintomi peggiorano, non riesco a respirare e ho bisogno dell’ossigeno. Dopo due giorni nasce Carlo, con taglio cesareo. Un bimbo bellissimo, ma non lo posso neanche abbracciare e fuori non c’è nessuno ad aspettarlo, né padre, né nonni, nessuno. Una stretta al cuore. La notizia del lieto evento l’ho data io a mio marito e ci siamo ritrovati a piangere al telefono. È stato surreale. Meno male che mi dicevano che era solo un’influenza. (Ibidem)

Carlo viene dimesso ma Cinzia è ancora positiva

Carlo sta bene, ma potrebbe aver contratto il virus dalla mamma per cui vengono effettuati due tamponi che fortunatamente risultano negativi.

Arriva il pediatra – ricorda la neomamma – mi dice che Carlo può uscire dall’ospedale, ma io no, sono ancora positiva. Mi si gela il sangue: non respiro ancora bene e ho bisogno di ossigeno. Per fortuna viene in aiuto mia sorella. Prende una settimana di ferie e porta Carlo a casa sua. È stata lei a dargli il primo abbraccio, il primo bacio, il primo biberon, il primo pannolino. È stata la sua mamma per una settimana ed ora è la sua zia speciale. (La Repubblica)

Il supporto psicologico ha aiutato Cinzia a superare la vicenda

Nell’immediato post-parto Cinzia ha avuto necessità di un supporto psicologico che le è stato fornito efficacemente dall’Unità di Psicologia Clinica del Gemelli.

Ha così superato il trauma di non aver potuto conoscere subito il suo bambino, abbracciarlo, accudirlo, allattarlo, a causa del Covid-19. Possiamo soltanto immaginare il suo dolore e senso di smarrimento per non aver accudito il figlio appena dato alla luce. Chissà quante preoccupazioni e quanta ansia avrà patito!

L’amicizia di Cinzia e Noemi

Cinzia e Noemi hanno stretto una grande amicizia cementata dal virus che le ha fatte incontrare e condividere momenti molto intensi e indimenticabili. Si sono confidate l’un l’altra donandosi reciprocamente conforto, ascolto, coraggio. Dividendo lacrime, notti in bianco, pensieri, paure, incertezze.

Finalmente mamma e figlio insieme!

Cinzia è stata dimessa ed è tornata finalmente a casa dove la aspettava il suo Carlo, che insieme a lei attende serenamente il risultato del tampone molecolare che metterà fine a questa “partenza” in salita a dir poco movimentata, ma sempre straordinariamente eccitante.


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