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Dovremmo aver paura di Dio?

GOD THE FATHER

Fidelis Schabet | Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 23/11/20

Coltivare il “timor di Dio” riguarda più il fatto di promuovere un rapporto amorevole con Dio che di temere i suoi fulmini

Uno dei doni dello Spirito Santo è il “timor di Dio”. È uno di quelli che possono confondere di più. Di primo acchito sembra che dovremmo aver paura di Dio, come se fosse un padrone ingiusto, pronto a colpire un servo che fa qualcosa di sbagliato.

Si può essere tentati di vedere Dio come una figura simile a Zeus, seduto sul suo trono mentre ci guarda pronto a colpire un peccatore con il suo fulmine!

In questo contesto, vivere nel “timore” di Dio significa nascondersi continuamente da Lui, temendo la Sua ira.

Ma non è questo che intende la Chiesa quando parla di “timor di Dio”.

Papa Francesco ha offerto un’eccellente riflessione su questo dono dello Spirito Santo durante un’udienza generale del 2014, in cui ha spiegato il vero significato di questa definizione:

“Il dono del timore di Dio, di cui parliamo oggi, conclude la serie dei sette doni dello Spirito Santo. Non significa avere paura di Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere paura di Lui!”

La paura di Dio fa più male che bene, e non è quello di cui parla la Chiesa.

“Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: l’abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene”.

Il timor di Dio riguarda più l’amore che Dio ha per noi e l’immensità della Sua bontà. Questo può sembrare in contraddizione con questa definizione, ma non è così. Il Pontefice spiegava ulteriormente come il “timore” derivi da un rapporto amorevole con Dio:

“Quando siamo pervasi dal timore di Dio, allora siamo portati a seguire il Signore con umiltà, docilità e obbedienza. Questo, però, non con atteggiamento rassegnato, passivo, anche lamentoso, ma con lo stupore e la gioia di un figlio che si riconosce servito e amato dal Padre. Il timore di Dio, quindi, non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza! È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore! Essere conquistati dall’amore di Dio! E questo è una cosa bella. Lasciarci conquistare da questo amore di papà, che ci ama tanto, ci ama con tutto il suo cuore”.

Dobbiamo intenderlo nel senso di vedere Dio come un Padre amorevole e di fare le cose per amore.

Il timor di Dio non dovrebbe creare ansia in noi, ma spingerci ad amare maggiormente Dio e a confidare nella Sua amorevole preoccupazione per noi.

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