Situato nella città di Karvachar, è al centro delle tensioni tra Armeni e Azeri nel Nagorno-KarabakhIl monastero cristiano millenario di Dadivank rischia di essere preso dai musulmani azeri. I sacerdoti armeni promettono di rimanere sul posto, mentre gli abitanti cristiani armeni sono costretti ad abbandonare la cittadina di Karvachar portando tutto con sé, perfino i corpi degli antenati, per evitare profanazioni.
La contesa militare tra Armenia e Azeirbaigian
Protetto dai militari della missione internazionale russa, il monastero di Dadivank, a Karvachar, è diventato il simbolo della tensione tra Armeni e Azeri nella disputa per il territorio del Nagorno-Karabakh. Storicamente è una regione a maggioranza armena cristiana, ma politicamente fa parte del territorio dell’Azerbaigian, Paese a maggioranza musulmana. I due Paesi sono in guerra per il controllo del territorio.
Secondo la tradizione armena, il monastero di Dadivank è stata fondato nel I secolo da una discepolo di San Giuda Taddeo, evangelizzatore degli Armeni. Di fatto, l’Armenia è stato il primo Paese al mondo ad adottare il cristianesimo come religione ufficiale, prima ancora che l’Impero romano prendesse la stessa misura. I monasteri più antichi, come quello di Dadivank, sono testimone proprio di questo fatto.
Ora, però, la cittadina di Karvachar (o Kalbajar, nella lingua azera), viene consegnata alle forze dell’Azerbaigian in base ai termini del trattato di pace firmato giorni fa tra i Governi dei due Paesi con la mediazione di Russia e Turchia.
Nell’imminenza della consegna del territorio storicamente disputato da Azeri e Armeni, la popolazione armena si è vista costretta a una fuga di massa, portando con sé tutto quello che poteva. Gli Armeni stanno dando alle fiamme le proprie abitazioni perché nulla di ciò che è cristiano cada nelle mani dei musulmani azeri. Chi fugge arriva ad aprire le tombe per trasferire il corpo dei propri cari, temendo che i cimiteri cristiani vengano profanati dagli Azeri.
Profanazioni di questo tipo non sarebbero una novità, visto che l’Azerbaigian nella storia ha spesso distrutto i monumenti armeni nel suo territorio. È stato il caso, ad esempio, dei cimiteri di Julfa, a Nakichevan, e di Sabunchi, a Baku, entrambi distrutti dalla popolazione musulmana locale con l’avallo delle autorità azere.
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Il monastero di Dadivank
Tra i tesori cristiani che non possono essere portati via da Karvachar c’è il monastero di Dadivank.
La sua esistenza è una prova del fatto che gli Armeni son presenti sul territorio da più di un millennio. L’Azerbaigian sostiene però che la cittadina è stata occupata dagli Armeni dopo che questi avevano espulso la popolazione azera.
Quando i Governi hanno diffuso la notizia per la quale la cittadina sarebbe stata consegnata all’Azerbaigian, i monaci hanno cominciato a ritirare le campane dal monastero e a pianificare la rimozione dei “kachkar”, grandi croci tradizionali armene, scolpite nella pietra, ornate e collocate davanti alle chiese e ai luoghi importanti per la popolazione. L’abate ha affermato che non avrebbe abbandonato il luogo e di essere disposto a morire per difenderlo.
Le autorità armene sono riuscite a far sì che il monastero venisse protetto dalle forze russe, che daranno al luogo una sicurezza provvisoria, ma il futuro resta incerto. La permanenza russa prevista dall’accordo di pace è inizialmente di cinque anni.
Ad ogni modo, il fatto è che la popolazione armena sarà privata per un periodo di tempo indefinito della possibilità di sentire i rintocchi millenari delle campane di Dadivank.