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Vaticano, mons. Galantino: l’obolo di San Pietro non c’entra col palazzo di Londra

Nunzio Galantino – it

© DR

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/11/20

La perdita dell’investimento immobiliare inglese è stata compensata dal fondo di riserva del Vaticano, non dalle offerte dei fedeli. «Il nostro compito non è fare profitti», dice il presidente dell’Apsa

Monsignor Nunzio Galantino chiarisce: le offerte dei fedeli non sono mai servite a compensare lo spericolato investimento del palazzo acquistato dal Vaticano a Londra. Operazione condotta dal broker Giuanluigi Torzi, arrestato lo scorso giugno.

“Non siamo un’azienda”

«Le perdite dell’investimento di Londra sono state sopportate dal fondo di riserva e non dall’Obolo di San Pietro o da quello a disposizione del Santo Padre», dice Galantino, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica). Lo spiega in un’intervista esclusiva che Famiglia Cristiana pubblica nel numero dal 19 novembre in edicola.

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Londra è al centro di uno scandalo finanziario in cui c'entra un broker vicino al Vaticano.

“Un patrimonio che ha una sola finalità”

Galantino precisa cos’è chiamato a gestire: «Parliamo di tutto ciò (denaro o immobili) che, nel tempo, con modalità e per scopi diversi, è entrato a far parte del Patrimonio della Santa Sede. Un patrimonio che ha una sola finalità: sostenere la vita e la missione della Chiesa nel mondo. In tutte le sue forme: dalla evangelizzazione alla carità, dalla promozione umana a quella che Antonio Rosmini chiamava la “carità intellettuale”».




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“Frutto di donazioni e offerte dei fedeli”

Si tratta di un patrimonio, prosegue il presidente di Apsa, «in gran parte frutto di donazioni e offerte dei fedeli. Dal momento, poi, che non sempre quanto ricevuto è stato subito speso, si è provveduto anche a fare degli investimenti. Come ha ricordato infatti il Papa tornando dal suo viaggio in Giappone: “È imprudente mettere il denaro (residuo) in un cassetto e non investirlo”». Ma investire senza speculare, a questo alludeva Francesco, come nel caso del palazzo acquistato a Londra dal Vaticano.

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La Chiesa ha un “bilancio di missione”

«Quello della Chiesa è un bilancio di missione», conclude Galantino. «Nel senso che ai singoli dicasteri la Chiesa offre dei servizi legati alla sua missione, che hanno dei costi. Si pensi solo ai circa 5 mila dipendenti o alla manutenzione e gestione degli immobili che ospitano l’attività dei singoli dicasteri».

E i numeri rendono l’idea delle spese che la Santa Sede supporta ogni anno: «La media delle spese, stabile in questi ultimi anni, si attesta sui 330 milioni.; mentre le entrate si aggirano sui 270 milioni». Galantino, in questo modo, vuole chiarire che la missione della finanza del Vaticano è ben lontana dalle operazioni finanziarie spregiudicate, come quella dell’acquisto del palazzo a Londra.


Le dôme de la Basilique Saint-Pierre, au Vatican.

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