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Genitori con tendenza al controllo portano a figli senza autostima e poco risolutivi

Madre figli controllo

Shutterstock | Motortion Films

Ignasi de Bofarull - pubblicato il 18/11/20

Ci sono genitori che si proiettano a tal punto nei figli e vogliono che sia tutto così perfetto che faranno qualsiasi cosa per raggiungere l'obiettivo

Educare i figli è un’arte, non una scienza esatta, e ci sono genitori con tendenze autoritarie che in questo mondo di successi e fallimenti non vogliono che i figli si perdano per strada.

Hanno fatto un investimento e lo curano, lo alimentano, lo mandano in una buona scuola e si aspettano tutto da lui/lei. Si proiettano a tal punto nei figli e vogliono che sia tutto così perfetto che faranno qualsiasi cosa per raggiungere l’obiettivo.

Negli Stati Uniti è chiaro che l’obiettivo può essere che il figlio o la figlia entri nella migliore università della Ivy League (l’insieme delle otto migliori università private del nord-est del Paese – Harvard, Yale, Columbia, Princeton…), in Spagna può essere che il desiderio più grande sia che il figlio diventi diplomatico o avvocato dello Stato, o ancora un imprenditore capace di portare avanti l’azienda del nonno o del padre.

A volte si tratta semplicemente di genitori maniaci, pesanti, perfezionisti, per i quali la libertà del figlio conta poco.

GIRL
Shutterstock | YAKOBCHUK-VIACHESLA

Si mette allora in marcia la formazione del bambino perfetto, desiderato e progettato, ma spesso l’atteggiamento diventa di controllo, di dominio, con l’incapacità di vedere il bambino nella sua condizione di persona libera.

Non si vede più la persona, ma solo tutte le proiezioni dei genitori. Deve fare tutto bene, senza sbagliare.

Genitori ipercontrollatori e iperprotettivi

Si diventa così. Genitori che prevedono e organizzano tutto. Rimproverano il figlio, e non avendo pazienza finiscono per fare le cose per lui, per risolvere i suoi problemi.

Non lo lasciano prosperare, crescere, liberarsi dalla tutela dei genitori. Non deve soffrire.

Ricordo un bambino sugli undici anni che portava a scuola un panino caldo con una tortilla appena fatta. Gli insegnanti se ne accorgono subito. Sono bambini che non hanno iniziativa, sono come bloccati.

A volte, nella loro fragilità, possono essere oggetto di molestie, perché gli squali (i bulli) sentono subito l’odore del sangue.

Dal genitore ipercontrollatore al genitore con autorità

Che fare? Bisogna spingere il bambino, incentivarlo, sottolineare cha una bellissima autonomia che può iniziare a sviluppare già quando inizia a camminare. Non si tratta di abbandonarlo, ma di dargli delle capacità rispettandolo.

Ciò che conta è che si senta sempre idoneo. I genitori danno il vimini, e il bambino realizza il cesto. Gli danno la canna e gli insegnano a pescare.

Dargli direttamente il pesce è controproducente. Se vogliono che sia un uomo o una donna di successo, otterranno invece un essere dipendente, anchilosato, fermo. Bisogna incoraggiarlo rispettosamente. E se sbaglia non si deve disperare. Lo si rialza e si ricomincia.

Genitori che non permettono ai figli di sbagliare

Concentriamoci su una delle caratteristiche dei genitori iperprotettivi: temono l’errore dei figli. Anticipano l’errore e lo impediscono. E spesso, di fronte a un possibile errore del figlio, si mettono le mani tra i capelli e dicono “Cosa abbiamo fatto di male perché i nostri figli sbaglino?”

Bisognerebbe rispondere, “Tuo figlio deve sbagliare. Dagli errori si impara. Sbagliare è crescere”, ma a questi genitori un linguaggio del genere risulta incomprensibile.

DAUGHTER
Shutterstock | fizkes

Sono ansiosi, preoccupati. Non chiedo loro di essere dei genitori permissivi, che spingono i figli senza calcolare i rischi reali o permettono che facciano quello che va loro.

No: bisogna stare lì per avviare il motore, e se questo si spegne bisogna ricominciare. E se si buca una gomma si deve spiegare loro come cambiarla. Parlo ovviamente a livello metaforico.

Cosa significa educare?

Educare un figlio significa prepararlo agli scivoloni con l’obiettivo di imparare da quegli errori.

  1. La prima cosa è non smontarsi, avere una buona tolleranza di fronte alla frustrazione.
  2. La seconda è rialzarsi.
  3. La terza è, come genitori, accettare l’inciampo e spingere il figlio a ricominciare.
  4. La quarta è generare nel figlio la determinazione a lottare per gli obiettivi pianificati in anticipo.



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Nel mondo della psicologia e dell’educazione, questo processo viene chiamato apprendimento dell’autoregolamentazione, in questo caso di fronte agli insuccessi. Essere capaci di motivare se stessi senza dover essere sostituiti. Far sì che il figlio governi se stesso nonostante i problemi. Questo è educare alla vita.

La psicologia indica anche che questi bambini, ragazzi, adolescenti e uomini sono quelli che affrontano meglio la vita: studi di successo, lavoro, entrate, stabilità matrimoniale o di coppia, assenza di crimini, buona salute legata a buone diete (o all’assenza di consumo di sostanze).

Devono guadagnarsi la libertà di sbagliare

Il Signore è con noi. Ci ha dato una grande libertà. Ci ama, ma non vuole marionette né schiavi. Il Signore vuole figli che imparino a scegliere Lui. La nostra natura, però, è fragile, e sbagliamo, pecchiamo.

Il Signore ci perdona se siamo umili e in grado di accettare la nostra caduta, e al contempo capaci di tornare a Lui con le nostre gambe. Non ci tirerà le orecchie finché non ci accosteremo al sacramento della Riconciliazione. Ci andremo noi liberamente.

Per questo, dobbiamo non solo ottenere il Suo perdono, ma anche capire che siamo ben poca cosa, ma con un grande desiderio di amarLo, ovvero dobbiamo perdonare noi stessi per seguirLo.

C’è un apprendimento che esula dal perfezionismo e si avvicina alla capacità di ricominciare. È una saggezza. Alcuni genitori, mutatis mutandis, dovrebbero imparare a guidare i propri figli come ci guida il Padre, per mano, ma senza coazione.

Una frase di Gandhi, molto ancorato alla vera natura dell’essere umano, può aiutarci in questo articolo:

“Non vale la pena di avere la libertà se non comporta la libertà di sbagliare o perfino di peccare”.
Tags:
genitori e figli
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