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Perché Dio ha voluto farsi uomo e venire in questo mondo caotico?

INSPIRATION

Larisa Birta | Unsplash CC0

Catholic Link - pubblicato il 16/11/20

di Sandra Estrada

Che senso ha la vita? E metto in discussione Dio: perché soffrire tanto se ci ama? Perché Dio si è fatto uomo, che bisogno aveva? Metto in discussione il mondo, la persona che ho accanto – perché tante lotte che stancano? Metto in discussione i miei genitori – perché non darmi più strumenti?

Metto in discussione me stessa: perché non ho imparato a vivere? Guardare la nostra vita alla luce di quella di Gesù ci aiuterebbe…

Gesù, pur potendo vivere come Dio in quell’Eden eterno, ha deciso di venire nel nostro mondo caotico. Ma perché? Se io, essendo umana, vorrei fuggire a gambe levate e fantastico su quell’eternità di gioia, perché Lui si è fatto uomo?

Quando rifletto sull’idea che Dio stesso ha voluto venire in questo mondo, mi rendo conto che l’ha fatto per un motivo… Dio non è un pazzo, non vuole soffrire senza senso o invano.

Gesù è venuto a mostrarci la via per arrivare al Padre

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Claudio Jofre larenas

Gesù è venuto a insegnarmi ad avere pazienza, nei confronti di Dio e del mondo. Che vivere lamentandosi di tutto non serve a raggiungere più rapidamente né la pace né la morte. Che a ogni giorno basta la sua pena.

Accompagnare i sofferenti, stare con la famiglia, camminare soli nel deserto per trovare ciò che è più profondo, far sentire agli altri che Dio li ama in modo incondizionato come una pecorella smarrita…

Dio compone le parabole per esperienza interna di quello che era la vita. Ogni riflessione che può fare per trovare consolazione è un cammino che spesso può sembrare difficile, senza senso, arduo, da orfani.

Ma tutto serve per ricordarci che anche Lui ha affrontato tutte le difficoltà umane di questo mondo e le ha superate al meglio! Che con ogni passo che faceva ci apriva la strada per arrivare al Padre.

Gesù non si ferma alla confusione

CROCE LATINA
Shutterstock – Freedom Studio
CROCE LATINAChiamata anche “crux ordinaria” in latino, è quella che rappresenta la crocifissione di Gesù Cristo. È il simbolo più usato dalle varie confessioni cristiane, e insieme alla croce greca è quella più comune.

Gesù riesce a trovare un senso nel cuore di Dio, che ci parla attraverso le cose della vita, ogni minuto, ogni istante, e che spesso non sappiamo ascoltare.

Si è preparato per 30 anni a compiere la sua missione, e quando finalmente ha iniziato la vita pubblica si è reso conto che si trovava davanti a mille ostacoli e che non sarebbe stato affatto facile.

Che alcuni amici lo avrebbero abbandonato quando le cose diventavano più critiche, che a giudicarlo sarebbero stati coloro che occupavano i vertici della piramide sociale, e anche così “Nessuno mi toglie la vita, sono io che la do”.

Anche Gesù ha camminato, e in Lui possiamo trovare il nostro cammino, la nostra missione. Non ha voluto porre fine a tutti i mali, non ha voluto lasciare tutti soddisfatti, non ha voluto convincere gli oppositori del fatto che era il Regno per diventare tutti amici e vivere una realtà perfetta… Gesù ci ha resi liberi, amici e non schiavi!




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NATURE
Johnathan Ritucci | Shutterstock

Cos’ha voluto dimostrare? Gesù sfida non solo quello che ha vissuto nella Sua epoca, ma la mia idea di vita piena: porre fine a tutti gli ostacoli, rendere tutti felici di quello che sono, far capire tutto a tutti?

Forse vivere un giorno alla volta – “a ogni giorno basta la sua pena” -, trovando quello che Dio mi chiede oggi, quello che mi riempie d’amore e riempie gli altri di quell’amore.

Quello che darà frutto e potrà portare anche solo un po’ di luce, amore e profitto al mondo che mi tocca, anche se in un villaggio sconosciuto, oppresso da un regno, alla periferia del mondo, senza successo con i grandi del luogo, facendo ciò che oggi fa sentire di più che Dio è qui.

Dio ci ha donato il prezioso regalo della libertà per scegliere quale cammino percorrere, e ci ha mostrato con ogni dettaglio della sua vita che è più importante dare che ricevere, amare che odiare, tacere che rispondere con rabbia.

Che conta di più essere nobili, miti di cuore, umili, semplici. Che essere chiamati Suoi figli è un privilegio e che ci ama tanto da aver donato il Suo unico Figlio per la nostra salvezza.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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