Il purgatorio è la condizione, il processo o il luogo di purificazione o di pena temporanea in cui, secondo la credenza cattolica, le anime di coloro che muoiono in uno stato di grazia sono preparate per il paradiso. Nel libro, don Marcello raccoglie una serie di testimonianze su apparizioni clamorose di anime purganti.
La madre dell’esorcista Tommasellii
Don Giuseppe Tommaselli (1902-1989), noto esorcista, ha riportato nei suoi scritti l’apparizione dell’anima di sua madre.
«Da due anni e mezzo mia madre era morta. Ecco all’improvviso apparire nella stanza, sotto sembianze umane. Era triste assai. – Mi avete lasciata nel Purgatorio!. – Sinora in Purgatorio siete stata? – E ci sono ancora!. L’anima mia è circondata di oscurità e non posso vedere la Luce, che è Dio! Sono alla soglia del Paradiso, vicino al gaudio eterno, e spasimo del desiderio di entrarvi; ma non posso! Quante volte ho detto: Se i miei figli conoscessero il mio terribile tormento, ah! Come verrebbero in mio aiuto! – E perché non veniste prima ad avvisare? – Non era in mio potere. – Ancora non avete visto il Signore? – Appena spirata, ho visto Dio, ma non in tutta la sua luce».
“Ho bisogno di una sola messa”
Il dialogo tra Tommaselli e sua madre prosegue così:
«Cosa possiamo fare per liberarvi subito? – Ho bisogno di una sola Messa. Iddio mi ha permesso di venirla a chiedere. – Appena entrate in paradiso, ritornate a darne notizia! – Se il Signore lo permetterà! … Che Luce … che splendore! … – Così dicendo si dileguò la visione.
Si celebrarono due Messe e dopo un giorno riapparve, dicendo: Sono entrata in Paradiso! – Dopo quanto ho esposto, dico a me stesso: Una vita esemplarmente cristiana, una grande quantità di suffragi … e due anni e mezzo di Purgatorio! … Altro che i giudizi degli uomini!» (Don Giuseppe Tomaselli, I Nostri Morti, Messina, 1953, pagg. 7-10).
Nella biografia del frate domenicano, il beato Enrico Suso di Ulm, ci sono episodi di apparizioni di anime del purgatorio. Si racconta che durante gli anni di studio a Colonia, egli aveva avuto un caro amico col quale, al momento di separarsi, aveva fatto il patto che quando l’uno dei due morisse, l’altro gli avrebbe dimostrato la propria amicizia anche dopo la morte, celebrandogli per un anno due Messe alla settimana: al lunedì una Messa da morto, al venerdì una Messa in memoria della passione del Signore.