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Il regno di Dio è già in mezzo a noi, ma come vederlo?

PEOPLE, WALK, CITY
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 12/11/20
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Fare sogni sul futuro, rifugiarsi nella nostalgia del passato ci fa evadere dall’unico luogo decisivo in cui Dio ci aspetta in ogni istante, il presente.

In quel tempo, interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», Gesù rispose:
«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.
Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.
Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno.
Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione». (Lc 17,20-25)
“«Quando verrà il regno di Dio?», rispose: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!»”. Tutti vorremmo sapere con precisione “quando” verrà il regno di Dio. È la ricerca di sapere le coordinate di giuste del quando accadrà la cosa più decisiva per la nostra vita.
Questa attesa ci fa vivere sempre proiettati verso il futuro in maniera preoccupata e allo stesso tempo alienata. Gesù tutte le volte che viene interrogato su simili argomenti, riporta sempre l’attenzione su ciò che conta, e cioè sul presente. È infatti l’istante presente il luogo più decisivo della nostra vita. Vivere con la nostalgia del passato o l’ansia del futuro, significa fondamentalmente evadere il presente. Allo stesso tempo l’attesa del regno fa scattare in noi un immaginario fantasioso che puntualmente Dio delude. Le cose che ci aspettano non sono mai come ce le immaginiamo.
Ciò che conta, dice Gesù, non attira l’attenzione, è nascosta nei dettagli che molto spesso noi consideriamo insignificanti. Ma proprio perché non ci rassegniamo all’idea che ciò che conta è qui, cadiamo spesso nella tentazione di costruirci da soli degli idoli sostitutivi fatti a immagine e somiglianza delle nostre aspettative: “Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli”. La verità è che per capire Gesù bisogna seguirlo fin nell’esperienza della Croce. Infatti solo accettando questa strettoia si può anche accedere al Regno vero e non a quello psicologico inventato da noi stessi: “Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione”. È un po’ come se Gesù volesse dire ai suoi discepoli che Dio per compiere la promessa che ci ha messo nel cuore deve prima distruggere le nostre aspettative perché troppo piccole, troppo mondane, e fare spazio a qualcosa di nuovo, cioè quella novità di vita che è venuto a portarci.