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Il disco migliore degli anni Ottanta? E’ cristiano, indovinate di chi…

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Angeles Conde Mir - pubblicato il 12/11/20

“The Joshua Tree” degli U2 ha avuto un successo mondiale e nasconde molti riferimenti religiosi

La prestigiosa BBC britannica ha parlato: il disco migliore degli anni Ottanta è The Joshua Tree, degli irlandesi U2. Il titolo non è affatto banale, visto che in quel decennio sono usciti alcuni degli album di maggior successo della storia della musica – dischi con numeri ancora non superati 40 anni dopo, come Thriller di Michael Jackson, Back in black degli AC/DC o Born in the USA di Bruce Springsteen.

Sono stati gli ascoltatori della BBCa scegliere The Joshua Tree come miglior disco degli anni Ottanta, e per molti canzoni come With or Without you, I still haven’t found what I’m looking for o Where the streets have no name fanno parte della colonna sonora della propria vita.

Un prima e un dopo degli U2

The Joshua Tree, o L’Albero di Giosuè, è il disco che ha catapultato definitivamente la band di Bono nell’olimpo della musica, e questo ha rappresentato non solo un prima e un dopo nella carriera degli U2, ma molti critici lo ritengono anche il disco migliore del gruppo. Di fatto, è arrivato al primo posto nelle classifiche di 22 Paesi e anche in quelle di musica cristiana. La rivista Rolling Stone ha collocato The Joshua Tree al 26° posto tra i 500 dischi migliori di tutti i tempi.

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A cominciare dal titolo, l’album ha molte reminiscenze cristiane, oltre a un tocco religioso nei suoi temi. Ad esempio, per molti I still haven’t found what I’m looking for è una canzone religiosa che parla dell’insoddisfazione dell’essere umano che cerca instancabilmente quello che può riempire il suo cuore, mentre Running to stand and still, che se si concentra sulla disgrazia di una coppia intrappolata dalle droghe, è stato definito uno dei brani più toccanti e spirituali del gruppo.




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Il deserto come simbolo

Sulla copertina del disco, il gruppo si trova in un deserto che simboleggia da un lato il pellegrinaggio in terre aride che rappresenta tutto il lavoro, dall’altro l’aridità spirituale dei nostri giorni. Così ha affermato lo stesso Bono dopo un viaggio umanitario nel 1985 in Etiopia e in Egitto: “Trascorrendo del tempo in Africa ho potuto vedere come molte persone vivevano in povertà, ma ho constatato comunque una ricchezza di spirito che non ho visto quando sono arrivato a casa. A casa ho visto il bambino viziato del mondo occidentale. Ho iniziato a pensare: ‘Può essere che abbiano un deserto fisico, ma noi abbiamo altri tipi di deserto. Ed è questo che mi ha portato a pensare al deserto come simbolo’”.

Per questa ragione, hanno trovato nel Parco Nazionale del Joshua Tree in California un luogo perfetto in cui realizzare le foto del disco. L’albero di Giosuè è un tipo di pianta che cresce in condizioni particolarmente avverse e può arrivare a vivere anche 200 anni.

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La tradizione afferma che furono i mormoni a chiamare questo tipo di albero “albero di Giosuè” nel XIX secolo, dopo aver attraversato il fiume Colorado arrivando nel deserto di Mojave. La forma peculiare dei suoi rami ha ricordato loro Giosuè che alza le mani al cielo implorando l’aiuto di Dio. A Bono, il leader della band, questa storia è piaciuta in modo particolare, e non ha esitato a includere la foto dell’albero tra le immagini promozionali del disco come simbolo di fede e speranza in mezzo all’aridità.

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