Aveva 37 anni quando un incidente lo lasciò su una sedia a rotelle motorizzata. Il suo esempio ha cambiato l'opinione di molti sull'eutanasia
Il sacerdote Luis de Moya è morto il 10 novembre a Pamplona (Spagna). I 67 anni della sua vita sono stati caratterizzati da due eventi: l’ordinazione sacerdotale nell’agosto 1981, quando aveva 27 anni, e un terribile incidente automobilistico avvenuto nel 1991.
Il sacerdote è sopravvissuto ma è rimasto tetraplegico, e il suo lavoro pastorale si è visto apparentemente ostacolato dalle sue limitazioni fisiche.
Chi ha conosciuto la sua storia sa però che don Luis, come lo chiamavano, ha guardato la Croce vedendovi Gesù sofferente per Amore nei nostri confronti.
Era questo che gli dava l’impulso per approfondire la sua condizione di sacerdote per sempre (sacerdos in aeternum, come dice il salmo 109) e per rispondere ogni giorno a quell’Amore con la A maiuscola, sia nel trattamento persona che attraverso Internet.
“Come un milionario che ha perso dieci euro”
Il sacerdote non ha solo accettato il suo stato fisico, la sua “disgrazia”, ma l’ha affrontata pensando a tutto quello che Dio gli aveva dato, e diceva di sentirsi “come un milionario che ha perso dieci euro”.
Continuava ad essere allegro, entusiasta e umile per sapere che dipendeva sempre dagli altri.
Medico
Nato a Ciudad Real (Spagna) nel 1953, era andato a Madrid a studiare Medicina. Lì aveva chiesto l’ammissione nell’Opus Dei, e in seguito si era trasferito a Roma e si era laureato in Teologia e in Diritto Canonico.
Era stato cappellano di una scuola media, e poi di una scuola familiare agraria. Nel 1983 aveva difeso la tesi dottorale in Diritto Canonico.
L’anno successivo era stato nominato segretario del Consiglio della Cappellania dell’Università di Navarra (incarico che avrebbe mantenuto per tre anni) e cappellano della Scuola di Architettura. Aveva anche iniziato ad assistere spiritualmente, insieme ad altri sacerdoti, il Colegio Mayor femminile Goroabe.