Un suggerimento: quando si usa la parola “coscienza” e la frase “Sento che...”, si può essere sicuri di sbagliare
Continuazione della serie di contributi sulla coscienza. Potete trovare i primi due qui e qui.
Quanto vi sfida la domanda “Che tipo di coscienza avete?”
Suppongo che la sfida dipenda dall’argomento e da voi. Se l’argomento è il vino e voi ne siete un esperto, allora la domanda non è affatto una sfida. Se l’argomento è il sigaro e non ne avete mai fumato uno, allora la sfida diventa considerevole. E se vi chiedessi “Che tipo di coscienza avete?” (Domanda bonus: “Perché conta il tipo di coscienza che si ha?”)
Torniamo all’immagine del vino. Il vino si individua con i sensi della vista, dell’olfatto e del gusto. La vista nota differenze ovvie (ad esempio, se sia bianco o rosso), e un occhio allenato individua quelle più sottili (ad esempio, le sfumature di rosso). Potete allenare i vostri sensi a notare differenze sempre più lievi di colore, fragranza e sapore. Crescere nella capacità di notare e descrivere differenze e sottigliezze tra i tipi di vino fa parte del fatto di apprezzarlo, ma si può condurre una felice anche se non si riesce a notare altro che “Questo vino è bianco; quel vino è rosso” (è difficile da credere, lo so, ma ho sentito che esistono persone felici che non sono attirate dal vino).
Apprezzare il vino può essere un hobby – e ci si può permettere di farlo a un livello mediocre o di non farlo affatto. L’aspetto morale della vocazione umana, però, è un elemento assolutamente indispensabile della vita umana. È inevitabile, e non ci si può permettere di farlo male. È un’avventura che chiunque è obbligato a intraprendere e ad eseguire al meglio delle sue capacità. Come apprezzare il vino, il fatto di coltivare la maturità morale è aiutato ampiamente dal fatto di imparare concetti e vocaboli importanti. Continueremo a camminare insieme attraverso l’esercizio di “leggere il manuale della coscienza” nelle prossime settimane.
I tipi di coscienza possono essere distinti per tempo, giudizio, conoscenza, certezza e sensibilità
La coscienza è la nostra guida per valutare le azioni future (“Non fare questo, non fare quello”) e quelle passate (“Dovresti essere fiero di questo, dovresti vergognarti di quello”). Una coscienza che affronta il futuro è chiamata coscienza antecedente, una che affronta il passato è chiamata coscienza conseguente. Quando facciamo un esame di coscienza, parliamo di una coscienza conseguente.
La maturità morale richiede la comprensione delle quattro funzioni di una coscienza antecedente: 1) ordinare ciò che è richiesto; 2) proibire ciò che va evitato; 3) persuadere o 4) permettere quando si riconosce un’azione migliore o peggiore in assenza di obbligo.
La coscienza propriamente intesa (e contrariamente all’errata concezione popolare) è una funzione dell’intelletto piuttosto che un’emozione (suggerimento utile: quando si usa la parola “coscienza” e la frase “Sento che…”, si può essere certi che si sta sbagliando).