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Che tipo di coscienza avete?

REFLECTION

Dean Drobot | Shutterstock

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 04/11/20

Un suggerimento: quando si usa la parola “coscienza” e la frase “Sento che...”, si può essere sicuri di sbagliare

Continuazione della serie di contributi sulla coscienza. Potete trovare i primi due qui e qui.

Quanto vi sfida la domanda “Che tipo di coscienza avete?”

Suppongo che la sfida dipenda dall’argomento e da voi. Se l’argomento è il vino e voi ne siete un esperto, allora la domanda non è affatto una sfida. Se l’argomento è il sigaro e non ne avete mai fumato uno, allora la sfida diventa considerevole. E se vi chiedessi “Che tipo di coscienza avete?” (Domanda bonus: “Perché conta il tipo di coscienza che si ha?”)

Torniamo all’immagine del vino. Il vino si individua con i sensi della vista, dell’olfatto e del gusto. La vista nota differenze ovvie (ad esempio, se sia bianco o rosso), e un occhio allenato individua quelle più sottili (ad esempio, le sfumature di rosso). Potete allenare i vostri sensi a notare differenze sempre più lievi di colore, fragranza e sapore. Crescere nella capacità di notare e descrivere differenze e sottigliezze tra i tipi di vino fa parte del fatto di apprezzarlo, ma si può condurre una felice anche se non si riesce a notare altro che “Questo vino è bianco; quel vino è rosso” (è difficile da credere, lo so, ma ho sentito che esistono persone felici che non sono attirate dal vino).

Apprezzare il vino può essere un hobby – e ci si può permettere di farlo a un livello mediocre o di non farlo affatto. L’aspetto morale della vocazione umana, però, è un elemento assolutamente indispensabile della vita umana. È inevitabile, e non ci si può permettere di farlo male. È un’avventura che chiunque è obbligato a intraprendere e ad eseguire al meglio delle sue capacità. Come apprezzare il vino, il fatto di coltivare la maturità morale è aiutato ampiamente dal fatto di imparare concetti e vocaboli importanti. Continueremo a camminare insieme attraverso l’esercizio di “leggere il manuale della coscienza” nelle prossime settimane.

I tipi di coscienza possono essere distinti per tempo, giudizio, conoscenza, certezza e sensibilità

La coscienza è la nostra guida per valutare le azioni future (“Non fare questo, non fare quello”) e quelle passate (“Dovresti essere fiero di questo, dovresti vergognarti di quello”). Una coscienza che affronta il futuro è chiamata coscienza antecedente, una che affronta il passato è chiamata coscienza conseguente. Quando facciamo un esame di coscienza, parliamo di una coscienza conseguente.

La maturità morale richiede la comprensione delle quattro funzioni di una coscienza antecedente: 1) ordinare ciò che è richiesto; 2) proibire ciò che va evitato; 3) persuadere o 4) permettere quando si riconosce un’azione migliore o peggiore in assenza di obbligo.

La coscienza propriamente intesa (e contrariamente all’errata concezione popolare) è una funzione dell’intelletto piuttosto che un’emozione (suggerimento utile: quando si usa la parola “coscienza” e la frase “Sento che…”, si può essere certi che si sta sbagliando).

La coscienza, come giudizio dell’intelletto, può fallire usando false premesse o traendo conclusioni illogiche. In termini di giudizio, quindi, una coscienza può essere corretta (giudicare il vero bene come bene e il vero male come male) o errata (giudicare il bene come male o il male come bene).

La distinzione tra una coscienza corretta e una errata richiede di compiere un’ulteriore distinzione sulla coscienza in termini di conoscenza.

Si compie un falso giudizio perché non si conosce la verità. Se ci si può aspettare ragionevolmente di superare questa mancanza di conoscenza in un caso particolare, si dice che la coscienza è vincibilmente erronea. Se non ci si può aspettare ragionevolmente di superare questa mancanza di conoscenza, si dice che la coscienza è invincibilmente erronea.

La coscienza può anche essere distinta in termini di certezza. Una coscienza certa giudica senza paura che la conclusione opposta possa essere vera. Una coscienza che dubita non è incline a giudicare in un caso particolare, o emette un giudizio con riluttanza. Una coscienza dubbia può essere fonte di dolore e angoscia profondi.

Una coscienza può infine essere distinta in base alla sensibilità, che descrive il funzionamento della coscienza di un individuo non in un caso particolare (come sopra), ma piuttosto come questione di abitudine. Una coscienza rigida può essere esercitata abitualmente con grande cura, una coscienza più rilassata è abitualmente esercitata con indifferenza nei confronti della gravità o delle conseguenze dei giudizi morali. Ci si può sentir dire che si ha una coscienza perplessa quando in genere la prospettiva di esprimere un giudizio porta alla paralisi. Si può avere una coscienza scrupolosa quando in genere si tortura se stessi (e il proprio confessore) ripensando a decisioni del passato e sforzandosi di raggiungere un grado impossibile di certezza circa lo stato della propria anima. Una persona scrupolosa può aver bisogno dell’aiuto di un buon direttore spirituale, e forse perfino di un terapeuta.

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