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Gigi Proietti e la fede: Gesù? Un rivoluzionario. Mi ispiro a san Filippo Neri

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NurPhoto via AFP

Mirko Testa - Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/11/20

E' morto a 80 anni il famoso attore. Intensa la sua spiritualità. "Da piccolo avevo pensato di farmi prete", aveva detto in una intervista. E quando incontrò Wojtyla, gli chiese una preghiera speciale

Addio a Gigi Proietti. L’attore romano è morto oggi, 2 novembre, giorno del suo compleanno. Avrebbe compiuto 80 anni. Era ricoverato in terapia intensiva in una clinica della Capitale per problemi cardiaci e non per cause legate al coronavirus. Maestro di cinema, teatro e tv, scrive TgCom.it (2 novembre), in oltre 50 anni di attività ha collezionato fiction, film, spettacoli teatrali, sia come attore sia come regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche. Gigi Proietti aveva un rapporto molto intenso con la spiritualità e la fede.

San Filippo Neri

Due le occasioni nelle quali ha interpretato personaggi che si rifanno ad appassionanti figure del cristianesimo. Nel 2010 è stato San Filippo Neri in Preferisco il paradiso. «Bisogna fare una distinzione: san Filippo Neri era chiamato il “santo della gioia” e la gioia in senso religioso è qualcosa di più profondo, ma era anche allegro, così dicono le cronache del tempo», disse il popolare attore, «a me è piaciuto per questo aspetto. Anzi, credo che uno dei motivi per cui hanno pensato a me sta proprio nella mia allegria: non che stia sempre a ridere, però provo a trovare il lato divertente delle cose. San Filippo aveva, poi, un doppio aspetto, assolutamente non dicotomico: la vocazione alla preghiera, alla solitudine e il desiderio di esternare, di stare in mezzo alla gente. Fu un Santo gioiosamente vissuto in carità».

Nel 2013 nella fiction L’ultimo papa re, l’attore ha vestito i panni del cardinal Colombo, capo della polizia pontifica nella Roma del 1867, porporato emblematico, fedelissimo a papa Pio IX.

“Mi incuriosisce Sant’Ignazio”

Iniziato al sacro fuoco dell’arte quando da studente di giurisprudenza per pagarsi agli studi universitari, Gigi Proietti lavorava come cantante nei locali e per caso decise di iscriversi a un corso di teatro alla Sapienza di Roma. Il protagonista di di Febbre da cavallo e il Maresciallo Rocca ha confessato di subire molto il fascino dei santi: «Mi intriga conoscere i loro dissidi, le vicissitudini che li hanno portati all’onore degli altari – aveva detto in una intervista ad A Sua Immagine (8 novembre 2014) –. In questo periodo sono molto incuriosito da Sant’Ignazio di Loyola».

LOYOLA
Facebook-Santuario de Loyola
Sant'Ignazio.


FRANCESCO PANNOFINO

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Un pensiero su Gesù

Il rapporto tra Gigi Proietti e la fede cristiana è stato anche nel segno di Gesù. «È evidente che facendo questi film sono venute fuori un po’ di cose legate alla mia vita: il ricordo è quello dell’oratorio, poi ci sono stati gli allontanamenti. Continuo a pensare che Gesù sia stata la figura più rivoluzionaria della storia. Diciamo che negli ultimi anni si sono intensificate in me alcune domande. Penso più spesso al trascendente».

Voleva farsi prete

Da bambino, per un po’ di tempo aveva pensato di farsi prete: «Facevo il chierichetto nella mia parrocchia al Tufello (quartiere di Roma ndr) e sapevo a memoria tutta la messa in latino. Non importava che capissi poco, sentivo il fascino della liturgia, della tonaca. La mia povera mamma ripeteva spesso: ‘Farà quel che il Signor vorrà!».

Ecco la sua definizione di Dio: «Credo che evangelicamente lo si possa trovare sempre dalla parte di coloro che sono ultimi, poveri, deboli e indifesi. Ma non proverei mai a definirlo, per carità!» (Blog di Giulio Serri).




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Gigi Proietti, la fede e il carisma di Francesco

Su papa Francesco ebbe parole di grande stima: «Ha conquistato talmente tutti: credenti, laici, atei. Ha un grande carisma, importante capacità di penetrazione nelle coscienze perché usa un linguaggio semplice, ma non facile. Credo, infatti, che la semplicità sia la cosa più complicata che esista. Poi ritengo che la Chiesa avesse bisogno di un pontefice così interessante, che mettesse un punto fermo, in grado di saper guardare a testa alta la realtà, la società che ci circonda».

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Antoine Mekary | ALETEIA

La preghiera a Wojtyla

La crisi del teatro, acuita in maniera drammatica dalla pandemia di questi mesi, scrive Famiglia Cristiana (2 novembre), era un cruccio e ne parlò anche a papa Wojtyla: «Eravamo ad un’udienza in Vaticano alla presenza di tante personalità dello spettacolo – raccontava qualche anno fa – e mi rivolsi a Giovanni Paolo II, uomo che in giovinezza amò profondamente il palcoscenico, dicendogli: “Santo Padre, preghi per il nostro teatro”».

Sulla sua attività di attore teatrale, era solito fare una preghiera, un po’ ironica com’era nel suo stile: «Signore preservami dai contenuti, salvami dal significato, fulminami all’istante qualora fossi preso dalla tentazione del messaggio».

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Presidenza della Repubblica | Nick.mon | Wikimedia

Una immagine recente di Gigi Proietti.

Funerali pubblici e lutto cittadino

«Gigi sarà ricordato come merita», assicurano fonti vicine alla famiglia. I funerali dell’attore si terranno nei tempi e nei modi compatibili con le attuali restrizioni anti Covid. Le esequie – a quanto si apprende – saranno pubbliche, ma con ingressi contingentati. La Sindaca di Roma, Virginia Raggi, proclamerà il lutto cittadino a Roma nel giorno dei funerali (Il Messaggero, 2 novembre).




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