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«I vostri alimenti siano i vostri farmaci» dice Santa Ildegarda (che predilige il farro)

HILDEGARD VON BINGEN

Everett Collection / Aurimages

Paola Belletti - pubblicato il 26/10/20

La badessa di Bingen era fermamente convinta che il cibo potesse curarci. Perché a guarirci è sempre e solo Dio. Per mezzo del nostro corpo, delle virtù nascoste nella natura e soprattutto per mezzo della nostra fede. Un metodo da fare nostro, insieme a qualche buona ricetta.

Alla ricerca di una vera qualità di vita

Stavo ragionando su quanto di più e meglio avrebbero dovuto fare le istituzioni per fare fronte a questa seconda prevista ondata di contagi da Covid-19.

E poiché non è un ambito che possa analizzare e giudicare approfonditamente, ho ricondotto in fretta e con immediato sollievo il ragionamento altrove: quanto possiamo fare personalmente e come famiglie per migliorare nel senso più vero del termine la qualità della nostra vita, anche in queste condizioni? Non c’è dubbio che essa dipenda dal suo ordine e dalla sua destinazione: se è orientata a Dio, se è alimentata dalla fede e dalla “notizia amorosa” di Lui, tutto il resto tenderà a ritrovare equilibrio. Ma con il nostro contributo.

Come mai tanta attenzione per il cibo, le diete, le ricette?

Più moderna di Santa Ildegarda, su questo tema, credo non ci sia nessuno. Non siamo, noi contemporanei, all’affannosa e a volte disordinata ricerca di un equilibrio psicofisico, sperimentatori di diete estreme o bislacche, fautori di programmi per la riduzione dello stress come di un giro vita troppo importante? Non cerchiamo senza saperlo in queste strane ascesi secolarizzate la risposta alla fame di unità, integrità, pace, forza?

Che ci si butti sul cibo non è segno dei tempi ma segno dell’uomo e di come è fatto. Allora conviene che siamo felici della ritrovata fortuna di Ildegarda che l’ha portata fino a noi, coi suoi rimedi a tavola, i suoi farmaci naturali, la sua musica e tutta la tensione del suo spirito rivolta a Dio.

Ho per la mani un libro, scritto da Wihhard Strehlow, che si intitola La medicina di Santa Ildegarda. Per tutti i giorni e per tutta la famiglia, Edizioni Il Punto d’Incontro. Trovarlo su Amazon e scoprire che per ottocento anni era rimasto ignoto fa una certa impressione. Non questo libro, naturalmente, ma il trattato di medicina della Santa teutonica, ritrovato nella biblioteca imperiale di Copenhagen da cui anche questo lavoro è tratto.

La prima medicina psicosomatica cristiana

Grazie alla riscoperta di Ildegarda si è svegliato l’interesse della cultura occidentale per la prima medicina psicosomatica cristiana. Anche questo, potremmo dire, fa parte dei continui lavori di ampliamento della grande ricostruzione dell’umano portata dall’Incarnazione del Verbo. Siamo noi la religione del Figlio di Dio fatto uomo, è da quella Persona che si sprigiona ogni potenza di guarigione che passa per le fibre dei nostri corpi e non solo per la riflessione astratta.

Ildegarda aveva una visione rivoluzionaria per il suo tempo e anticipatoria per i nostri: ora va di moda dirlo e non sempre lo si fa con piena cognizione di causa, ma fu lei la prima a considerare la guarigione come un processo globale. Esso non avviene infatti per singoli comparti somatici ma in maniera olistica, integrale, sistemica. E il sistema coinvolto non è solo il corpo ma tutto l’uomo, fino all’anima, fino alle sue interazioni con l’intero universo. Secondo Ildegarda, ciò che può farci guarire è già presente nel nostro corpo e le forze che possono aiutarlo sono a nostra disposizione nella natura che il Creatore ci ha ricamato intorno.

Il metodo di Santa Ildegarda

In questo testo il dottor Strehlow ci offre consigli pratici e norme generali. Quali sono i veleni da evitare, quali i principali fattori di rischio; i metodi terapeutici descritti da Ildegarda; le diete che curano, e su tutti il vero toccasana, per i corpi e le anime: il digiuno.

Se devi mangiare bene per curarti allora ti serviranno anche delle ricette: forse già lo sapete ma tra i cibi più benefici la Santa di Bingen non ha dubbi: il farro primeggia senza rivali. Allora, dopo avere descritto le caratteristiche principali dei cereali e i loro benefici, vi regalerò due ricette a base di farro, da testare in questo autunno incerto ma sempre generoso di frutti, colori e odori.


Hildegard of Bingen

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E’ Dio che guarisce

La comparsa frequente delle cosiddette “malattie della civiltà” è collegata all’alimentazione scorretta e alla perdita di valori. (p.81)

Così esordisce l’autore al capitolo tre del manuale. E’ convinto infatti della profonda correlazione tra le incertezze della nostra medicina e la mancanza di regole tipica delle nostre società.

La medicina naturale di Ildegarda giova a tutte le forze curative della natura, ma ciò che alla fine guarisce è l’energia vitale che proviene da Dio. Ironicamente Mark Twain diceva: “Dio guarisce e il medico presenta il conto”. (Ibidem)

Cibi come farmaci

I cibi sono le nostre fonti di energia. Anche noi conosciamo l’importanza di un’alimentazione corretta, secondo il proverbio l’uomo è ciò che mangia. Tuttavia, Ildegarda definisce come nessun altro medico occidentale le forze curative nascoste negli alimenti, forze che lei chiama subtilitates. Ella riduce tutto a un unico denominatore, affermando: “i vostri alimenti siano i vostri farmaci”.

E allora ci si cura soprattutto ai fornelli e a tavola. Senza sottoporsti a pressure test alla Master Chef ultima maniera; senza dover disegnare foglie stilizzate di aceto balsamico alla Matisse, ma solo seguendo le indicazioni della Santa, con semplicità e moderazione.

(…) a nessuno viene chiesto di cambiare radicalmente le proprie abitudini alimentari; si tratta solamente di prendere in considerazione anche i cibi proposti da Ildegarda. Modificare e cambiare sono concetti molto importanti. La cucina di Ildegarda è semplice e le sue pietanze portano beneficio all’organismo. (Ibidem, p.82)

Eccolo, il re della tavola di Santa Ildegarda: il farro

Secondo la badessa di Bingen il fatto è insuperabile per numero di benefici e capacità terapeutiche.

Il farro è il cereale migliore. Ha potere calorico, è molto nutriente ed è più leggero di tutti gli altri cereali. Il farro fa buona carne, buon sangue e dà carattere allegro e spensierato a chi lo usa. Naturalmente per mangiarlo occorre che sia cucinato: con il fatto si può fare il pane e lo si può mangiare cuocendolo in acqua, come tanti altri cibi; il farro è, in poche parole, buono, leggero e digeribile.

Buono, nutriente e curativo

E’ rimedio insostituibile per la salute dell’intestino: è in grado di preservarlo da numerose patologie croniche causate da un’alimentazione scorretta: infarto, cancro, apoplessia, reumatismi, allergie alimentari, gastrite, colite, celiachia, morbo di Crohn. Ci assicura inoltre l’apporto di numerose sostanze fondamentali per l’equilibrio dell’intero organismo. Potrebbe essere considerato un superintegratore: fornisce razioni sufficienti di potassio, magnesio, calcio, zinco in grado di stabilizzare il Ph del sangue ed evitare l’iperacidosi, condizione favorevole all’insorgere di tante patologie.

Il farro provvede ad una buona irrorazione sanguigna, protegge le mucose, previene la coagulazione dei globuli e quindi la trombosi, l’embolia e l’arteriosclerosi.

Fetta di pane al farro: combatte il bruciore di stomaco e aiuto la flora intestinale

Basta una fetta di pane al farro per neutralizzare l’acido biliare e spegnere bruciori gastrici e dolori annessi.  E’ un ottimo nutriente persino per il microbiota, la flora di batteri benefici che vivono in simbiosi con noi nel nostro apparato gastrointestinale.




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Due ricette a base di farro: un antipasto e un primo

Da un altro testo ispirato alla saggezza di santa Ildegarda prendiamo due ricette per un pasto in stile medievale, gustoso e benefico. Per l’antipasto siamo a pagina 17 di A tavola con Santa Ildegarda, di B.Bianchini e M. Stanzione, edizioni Gribaudi.

Un antipasto: Fantasia di farro in insalata

Il farro è, per Ildegarda, la panacea di tutti i mali (Ibidem pag. 17)

Tempo di preparazione: 30 minuti

Tempo di cottura: 60 minuti

Ingredienti per 6 persone:

  • 1 bicchiere di farro
  • 1 bicchiere di ceci
  • 3 mele
  • 100 gr di olive verdi
  • 200 gr di spinaci
  • 150 gr di nocciole
  • 200 gr di fagiolini
  • 2 carote grattuggiate
  • 1/2 cucchiaino di galanga
  • 1/2 cucchiaino di cumino
  • Sale q.b.
  • Una macinata di pepe

Per la salsa

  • Succo di 1 limone
  • Un mazzetto di erba cipollina tritata finemente
  • sale
  • pepe

Procedimento

Mettete farro e ceci in ammollo durante la notte. La mattina successiva scolateli e fateli cuocere in acqua salata per un’ora. Lessate i fagiolini. Una volta raffreddati mescolateli con le mele tagliate a pezzetti e gli altri ingredienti. Coprite con la salsa dieci minuti prima del pasto.

Da bene con:

  • Pignoletto

SALADE
Di Bartosz Luczak|Shutterstock

Un primo piatto: tortelloni di farro alla zucca

Negli orti medievali non mancava la zucca: non quella da noi più conosciuta, la Cucurbita maxima, che venne introdotta in Europa dopo la scoperta delle Americhe, ma piuttosto la Lagenaria vulgaris, quella di forma lunga e cilindrica originaria dell’Asia meridionale. Forse furono gli Etruschi a coltivarla o, prima ancora, i navigatori Fenici. Sia Dioscoride che Plinio chiamavano la zucca “il refrigerio della vita umana, il balsamo dei guai”.

Uno dei rimedi antinausea maggiormente consigliati da Santa Ildegarda è un tortello fatto con fior di farina, tuorlo d’uovo e acqua. Per la badessa di Bingen il grasso del tuorlo “armonizzato col calore e con la forza del fior di farina placa la debolezza di stomaco”. (Ibidem, pag. 53)

Tempo di preparazione: 60 minuti

Tempo di cottura: 35 minuti

Ingredienti per 6 persone:

  • 1 kg di zucca
  • 125 gr di ricotta
  • una grattata di noce moscata
  • un pizzico di sale

Per la sfoglia:

  • 400 gr di farina di farro
  • 2 uova
  • Acqua

Procedimento:

Mettete la zucca nella carta stagnola, poi disponetela su una placca da forno e informatela a 180° fino a che non sarà ammorbidita (circa 30 minuti). Togliete dal forno, eliminando la stagnola e passatela nello schiacciapatate. Unite la ricotta, la noce moscata, il sale e mescolte fino ad ottenere una crema omogenea. Stendete la pasta con il mattarello, poi dividete la sfoglia a metà e sopra la prima distribuite il composto alla zucca a mucchietti distanziati. Poggiate sopra la seconda sfoglia, premete bene intorno al ripieno e con il tagliapasta ricavate tanti tortelli. Fateli cuocere in acqua salata per pochi minuti. Condite con burro fuso.

Da bere con:

Traminer

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Di ElenaVah|Shutterstock

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