Riconoscere, accettare e confessare le mancanze di cuore sono atti di coraggio che mostrano passione per la verità della nostra vita
Le umiliazioni, anche se non ci piacciono, fanno parte della vita quotidiana. Non mancano opportunità perché arrivino attraverso il lavoro, le amicizie o la famiglia. Spesso il fatto di dover chiedere semplicemente scusa sapendo che è la cosa giusta da fare ci mette in una situazione di grande vulnerabilità.
Avere chiare le umiliazioni è importante per saperle affrontare con dignità cristiana, visto che la nostra meta non è solo affrontarle, ma – anche se a prima vista può sembrare strano – arrivare ad amarle come ha fatto Gesù vivendo la grande umiliazione della sua epoca morendo sulla croce.
L’aspetto interessante è che Gesù ha voluto accettare quella morte umiliante e cruenta. Essendo Dio, avrebbe potuto evitarla con l’onnipotenza della sua natura divina, e tuttavia, lungi dal fuggire, l’ha abbracciata per glorificarla mostrandoci che si può tollerare degnamente l’umiliazione.
In generale, non veniamo educati a saper affrontare le umiliazioni della vita in questo modo. I nostri genitori, ad esempio, sembrano fare il contrario e cercare di evitare in tutti i modi che possiamo soffrire. Ciò che è certo è che prima o poi le sofferenze arrivano, ed è meglio esercitarsi per vincerle con amore e trarne profitto.
In questo senso, Sant’Anselmo ci ha lasciato alcuni consigli come guida pratica per rispondere in modo positivo a situazioni difficili in cui dobbiamo affrontare le umiliazioni e scoprire quel valore nascosto: la croce può santificarci o distruggerci, in base alla risposta che diamo.
Riconoscere la propria miseria
Riconoscere i propri difetti significa aprirsi alla possibilità di affrontarli assumendo la responsabilità della nostra condotta negativa, ad esempio aver mentito. Senza questo primo passo di riconoscimento, non si può raggiungere la verità che ci libera da quel male. C’è un peccato nel nostro cuore, e per liberarcene dobbiamo innanzitutto essere onesti con noi stessi e non scusarci adducendo colpe altrui.
Portarono a Gesù una donna sorpresa a commettere adulterio per chiedergli cosa farne, visto che Mosè ordinava la lapidazione in questi casi. Il primo atteggiamento di Gesù è stato rimanere in silenzio, e di fronte all’insistenza ha poi risposto: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E cominciarono ad andarsene uno a uno… (Giovanni 8, 1-11).

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