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La nostra chiesa è aperta, per le mani che donano e per le anime che chiedono perdono

Saint-Nicolas de Veroce church. Catholic mass.  Homily.

Pascal Deloche/Godong

Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 20/10/20

... e un signore che si dichiara ateo viene ogni domenica per regalarci più di cento uova della sua fattoria, perché possiamo offrirle alle persone che hanno bisogno.

Di don Davide Tonini, parroco di Maria Inmaculada a Città del Messico

Qui in parrocchia abbiamo tenuto la chiesa aperta: dalle 10 alle 19, le persone vengono a pregare un po’ alla spicciolata. Molti bussano alla porta della casa o della segreteria parrocchiale per chiedere o dare un aiuto. Sono molti di più quelli che danno di quelli che chiedono, rivelando ancora una volta la grande generosità di questo popolo. Le persone non si sono dimenticate di noi e hanno iniziato a sostenerci con decisione.

Uova, frutta e perdono

Una famiglia ha voluto regalarci la frutta e la verdura durante l’intera durata dell’emergenza. Un signore che si dichiara ateo viene ogni domenica per regalarci più di cento uova della sua fattoria, perché possiamo offrirle alle persone che hanno bisogno. Tanti altri arrivano con buste piene di pesos per sostenere il servizio del banco alimentare della parrocchia, con il quale aiutiamo una quarantina di famiglie. Questa generosità ci sostiene e ci conforta: pensiamo che verranno settimane molto più difficili, soprattutto per quei milioni di persone che vivono alla giornata, non hanno risparmi e prima o poi arriveranno a chiedere aiuto.

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Jacek Klejment/EAST NEWS

La crisi sanitaria e la necessità economica stanno però facendo emergere un altro bisogno, più profondo: quello del perdono e della compagnia. Sono venute diverse persone a parlare o a confessarsi, chiedendo un aiuto soprattutto per uscire da crisi che durano già da anni. Sono uomini e donne che solo adesso trovano la forza di rialzare gli occhi, di guardarsi e guardare alle persone che hanno accanto. Per telefono e per mail, riceviamo tante richieste di preghiera che poi portiamo all’altare al momento della celebrazione quotidiana della messa.




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Corpi e anime

L’aspetto per me più impressionate di ciò che sta accadendo è stato rimettermi nella posizione di intercedere per il popolo che mi è stato affidato. All’inizio dell’epidemia, da Roma, i nostri superiori ci hanno aiutato a capire la portata dell’evento e a prepararci a rispondere con serietà alle circostanze che sarebbero arrivate. Ci hanno invitato a riscoprire la potenza e la bellezza della preghiera e dell’offerta della nostra giornata. Anni fa, don Massimo Camisasca diceva alle Missionarie di san Carlo:

Tante persone vi cercano e vi affidano le proprie domande, le proprie difficoltà, i propri drammi… Vivere e morire per il Signore significa vivere e morire per il suo corpo, che è costituito dai fratelli uomini che incontriamo lungo il nostro cammino.

In queste settimane, posso dire di avere goduto di questo gesto semplice: stare accanto alle persone – volti, storie, situazioni concrete – nella preghiera quotidiana, che così è diventata più intensa e bella. La preghiera della Coroncina della misericordia, poi, ci porta misteriosamente a fianco di coloro che muoiono, che si trovano ad affrontare gli ultimi scampoli di vita senza avere vicino un volto familiare o una persona che raccomandi a Dio la loro anima.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA FRATERNITÀ SAN CARLO

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