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L’istante che ha portato Matt Talbot dall’alcolismo alla santità

Sługa Boży Mateusz Talbot

www.mateusztalbot.pl

Aliénor Goudet - pubblicato il 19/10/20

Nel cuore dell’Irlanda affamata del 1884 viveva Matthieu Talbot (1856-1925), figlio di uno scaricatore di porto, alcolista dall’età di 13 anni. Una sera di luglio, prese la decisione radicale di fare voto di sobrietà. Immaginiamoci l’istante fulminante della presa di coscienza e della conversione di quest’uomo, che ha toccato le vite di tante persone.

Dublino, luglio 1884. È già tardi. Mentre il sole lentamente scompare dietro l’orizzonte e un venticello fresco invade le strade del quartiere di North Strand, Matt fa avanti e indietro davanti al pub O’Meara, aspettando impazientemente l’arrivo dei clienti. È percorso da brividi e si sfrega le mani tremolanti. È quasi una settimana che Tom, l’oste, gli ha detto che non lo avrebbe più servito fino a quando non si fosse messo in pari coi debiti. Durante questa cura, imposta dal portafogli vuoto, non ha chiuso occhio, in un crescendo di emicranie. Non riesce a smetterla di tremare.




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Quel giorno però era sabato, giorno di paga per gli impiegati del quartiere. Gli amici non lo avrebbero lasciato col bicchiere vuoto, proprio lui che non aveva mai mancato di essere generoso con loro quando erano al verde. Trasaliva all’idea di un buon bicchiere di whiskey: niente di meglio per fermare quei maledetti brividi. Passavano i minuti – un’eternità per Matt – e finalmente cominciarono ad arrivare i clienti. Un sospiro di sollievo gli sfuggì quando vide Pat Doyle in testa al loro gruppo di amici.

– Ehi, Matt! – esclamò quello – Non ti si è visto in settimana, compare!

– Non me ne parlare, vecchio mio. Tom rifiuta di servirmi finché non gli avrò saldato il debito, e non ho più un soldo. Offrimi qualche bicchiere e ti prometto che ti rimborserò sabato prossimo.


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Il sorriso di Pat scomparve quasi subito per far posto a un’espressione accigliata:

Ecco, vedi, il fatto è che non penso di averne per tutti e due. Mi spiace, vecchio mio. Però rimandiamo a sabato prossimo, d’accordo?

Senza neanche aspettare una risposta, Pat mise una mano sulla spalla di Matt ed entrò rapidamente nel pub, seguito dagli altri, che lo salutarono rapidamente avendo cura di non incrociare il suo sguardo.


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Matt restò basito, incapace di comprendere quel che era appena successo. Poi, malgrado il freddo, il suo sangue si mise a ribollire per quel sentimento misto di collera e d’ingiustizia che s’impadroniva di lui. Che banda di egoisti! Si sarebbe svenato per loro, e quegli ingrati neanche fanno una colletta per offrirgli un bicchierino. Questa è l’amicizia? Indispettito, si mise le mani in tasca e si diresse verso casa.

Poco a poco, al ritmo dei suoi passi furibondi, la collera si dissipò e fece posto a un abisso di tristezza e di incomprensione. Da dove veniva quell’amarezza? Non era tanto la bevuta saltata, ma piuttosto l’attitudine non caritatevole dei suoi amici a roderlo dentro. La strada era deserta, nessuno poteva vederlo, ma a Matt il sangue dava alla testa, e dunque egli si copriva il viso con le mani tremanti.


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Ah, che ipocrita! E chi era lui per giudicare gli altri? La natura umana è così versatile, quando dipende dal bere. Senza potersi trattenere, pianse calde lacrime mentre l’angoscia gli serrava il cuore. Davanti ai suoi occhi scorrevano gli ultimi sedici anni di vita, vissuti facendo la spola dal salario al bicchiere e dal bicchiere al salario, in un ciclo infernale che lo teneva prigioniero. Non osava più muoversi, per paura che al minimo movimento il ciclo lo riprendesse di nuovo. Funesti pensieri si affacciavano al suo spirito… come avrebbe potuto mettere fine a quel circolo vizioso?

All’improvviso gli arrivò il suono di una campana, e Matt si alzò dritto, come se fosse stato folgorato. La chiesa di San Francesco Saverio era proprio lì, a un centinaio di metri da lui. La soluzione gli era arrivata in faccia come una sberla più che meritata.

Non sei tu quello che libera da ogni male? – mormorò


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Un istante dopo, Matt si lanciava correndo verso casa. In men che non si dica s’infila una camicia pulita e si sbarba. Il suo cuore batte all’impazzata, mentre le sue mani hanno cessato di tremare, come per miracolo. La madre, stupita di vedere quella spugna di figlio rientrare così presto, lo interpella:

– Ma dove te ne vai, così ben conciato?

– Vado all’Holy Cross College – rispose il figlio senza esitazione – a fare voto di temperanza!

– Va’, col nome di Dio! – gli disse di rimando la madre – Ma non farlo se non sei sicuro di mantenere il tuo impegno.

– Ah, mamma, ci vado proprio a cercare qualcuno che mi salvi!

Matthieu Talbot non avrebbe più toccato dell’alcool in vita sua, e scelse una vita di penitenza e di carità assoluta verso gli altri, fino alla sua morte (7 giugno 1925). Fu dichiarato venerabile da Paolo VI il 3 ottobre 1975. Numerose cliniche per disintossicazione portano il suo nome, e come il venerabile Alfred Pampalon anche lui dà un aiuto prezioso a quelli che chiedono di essere liberati dalla dipendenza da alcool o da altre dipendenze.




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