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Il testamento spirituale di Liliana Segre: “Giovani, scegliete la vita”

LILIANA SEGRE
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 09/10/20
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La senatrice a vita, sopravvissuta all’OIlocausto, ha scelto la cittadella della Pace di Rondine (Arezzo) per l’ultimo discorsoLa musica è quella della “Vita è bella” di Benigni. Che qui, alla Cittadella della Pace di Rondine, un borgo medievale a quindici chilometri di Arezzo, diventa colonna sonora per il testamento ideale che Liliana Segre ha deciso di affidare ai giovani di questa comunità internazionale che raduna ragazzi e ragazze nemici in patria, divisi da guerre cruente ma uniti, in questo luogo idilliaco, in un progetto di pace unico al mondo.

Frasi e pensieri che le hanno inviato gli studenti

La senatrice sopravvissuta ai campi di sterminio, icona della riconciliazione e della memoria, emozionantissima ha deciso il 9 ottobre 2020 di tenere il suo ultimo discorso pubblico, raccogliendo le frasi, i pensieri, gli auguri che gli studenti dei licei di tutta Italia le hanno inviato per questo evento che si svolge alla presenza delle più alte cariche dello Stato e del governo: dai presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, al presidente del Consiglio Conte, al ministro degli Esteri Di Maio e a quella degli Interni, Lamorgese, fino al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Gualtiero Bassetti.


Liliana Serge
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L’arena della pace

Qui sorgerà un’arena naturale di pace proprio dedicata alla senatrice e alla sua amica Janine, deceduta nel campo di concentramento di Auschwitz dove entrambe furono deportate all’età di 14 anni.

E dopo aver ricevuto la copia anastatica della prima edizione della Costituzione Italiana, inviata in dono dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Senatrice ha consegnato il testimone della difesa della memoria alle ragazze e ai ragazzi che vorranno accoglierla affinchè si diffonda il suo messaggio di pace e di superamento dell’odio (La Stampa, 9 ottobre).

LILIANA ALBERTO SEGRE

Wikipedia – Public Domain
La piccola Liliana, che da giovanissima, poi, visse la deportazione.

“So cosa vuol dire essere respinti”

«Sono stata clandestina e richiedente asilo. So cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi», ha detto la senatrice a vita nel suo discorso. In cui ha ricordato, da sopravvissuta a Auschwitz, il «giorno di settembre del 1938» in cui «sono diventata l’altra», in cui «a 8 anni non sono più potuta andare a scuola». Ma ha anche raccontato il suo arrivo nel lager nazista: «Noi dovevamo dimenticare il nostro nome, che non interessava a nessuno. Da quel momento eravamo un numero che mi venne tatuato sul braccio: il mio era 75190». «I bulli presi da soli hanno paura. Quelli che ho incontrato io si sentivano forti e invincibili, giovani nazisti ariani – ha aggiunto Segre in un altro passaggio del suo intervento – Non erano della razza umana. Mi chiedono sempre se io ho perdonato e io rispondo di no. Non ho mai perdonato, non ci riesco».

“Di fronte alla morte c’è solo il silenzio”

La senatrice a vita ha poi parlato delle volte in cui ha sentito vicina la fine. «Di fronte alla morte non servono tante parole, perché sono inutili. Quando si sente vicina la morte, c’è solo il silenzio, il silenzio solenne, il silenzio indimenticabile. In quel momento valeva solo la propria l’interiorità. Quello era il momento della vita e della morte», ha spiegato Segre.

Che poi ha aggiunto: «Quando si toglie l’umanità alle persone bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere. Scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate anche se era facilissimo» (Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre).


LILIANA ALBERTO SEGRE
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