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Perché quando prego ho la sensazione di non essere ascoltato?

DOUBT

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/10/20

La ferita di peccato che ci portiamo dentro ci fa proiettare su Dio molte immagini sbagliate che ci tormentano, e queste fanno da impedimento a un contatto con Lui immediato.

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:

«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». (Lc 11,5-13)

Gesù nel Vangelo di oggi ci offre una radiografia realistica della preghiera, paragonandola alla relazione che si può avere con un amico difficile: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza”. Non di rado, infatti, quando cerchiamo di spiegare la preghiera, la mettiamo subito in rapporto a una relazione che si instaura, e non semplicemente a una performance di parole e di gesti. Ma in questa relazione, molto spesso, abbiamo la sensazione che dall’altra parte non ci sia un amico benevolo, ma un amico difficile. Infatti la preghiera risulta difficile, arida, senza nessuna percezione di qualcuno che dall’altra parte ascolti, accolga, apra. Allora è proprio questo che Gesù vuole dirci. La ferita di peccato che ci portiamo dentro ci fa proiettare su Dio molte immagini sbagliate che ci tormentano, e queste fanno da impedimento a un contatto con Lui immediato. Allora la preghiera deve diventare perseverante, sfacciata, esattamente come quella di quell’uomo che bussa. Cioè bisogna pregare con la fede di chi sa che non è possibile cercare, chiedere e bussare e avere solo come risultato una chiusura: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. E questo per un motivo molto semplice, dall’altra parte c’è un Padre, non un nemico: “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”
Luca 11,5-13

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