La si ricorda in ottobre perché in passato molti amori sbocciavano nel periodo autunnale grazie ai ritmi di lavoro rallentati. Ma attenzione, non è una santa romantica.
Io metto le mani avanti, eh: se speravate in una agiografia romantica e pucciosa, quella di santa Fede decisamente non fa per voi. L’associazione tra la giovane santa e le coppie innamorate nasce in contesti che vedrei più adatti a un film di Tarantino che non a un romanzo Harmony.
Una giovane martire
Ma andiamo con ordine. Chi è, innanzi tutto, questa santa Fede che il martirologio romano ricorda il 6 ottobre?
L’agiografia ce la presenta come una ragazzina vissuta ad Agen, in Aquitania, durante le persecuzioni (forse quelle di Diocleziano). Denunciata come cattolica e catturata, Fede rifiutò di operare sacrifici agli dèi e dunque morì martire il 6 ottobre di un anno imprecisato.
A partire dal V secolo, si sviluppò attorno alla sua figura una devozione mica da poco, anche perché la chiesa in cui erano esposte le sue reliquie sorgeva lungo il Cammino di Santiago. Quella santa di cui, oggigiorno, noi conosciamo a malapena l’esistenza, all’epoca era piuttosto popolare!
Agli inizi del nono secolo, le gesta di santa Fede furono messe per iscritto nel Liber miraculorum sancte Fidis – e già dal titolo si capisce che il fulcro della narrazione non è tanto l’esperienza cristiana della santa in vita, quanto più i prodigi che lei ha compiuto in morte.
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Santi crudeli
Ora. Vi ricordate quel mio approfondimento sui miracoli punitivi, cioè quelli che accadono quando il santo, invece di elargire una grazia ai suoi devoti, punisce i peccatori che lo sfidano?
Ecco: per usare un eufemismo, santa Fede era particolarmente versata in questo tipo di miracoli.
Bernardo di Angers, l’autore della sua agiografia, li definisce simpaticamente joca: “scherzetti”. Io, al posto suo, utilizzerei altri termini e meno cordiali, ma andiamo avanti con la nostra storia ed esaminiamo lo scherzetto che santa Fede giocò a una povera donna che aveva avuto l’unica colpa d’essersi fidanzata con la persona sbagliata.
“La persona sbagliata” era un castellano di Agen, recentemente rimasto vedovo della sua prima moglie. Mentre la dama morente dettava le sue ultime volontà, lui era stato amorevolmente al suo fianco – sicché, era proprio impossibile che gli fosse sfuggito quanto la donna aveva detto riguardo al suo anello più prezioso.
L’ammalata aveva chiesto al marito di donare il brillozzo a santa Fede (e, per estensione, ovviamente, alla sua chiesa). Ma il marito non esaudì mai quella preghiera, anzi: pensò bene di riciclare l’anello della defunta moglie facendone dono alla dama che cominciò a corteggiare poco dopo.
La tortura dell’anello
E qui verrebbe da dire: ma ‘sta poveraccia, che c’entrava? Che è, ‘sta roba della vendetta trasversale su una poverina che ha nessuna colpa?
Misteri della fede: fatto sta che – racconta la leggenda – quando la donna mise al dito l’anello che era stato “rubato alla santa”, il dito improvvisamente si gonfiò come un palloncino. Ma non così l’anello, che anzi rimase delle stesse dimensioni, comprimendo e squarciando la carne di lei mentre il dito continuava a gonfiarsi, a gonfiarsi…
Seguì panico, concitazione e poi la sconvolgente scoperta: sicuramente, la sciagura era occorsa era occorsa perché la santa reclamava quell’anello, che le spettava di diritto! Il vedovo colpevole e la sua incolpevole fidanzata si recarono in fretta e furia sulla tomba di santa Fede, implorando il suo perdono…
…che, indovinate un po’? Non arrivò.
Per tre giorni e tre notti i due innamorati pregarono incessantemente; per tre giorni e tre notti la malcapitata fu squarciata da indicibili dolori, senza veder fine per le sue sofferenze. Poi, nel mezzo della terza notte, ecco il miracolo: l’anello scivolò spontaneamente giù dal dito, che subito dopo riacquistò dimensioni normali.
E tutti vissero felici e contenti, conclude l’agiografia. O insomma: gira e rigira, la morale è quella.
Protettrice delle ragazze da marito
Come abbia fatto, da questa leggenda splatter, a formarsi una tradizione popolare per ragazzotte innamorate: francamente, è per me un grande mistero. Fatto sta che, nel nord Europa e nelle isole britanniche, santa Fede era incomprensibilmente considerata la protettrice delle ragazze da marito (o delle vedove alla ricerca di un nuovo matrimonio).
Forse, la ratio era qualcosa sulle linee di “santa Fede, fammene trovare uno che non mi conduca a un passo dall’amputazione per aver riciclato l’anello della ex”. Fatto sta che, nel giorno di santa Fede, le ragazze che desideravano scoprire quale uomo avrebbero sposato davano il via a un curioso “rito” (un po’ magico e un po’ devozionale, come spesso capita per queste tradizioni antiche) che, secondo la leggenda, avrebbe attirato su di loro la benevolenza della martire.
La piccola cerimonia cominciava alla mattina del 6 ottobre, quando le donne che desideravano la grazia si radunavano in gruppetti di tre… e si davano alla cucina. Preparavano una sorta di piadina dolce, creata a partire da questi unici ingredienti: farina, acqua di sorgente, zucchero. Ognuna delle tre donne doveva dare il suo contributo alla preparazione e – al momento di far cuocere la piadina – doveva girarla per tre volte, per non farla bruciare.
Dopo altre complesse manovre che includevano il posare sulla piadina ormai cotta l’anello di una donna sposata, le donne spartivano il frutto di cotanto lavoro e se lo portavano a casa. L’avrebbero mangiato quella sera, poco prima di andare a letto, indirizzando nel frattempo a santa Fede una preghiera che, in Inglese, recita come segue:
O good St. Faith, be kind to-night
and bring to me my hearth’s delight:
let me my future husband view –
and be my vision chaste and true.
Il volto dell’amato
In buona sostanza: chiunque avesse con devozione rispettato l’antica usanza, avrebbe potuto beneficiare di una particolare grazia di santa Fede. Nel corso della notte, le pie donne avrebbero sognato il volto del futuro sposo – che tutto sommato è pur sempre ‘na cosa utile, per sapere a chi fare gli occhi dolci l’indomani.
All’epoca – grazie ai ritmi di lavoro più rilassati e alla frequenza con cui, di casa in casa, venivano organizzate serate conviviali per far due chiacchiere coi vicini davanti al caminetto – molti amori sbocciavano nel periodo autunnale. E infatti, sono numerosi i santi cui la tradizione attribuisce il potere di… indirizzare sulla strada giusta i fedeli che gliene fanno richiesta.
Una tradizione analoga a quella che ho appena descritto si sviluppò, ad esempio, attorno alle figure di sant’Andrea (30 novembre) e sant’Agnese (21 gennaio). E anche le notti di Natale e Ognissanti sembrerebbero essere propizie per questo tipo di richieste, secondo la leggenda!
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