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Cerco Dio solo perché mi risolva i problemi?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 05/10/20

Se ne ho bisogno perché mi aiuti a vivere allora sì, Lo cerco. Se mi va bene nella vita e il mondo esaudisce tutti i miei desideri, allora già non

Spesso sono un credente piuttosto ateo. Dico di credere in Dio e poi non sono capace di vederlo. Mi
concentro tanto su me stesso da non vedere le Sue impronte, da non sentire la Sua voce.

Giorni fa ho dovuto fare dei documenti per la mia residenza. Pensavo ai miei problemi. Avevo un iter da seguire e non mi importava quello di chi mi precedeva. A un certo punto si è tutto bloccato e ho perso la pace. Il mio iter, i miei progetti, erano in pericolo. Non trovavo pace. In quel momento di turbamento non vedevo Dio. E mi sono visto ritratto nel mio egoismo, nel mio egocentrismo. Eravamo io e il mio iter, io e il mio problema. Eravamo io e il mio cuore che soffriva.

Ricordo sempre Miguelito, un personaggio dei fumetti di Mafalda, che tendeva il braccio e cercava di coprire una torre lontana con il dito e si chiedeva: “Cos’è più grande, il mio dito o la torre?”, concludendo che il suo dito era molto più grande.


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Quando penso al mio problema, lo vedo senz’altro molto più grande di tutto quello che mi circonda. La torre minuscola accanto al mio dito. Il problema degli altri non importa vicino al mio. Il mio iter, la mia angoscia, la mia paura.

Penso che molti cercavano Gesù perché sentivano che il loro problema, la loro malattia, la loro paura, era quello che contava di più. E non vedevano nient’altro, nessun altro. Volevano che Gesù desse loro risposte per il problema che avevano, non lo amavano perché era Lui. In genere è così.

A volte cerco le persone e ne ho bisogno perché mi risolvono un problema. E poi, quando è tutto risolto, le dimentico. Non mi servono più. Mi può capitare con le persone e con Dio. Se ho bisogno di Lui perché mi aiuti a vivere allora lo cerco, se nella vita mi va bene e il mondo esaudisce tutti i miei desideri allora non importa più. Il mio problema, la mia paura, la mia angoscia, il mio contrattempo, il mio desiderio sono al di sopra, e occupano un posto importante nella mia anima.

Questo mi preoccupa. Cosa vuole dirmi Dio nella vita? Di non turbarmi quando le cose non vanno come vorrei. Mi riconosco immaturo ed egoista. Smetto di vedere Dio in quei momenti in cui la vita affonda nel mare e le onde sembrano travolgere le mie speranze. Perdo lo sguardo credente e divento ateo. Vivo come se Dio non esistesse.

Cosa vuole dirmi Dio con tutto quello che mi succede? Cerco la Sua provvidenza per sapere fin dove devo andare? Magari i miei problemi non limitassero il mio sguardo! Voglio vedere chi ha un problema grande quanto il mio, o peggiore.

Devo essere aperto a perdere il mio posto perché un altro possa occuparlo. Voglio rinunciare ad avere tutto risolto perché altri possano risolvere le proprie cose. Voglio aprire il mio cuore per non essere tanto egoista. Dio riuscirà a cambiare ciò che io non riesco a modificare nonostante tanti tentativi? Non lo so. Ma non smetto di credere in quel miracolo.

Spesso i miei limiti mi fanno male, e vedo che scoppio, o mi blocco quando non va tutto come speravo. E allora vorrei essere come un angelo e non rispondere male, e non arrabbiarmi con nessuno. Ma gli anni non sembrano calmare la mia anima inquieta, né spegnere il fuoco che mi scorre nelle vene.

So che Dio vuole che usi bene quella forza interiore. So che ha bisogno di me nella mia vitalità, nella mia allegria. E nel frattempo io divento un vulcano che travolge tutto. Ho bisogno di calma, pace e tranquillità. Di quella mitezza che non ho mai avuto. Ho nel cuore tante cose in disordine che posso solo sperare che Dio usi i miei pezzi disordinati. Non è tutto pronto. Non è tutto in pace.


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Desidero che la sua luce arrivi alle mie tenebre, e che la sua acqua plachi la mia sete. Voglio essere grato per quello che ho, e sorridere quando le cose non vanno bene e non sono più santo, né più bambino o più libero. Porto impresso nell’anima il bacio di Dio.

Mi piace quello che scriveva Victor Hugo: “No, non sto diventando vecchio, sto diventando selettivo, scommettendo il mio tempo su ciò che è intangibile, riscrivendo il racconto che a volte mi hanno raccontato, riscoprendo mondi, riscattando quei vecchi libri che avevo dimenticato a metà”.

Voglio costruire una storia sacra. Essendo più realista, più io, più autentico. Non voglio voler risultare gradito a nessuno. Non lo pretendo. Né cerco di essere l’uomo ideale che avevo sognato un giorno. Ma lo sono allo stesso tempo nel cuore di Dio, perché Egli mi guarda con occhi che mi riempiono di bellezza e di luce.

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