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Perché le encicliche papali affrontano un’ampia gamma di argomenti?

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VINCENZO PINTO | AFP

Philip Kosloski - pubblicato il 02/10/20

Dal controllo delle nascite al razzismo nazista, i Papi hanno parlato di molte questioni che interessavano il mondo

Le encicliche, le lettere papali indirizzate ai vescovi della Chiesa, sono state usate dai Papi in un’ampia serie di circostanze nel corso del tempo. Non ci sono solo encicliche sulla Bibbia e sulla liturgia, ma anche su argomenti come il controllo delle nascite e il razzismo nazista.

Secondo la Catholic Encyclopedia, un Papa diffonde un’enciclica quando sorge una necessità particolare, soprattutto quando c’è un campo che dev’essere affrontato nella Chiesa universale:

“Le encicliche indirizzate ai vescovi del mondo riguardano in genere questioni che interessano il benessere della Chiesa nel suo insieme. Condannano alcune forme di errore, indicano pericoli che minacciano la fede o la morale, esortano i fedeli alla coerenza o prescrivono rimedi per i mali previsti o già esistenti”.

Non esiste una “formula” per ogni enciclica, visto che dipendono dal Papa e dalle questioni che riguardano la Chiesa in un momento preciso.

Ad esempio, Papa Leone XIII scrisse nel 1893 la Providentissimus Deus per affrontare nuove teorie collegate allo sviluppo degli studi biblici e chiarire la posizione della Chiesa sull’infallibilità della Scrittura.

Era un’epoca in cui l’archeologia e gli studi scientifici stavano fiorendo, e si stavano gettando le basi della teoria biblica moderna.

Molti Papi hanno usato le encicliche anche per affrontare situazioni politiche attuali, come nel caso della Respicientes ea omnia di Pio IX, nel 1870. In quell’occasione, il Pontefice usò la sua enciclica per condannare l’ingresso a Roma delle truppe italiane.


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Una delle encicliche “politiche” più note è la Mit brennender sorge, di Pio XI, indirizzata ai vescovi tedeschi nel 1937 e che andava contro il regime nazista e l’ideologia razzista di Hitler.

“Se la razza o il popolo, se lo Stato o una sua determinata forma, se i rappresentanti del potere statale o altri elementi fondamentali della società umana hanno nell’ordine naturale un posto essenziale e degno di rispetto; chi peraltro li distacca da questa scala di valori terreni, elevandoli a suprema norma di tutto, anche dei valori religiosi e, divinizzandoli con culto idolatrico, perverte e falsifica l’ordine, da Dio creato e imposto, è lontano dalla vera fede in Dio e da una concezione della vita ad essa conforme”, si legge.

Un’altra enciclica popolare è la Humanae Vitae, scritta da San Paolo VI nel 1968, che ha affrontato la teologia positiva della Chiesa cattolica in riferimento alla vita umana, elevando la dignità della persona umana e dell’atto sessuale.

I Pontefici recenti hanno usato le encicliche anche per affrontare questioni attuali, come nel caso della Redemptor Hominis, scritta da San Giovanni Paolo II nel 1979, sugli errori del comunismo ateo.

“È pertanto difficile, anche da un punto di vista «puramente umano», accettare una posizione, secondo la quale solo l’ateismo ha diritto di cittadinanza nella vita pubblica e sociale, mentre gli uomini credenti, quasi per principio, sono appena tollerati, oppure trattati come cittadini di categoria inferiore, e perfino – il che è già accaduto – sono del tutto privati dei diritti di cittadinanza”.

Nella sua nuova enciclica, Fratelli tutti, Papa Francesco mira ad affrontare i temi della fraternità e dell’amicizia sociale, argomenti che ritiene importanti nel mondo moderno.


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